Cinque domande a...

Guida al benessere e ai servizi

L'empowerment del cittadino è precondizione per facilitare una libera scelta, se non si è costretti ad accettare qualcosa perché è l'unica offerta. Conviene decidere quando si ha la possibilità di farlo perché altri non lo facciano per noi.
In questa guida, presenteremo le possibili scelte di vita, il ventaglio di misure preventive e tutelanti la salute, la ricerca e la valutazione di un servizio assistenziale. Ogni argomento è esplicitato, se richiesto, con schede diverse per l’anziano, per i famigliari e i volontari, per gli operatori d’assistenza, per i responsabili delle politiche sociali, perchè la qualità dell’assistenza sia obiettivo condiviso e partecipato.

Se dovessimo sintetizzare diremmo: l’anziano è la sua casa. Perché la casa è il contenitore, ma anche l’immagine della sua identità.

Potremmo parlare dei legami tra l’anziano e la sua casa con diverse angolature, tutte riconducono all’esistenza di un nesso inscindibile, di cui tener conto sia quando si parla con l’anziano sia quando, con lui e solo con lui, si propongono variazioni per il suo futuro.

La casa non si vorrebbe mai abbandonare e se si è costretti a farlo, per un qualche motivo, si rischia uno stress e uno scompenso come per la perdita di una persona cara.

Questo nodo, continuamente rinsaldato da cose, sentimenti, relazioni e ricordi, è fortunatamente oggi messo al centro anche delle politiche dei servizi, perché da esso non si può prescindere. Ed allora tutta l’elaborazione di questi anni del concetto di domiciliarità, d’assistenza domiciliare, d’ospedalizzazione a domicilio, ma anche di servizi per l’adattamento dell’ambiente domestico.

La casa diventa quindi un termine di riferimento delle politiche, delle attività e opportunità che il sistema sociale deve affrontare.

Si confrontano con la casa dell’anziano i familiari conviventi e no, gli operatori dei servizi domiciliari, il medico di famiglia, le amministrazioni comunali nei settori casa, urbanistica, infrastrutture, le agenzie regionali di gestione dell’edilizia residenziale pubblica.

C’è chi è chiamato ad operare su una condizione data, (operatori, medici, vicini ed altri) ma può segnalare a chi compete, sperando di essere ascoltato, mancanze inefficienze, se non fatiscenze.

C’è chi può adottare sia misure preventive con piani d’investimento per un’edilizia pubblica idonea, come i politici e gli amministratori, e chi può cercare di gestire la presenza di diversi anziani in uno stesso condominio o quartiere come succede nelle “ case popolari” favorendo socializzazioni, ristrutturazioni e adeguamenti.

Sulla casa e/ sulle politiche per la casa molti sono chiamati ad intervenire, con ruolo diversi. Cerchiamo di offrire qualche suggerimento o standard con cui confrontarsi.

Poiché rappresenta la sua identità, non è quasi mai posta in discussione. Ci sono però degli eventi che dovrebbero far riflettere, per poterne continuare a fruirne al più a lungo possibile.

Le prime scadenze si pongono quando i figli si sposano ed escono di casa e si devono ripensare abitudini, ambienti, occupazioni.

Oppure si rimane soli per la scomparsa del partner.

Ci sono azioni individuali, ma altre coinvolgono, a volte indirettamente come esecutori, i familiari più stretti: il coniuge, i figli, il/la convivente.

La valutazione sulla casa, sia in affitto che in proprietà (discorso a parte per gli affittuari delle case d’edilizia pubblica) chiede una prima riflessione individuale. La casa sono mura che accolgono, ma anche una cassaforte di ricordi e di momenti. A volte è quella dove si è sempre vissuti, più spesso ci si è trasferiti con il matrimonio o la nascita dei figli.

Ora bisogna pensare a quelle decine di anni futuri che ci attendono e farlo nella più totale autonomia e convinzione, scansando le trappole dei sentimenti familiari. Occorre prendere in considerazione alcuni aspetti.

Ne indichiamo alcuni con possibili percorsi da seguire.

La casa

Autovalutazione

Azioni da verificare

I familiari più stretti sono facilmente raggiungibili o viceversa (se lo si desidera)

La distanza e la percorribilità (ad esempio a piedi o con mezzi pubblici) tra le case dei familiari esterni e la propria

Si vuole dare supporto incondizionato ai figli e ai nipoti o essere disponibili solo in situazioni programmate o d'emergenza

E’ una considerazione strettamente personale: decidere in base alle considerazioni sullo stato attuale e sulle possibili evoluzioni  il tipo di rapporto da mantenere con i familiari in base alle esigenze di ciascuno, oggi e domani.

Lo spazio è adeguato o sovradimensionato, frazionabile o no

 

Ricorrere ad un tecnico di fiducia o rivolgersi presso le associazioni di categoria dei piccoli proprietari ( se si possiede  l'appartamento) o alle associazioni degli inquilini

La manutenzione  e la gestione sono economicamente sostenibili dal nucleo famigliare residuo

Valutazione dell'appartamento, dello stato del mercato dell'affitto, delle manutenzioni o delle ristrutturazioni necessarie all'appartamento, quelli possibili e sostenibili o convenienti economicamente;

È accessibile e vivibile, in presenza di difficoltà  motorie, sempre ipotizzabili anche per invalidità temporanee; esistono: ascensore, porte adeguate, bagni funzionali;

Valutazione dei possibili adattamenti anche nel futuro alle esigenze di persone con ridotta mobilità

È accessibile e vivibile, in presenza di difficoltà  sensoriali e psichiche, sempre ipotizzabili anche per invalidità temporanee: udito, vista problemi cognitivi

 

- corridoi  ben illuminati e senza mobili che ingombrano il cammino;

- interruttori e prese ad altezza adeguata;

- scalini e dislivelli vanno sostituiti con scivoli e pedane fisse;

- nella doccia (preferibile alla vasca), installare un box fisso e non tende mobili e un sedile ribaltabile (come quello dei corridoi dei treni);

- mettere maniglioni, per potersi afferrare, a fianco dei rubinetti della doccia e dei sanitari ;

- adeguare le altezze dei sanitari;

- gli infissi devono essere manovrabili dall’ interno o comunque senza sporgersi;

- maniglie e rubinetti non devono essere a pomolo ma con una facile presa;

-lampade e lampadari devono illuminare senza creare coni d’ombra;

-il letto deve essere regolato ad una altezza che permetta di scendere e salire senza difficoltà e percorribile sui tre lati;

- i pensili di cucina vanno resi accessibili in tutte le parti senza uso di sgabelli;

- la lavatrice si deve aprire dall’alto (per non costringere a piegarsi) e avere il quadro comandi visibile

- tappeti, stuoini,  scendiletto  vanno eliminati o fissati al pavimento con nastri biadesivi o velcro;

- lampade, attaccapanni  vanno fissati al suolo o messi a parete.

I negozi di prima necessità, le fermate dei mezzi pubblici di trasporto, i presidi sanitari di primo intervento ( centri prenotazioni, analisi) sono vicini;

Fare una valutazione complessiva della localizzazione dell'appartamento in base ai criteri di accessibilità* ai servizi

Ci sono nella prossimità servizi di quartiere centri e associazioni per il tempo libero: palestre, centri sociali, organizzazioni culturali, parchi, piste ciclabili e pedonali

Procurarsi indirizzi e programmi di attività

Dotarsi di piantine e opuscoli  sui percorsi

Valutare complessivamente l’ambiente costruito*

L’appartamento è un microcosmo in un palcoscenico più ampio: l’ambiente edilizio, il condominio.
Si sono abbandonati nel corso degli ultimi anni quegli spazi comuni di servizio, lavanderia, stenditoio, deposito di biciclette.

Solo nelle ristrutturazione di intere aree degradate, all’interno di “Progetti di quartiere” si sono recuperati e valorizzati questo spazi, prevedendo anche luoghi di incontro e socializzazione.
E’ un concetto in controtendenza rispetto agli attuali tempi e stili di vita, in cui tutto si racchiude nel proprio appartamento.

La famiglia risolve individualmente le proprie necessità di servizio (ad esempio anche per un asilo nido) e ancor di più per gli anziani. Hanno contribuito a ciò una necessità di diminuire spese condominiali su luoghi comuni, ma anche filosofie di vita molto individualiste o familiste.

Per le persone con disabilità o anziani, una delle condizioni per poter rimanere nella propria abitazione nasce dalla presenza di un “ condominio solidale” e non solo perché abitato esclusivamente da anziani e disabili (con il rischio della ghettizzazione), ma perché tra tutti i residenti s’instaurano relazioni positive che superano le ormai quasi “legittimate” conflittualità condominiali, che rendono la vita prigioniera di regole egoistiche.

Nella valutazione della casa rientrano anche quelle riguardanti il condominio.

La casa e il condominio

Requisiti

Standard

Assenza di barriere architettoniche

Presenza di ascensore al piano terra,niente gradini all’accesso

Spazio di incontro interno/esterno al condominio

Giardino esterno, ambiente comune interno

Sicurezza esterna

Cancelli e porte con chiusure efficienti, persiane e finestre antisfondamento Videocitofono

Sicurezza interna

Spioncino di avvistamento sulla porta d’ingresso, chiusura di sicurezza e/o citofono interno

Convenienza gestionale

Possibilità di controllo dei consumi di gestione (acqua, gas, luce, riscaldamento) adozione di sistemi di risparmio (pannelli solari, risparmio energetico ecc)

Dal 2006, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha lanciato il programma delle città amiche degli anziani, cogliendo una palese dissonanza e contraddizione tra il previsto aumento della popolazione anziana e delle possibilità disabilità sensoriali e la riproposizione di modelli di sviluppo urbanistico ritagliati su una popolazione che usa l’automobile, va di fretta e non considera la distanza un ostacolo.
Ci si scorda spesso che una città a misura di anziano è ugualmente più vivibile per i bambini e per le loro mamme, per coloro che sono colpiti da una invalidità temporanea e, alla fine, per chiunque si riproponga uno stile di vita diverso, anche solo facendo una “corsetta” al mattino non tra i gas di scarico.
(Global network of age-friendly cities' - OMS).

Le caratteristiche di una città amica possono ricondursi a tre indicatori:

a)  il perno su cui ruota l’impianto urbanistico sono i quartieri abitati e la casa;

b) i quartieri residenziali devono essere dotati dei servizi indispensabili (verde negozi, scuole, presidi sociosanitari;

c) le percorrenze del sistema pubblico di trasporti, i percorsi agevolati ciclabili e pedonali devono prevedere un agevole collegamento tra l’abitazione ei servizi di prima necessità non a dimensione di quartiere

Abbiamo sintetizzato alcuni standard minimi:

La casa e la città

Requisiti di quartiere

Standard

Presenza di zone verdi di vicinato

Nel raggio di 300/500 m

Presenza di negozi di prima necessità (centri di vicinato)

Nel raggio di 300/500 metri

Presenza di una sede di servizio pubblico (centri di quartiere) con alcune funzioni indispensabili: anagrafe, biblioteca, segretariato sociale ed altro in conformità all’organizzazione urbana

Nel raggio di 1000/2000 metri

Fermate del servizio pubblico protette

Presenza di pensilina, panchine e orari e insegne con lettere a grandi dimensioni

Autobus attrezzati

Predellino abbassabile, insegne luminose esterni ben visibili, sistema di comunicazione orale sia al momento della fermata per annunciare il numero dell’autobus e all’interno per le fermate

Percorsi pedonali protetti

Tra abitazioni e servizi (negozi, centri di quartiere, scuole eccetera

Percorsi ciclabili

Tra abitazioni e servizi (negozi, centri di quartiere, scuole eccetera9 e per altri servizi primari, presidio sanitario, biblioteche, mercati

Eliminazione delle barriere a terra

Livellare i marciapiede al terreno in prossimità di semafori, attraversamenti pedonali ecc

Semafori per ciechi e con tempi di attraversamento adeguati

Segnali acustici, guide agli accessi all’attraversamento

 

Quando ci si convince che esiste un bisogno d’aiuto di carattere tutelare o assistenziale occorre:

  • Cercare i luoghi ove poter ricevere le risposte;
  • Cercare di capire quale forma d’aiuto necessita, almeno per formulare una prima domanda;
  • Quali risorse si hanno a disposizione in proprio, per poter eventualmente scegliere tra più offerte.

L’aiuto ha forme, intensità diverse, in relazione al bisogno. Può essere richiesto per un progressivo peggioramento della situazione, per un evento improvviso sanitario o per essere venuto a mancare l’eventuale sostegno di un congiunto. Ai bisogni dell’anziano si sommano spesso i bisogni di quel congiunto, spesso donna, che l’ha assistito sino a quel momento, bisogni che possono essere di natura sanitaria, ma anche psicologici o relazionali: stress e fatica non più tollerabili, difficoltà nelle relazioni anche all’interno della coppia, isolamento dal mondo esterno, rischio di perdere o dover rinunciare al lavoro.

Il primo problema riguarda il desiderio dell’anziano. Ciascuna persona desidera rimanere sino all’ultimo nella propria abitazione. Questo è anche l’obiettivo che si pone o si dovrebbe porre un servizio pubblico. Oggi l’organizzazione di una risposta assistenziale, in grado di consentirlo, è sufficientemente sperimentata e collaudata.

Parliamo di desiderio dell’anziano, perchè spesso la volontà manifestata è suggerita dal non volersi sentire di peso alla famiglia, nel non voler creare problemi, anche se la permanenza nella propria casa sarebbe comunque possibile, anche se complessa.

Se vi sono familiari, la loro volontà assume un peso anche dominante, a volte per non conoscenza delle opportunità esistenti.

La  scelta - mantenere il più a lungo possibile l’anziano nella propria abitazione o per ragioni, che non si vuole sindacare, propendere per una soluzione residenziale assistita- governerà i passi successivi. Contrariamente a quanto si è portati a credere, l’inserimento del vecchio congiunto in una struttura residenziale è spesso fonte di sensi di colpa e depressioni.

Cercando un aiuto, sul piano operativo, le due alternative iniziali sono tra servizio pubblico o servizio privato o un mix dei due.

Un primo accesso al servizio pubblico permette di conoscere le diverse offerte presenti, dall’intervento a domicilio con un operatore d’assistenza o una prestazione (spesa, pranzo confezionato, servizio lavanderia ed altro), alla frequenza di servizi diurni -come i Centri sociali o centri assistenziali o Centri per persone con demenze senili- al ricovero temporaneo in una struttura residenziale sino al ricovero a tempo indeterminato, salvo possibile recupero d’autonomia.

Per l’anziano solo, non in possesso delle necessarie conoscenze, in difficoltà a muoversi, è quasi indispensabile un colloquio con il servizio sociale di quartiere, tramite una prima richiesta allo sportello sociale o al punto unico d’accesso, conformemente all’organizzazione territoriale. Si può ritenere che ancora per la stragrande maggioranza delle persone, in particolare se vecchie, la prima persona a cui chiedere è il medico di famiglia o recarsi presso la sede del quartiere. La conoscenza dell’esistenza- ammesso che ci sia-di sportelli sociali o Punti unici d’accesso- può non esserci.

Il famigliare, che si attiva per cercare una soluzione, può, a priori, scegliere di ricorrere ad un’assistenza privata, oppure rivolgersi al servizio pubblico.

Negli ultimi anni si è diffuso, per i casi più gravi e richiedenti un’assistenza continua, la richiesta di un assistente familiare, più conosciuta come badante, che è ospitata in casa e, salvo i periodi di ferie e riposo previsti dal contratto nazionale, presta la sua opera giorno e notte.

Nella ricerca di un aiuto, pubblico o privato o individuale come l’assistente familiare le informazioni da assumere sin dall’inizio sono tre:

  • chi sono le persone che intervengono;
  • come è organizzato il servizio;
  • i costi.

Mentre dell’organizzazione dei servizi, pubblici e privati che siano, e dei costi, si possono avere dati certi solo al momento della scelta a favore di un’offerta, per gli operatori esistono requisiti generali che bisogna conoscere subito, anche per poter valutare serietà e capacità dell’ente gestore.

La validità, efficacia e affidabilità dei servizi alla persona sono date quasi totalmente dalla qualità degli operatori. Si può dire che. se in un servizio, il personale rappresenta per il gestore oltre l’80 per cento dei costi complessivi, questa percentuale è riportabile sul ruolo che, gli stessi addetti, ricoprono nel definirne l’efficacia.

Se poi il servizio è a domicilio, dove pur con le alternanze per turni e assenze varie, il rapporto s’instaura tra due persone, l’anziano e l’operatore, l’importanza dell’adeguatezza di quest’ultimo, risulta essenziale e totale.

Saranno in successivi capitoli di questa Guida  presi in esame tutti i diversi servizi, compreso quello dell’assistente familiare e si proporranno suggerimenti e consigli per operare le migliori scelte.

Sono due diverse situazioni che si presentano. E’ l’anziano stesso che si accorge che in determinati momenti o per alcune attività non riesce più ad avere le stesse forze o gli stessi risultati nelle sue azioni.

Non si parla dell’informazione generale che ognuno di noi sarebbe bene assumesse  e che rientra in una conoscenza e cultura  personale anche se finalizzata alla propria

 salute e allo star bene.

Vi è un diritto specifico ad essere informato dai professionisti coinvolti sul proprio stato di salute, sulle diagnosi e sulle terapie e su ogni altra attività che riguarda noi,

il nostro corpo e la nostra vita, presente e futura. Analogo diritto si ha nei confronti degli operatori sociali, dagli operatori socio sanitari, alle assistenti sociali e agli

impiegati amministrativi pubblici che  per obbligo professionale sono tenuti alla massima riservatezza.

Questa informazione, oltre che precisa e puntuale deve  avvenire nel modo corretto e  nel rispetto della propria privacy.

Il diritto ad essere informato è indissolubile da quello sulla partecipazione alle definizioni che riguardano sia i programmi di cura sanitaria che di sostegno sociale.

In altri termini informazione, ascolto e titolarità della decisione finale sono strettamente legati.

Ognuno di questi diritti si può esprimere in diversi modi, anche con decisioni unilaterali della persona di scegliere altri interlocutori.

 

Informazione, partecipazione e decisione

 

Cosa fare Cosa serve

Farsi spiegare esattamente la proposta

d’intervento sociale, la diagnosi e

la terapia, anche per iscritto con testo leggibile

Avere la proposta di Piano assistenziale individuale;

essere in possesso dei propri referti diagnostici,

del Piano terapeutico e di ogni altro documento

sia definito sulla nostra persona

Se non ci si  sente sicuri farsi accompagnare

da un familiare: può essere

di aiuto oltre che  di sostegno

Si deve esprimere al professionista il proprio consenso

ad essere accompagnati

Essere curato in relazione alle patologie

manifestate, anche se multiple,

e non all’ età anagrafica;

evitare qualsiasi medico che,

in ragione dell’età, dice che non vi

sono rimedi

Chiedere al Servizio pubblico se è possibile

la scelta nominativa dello specialista

 Mentre si è in sala d’attesa per un colloquio

o un esame , si deve essere

chiamati solo per nome

o per numero di lista d'attesa

 

E' necessario restare nei pressi  della porta di accesso all'incontro, per rispondere

sollecitamente

Essere informato oralmente sulle diagnosi,

le terapie e gli interventi,

quando è richiesto  un consenso firmato 

Chiedere prima di firmare il consenso di avere

il documento a disposizione per leggerlo

o farcelo leggere da persona di fiducia

Se si ha timore o non ci si sente

in condizione di esprimersi con chiarezza,

fare ricorso ad una persona di fiducia,

anche scelta ufficialmente

– amministratore di sostegno -

che si renda tramite della nostra volontà

nei confronti del professionista

 
 

Sono diversi  i meccanismi psicologici che  contraddicono un nostro evidente interesse a tutelare la nostra salute.

Molti però contribuiscono a farci peggiorare o, in ogni caso, a non sfruttare a fondo  gli aiuti e le compensazioni che oggi sono disponibili nel settore.

A volte è pigrizia o vanità, o trascuratezza e molto spesso anche paura o ipocondria. Qualunque sia l’origine siamo i primi ad essere danneggiati e  le conseguenze ricadono, in secondo luogo, sui nostri familiari e poi su quel servizio sanitario pubblico che, con  le loro tasse, i cittadini contribuiscono a  far funzionare.

Se si è  vecchi e o disabili, i comportamenti corretti non sono solo consigliati, ma necessari:disattenderli diventa doppiamente pernicioso e pericoloso.

La cura personale

Cosa fare Cosa serve
Fare periodicamente controlli visivi, auditivi e odontoiatrici Fare prenotazioni in anticipo perchè spesso le liste d'attesa sono lunghe
Curarsi i piedi perché sono essenziali per  le attività quotidiane Rivolgersi a professionisti qualificati. Sono pratiche che richiedono precauzioni igieniche, strumenti sterilizzati e spazi idonei
Portare sempre le protesi che sono prescritte (occhiali, dentiere, plantari) Che siano idonei altrimenti sono da  cambiare
Piccoli disturbi o inconvenienti ( incontinenza, gonfiori, stanchezza) vanno immediatamente riferiti al medico per essere curati Visite specialistiche e esami diagnostici vanno eseguiti su prescrizione del Medico di famiglia e non per suggerimenti amicali
Se si ha l’opportunità, ricorrere a massaggi e bagni rilassanti; non hanno effetti  curativi ma fanno star meglio Cercare i professionisti o i servizi  idonei

Imparare quei piccoli movimenti di riattivazione che conservano le mobilità delle mani e degli arti

Primo interlocutore il medico di famiglia