“La Bottega del Possibile” è un’Associazione di Promozione Sociale, che si costituisce il 24/01/1994 con sede in Torre Pellice (TO) avendo per finalità la diffusione della cultura della domiciliarità, divenuta nel tempo il riferimento nazionale per tutti coloro che operano nel campo dei servizi e degli interventi di sostegno alla domiciliarità.
A distanza di tempo, siamo orami prossimi a festeggiare i suoi 28 anni, la mission de La Bottega del Possibile continua a restare la promozione della cultura della domiciliarità, questo è l’abito sociale che continuiamo ad indossare; ma tale promozione è stata fin dall’esordio sostenuta attraverso la programmazione e l’erogazione di alcuni seminari.
La formazione è sempre stata un pilastro fondamentale tra le attività dell’Associazione. Nei primi 13 anni della sua vita, Bottega ha gestito in proprio svariati corsi Adest prima e OSS poi. Ma nel momento in cui occorreva scegliere se trasformarsi in una agenzia di formazione, i soci decisero che era opportuno mantenere lo status di Associazione di promozione sociale, da allora venne scelto di occupare uno spazio nel campo, che potremmo annoverare, della formazione continua. “Bottega” si propose quindi come una sorta di agenzia formativa non accreditata, come un luogo di ”sosta e di pensiero”, come luogo nel quale gli operatori dei servizi sociali e sociosanitari potevano trovare nuovi stimoli, nutrimento alla loro motivazione, accrescere le loro competenze e conoscenze anche attraverso lo scambio delle esperienze.
I seminari, che sono stati sempre proposti, si sono sempre caratterizzati su un impianto in cui erano sempre presenti contributi teorici di alto profilo, ma anche operatori di profili professionali diversi, impegnati nella realizzazione di progettualità innovative.
Multiprofessionalità e multidisciplinarietà sono gli assiomi sui quali si è sempre lavorato. Altresì, su un modello che inducesse gli operatori a riflettere sul loro agire, a porsi delle domande, ad essere operatori domandieri e con spirito critico; da qui una formazione che potesse accrescere una cultura del prendersi cura, utile per riportare al centro la persona anche all’interno di organizzazioni complesse.
Premettendo che nel luglio 2011 il Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali ha deliberato l’accoglimento della richiesta di accreditamento come agenzia privata per la formazione continua e, a partire dallo stesso anno, abbiamo cominciato ad accreditare i nostri eventi ECM, inizialmente attraverso una convenzione con l’ASL To 3 e poi, dal novembre 2017, in autonomia come provider privato.
Una attività quella formativa che man mano si struttura in un programma annuale denominato “La Borsa degli Attrezzi”. Si tratta di un ciclo di eventi formativi che possono essere di mezza giornata, una giornata intera o due giorni e che sono aperti a tutti ma rivolti specificamente ai soggetti che operano, a vario titolo, nel sistema dei servizi socio-sanitari.
La Borsa degli Attrezzi è divisa in filoni che, con poche variazioni nel corso del tempo, sono stati sostanzialmente incentrati su questi temi:
- Welfare
- Disabilità
- Le professioni socio-sanitarie
- Le demenze
Il tutto chiaramente sempre collegato al fil rouge della nostra mission.
Stimiamo di aver coinvolto, nel corso del tempo, diverse migliaia (sicuramente oltre 15 mila) di operatori ai nostri seminari. Ed è indubbio che questo rapporto- entrare in contatto-ci ha permesso di assistere ai cambiamenti che sono avvenuti sia nel corpo delle varie professioni sia nel sistema dei servizi.
Va anche evidenziato che “Bottega” ha sempre cercato di porre una particolare attenzione alla figura dell’OSS, una figura di base ma non di basso livello, essendo anche la figura che più di ogni altro è a con-tatto con la persona fragile e con ridotte autonomie. Un “pilastro portante” del sistema delle cure domiciliari ma anche residenziali, l’operatore ponte essendo colui che interagisce con le diverse figure che sono coinvolte nell’attuazione del piano assistenziale personalizzato. In relazione a questo nostro sguardo e considerazione abbiamo sempre ritenuto utile e doveroso promuoverne la figura, essendo un figura professionale che necessita di essere sostenuta, riconosciuta, valorizzata perché chiamata ad occuparsi di una persona fragile, spesso malata, poco autonoma.
Uno dei cambiamenti forse più vistosi, a cui abbiamo assistito, è quello sulla figura dell’OSS. Una figura professionale fatta nascere per fare ordine, riportare sotto un unico profilo riconosciuto a livello nazionale, tutti quei profili professionali di base che venivano formati a livello delle singole Regioni, nonché per operare sia nel settore sociale che sanitario. Ci ritroviamo ancora a distanza di vent’anni con realtà regionali molto diverse, alcune delle quali continuano anche a formare profili diversi dall’Oss; ma il suo campo di impiego sembra essere sempre più verso il settore sanitario, è in atto un processo di sanitarizzazione anche di questo profilo professionale.
Questo processo a sua volta accentua il carattere prestazionalista a scapito della relazione. Il tempo riconosciuto per la relazione e la cura della relazione, sono due ambiti verso i quali oggi sembra esservi non più quello spazio e riconoscimento che invece servirebbe, per consentire a questi operatori (ma potremmo dire ad ogni operatore) di entrare in relazione con la persona di cui si è chiamati a prendersi cura. Essendo, almeno per noi, la relazione che dà senso e significato anche alla prestazione, altrimenti questa rischia di essere arida, distante anche dalle aspettative e dai desideri di quella persona verso la quale si è chiamati a prendersi cura.
Il processo di sanitarizzazione dei profili professionali certamente coinvolge altre figura del sociale, ad esempio quella degli educatori.
Certamente notiamo che i profili sanitari sono certamente più spinti a privilegiare una formazione tecnico/professionale, ma vi è anche un largo interesse, anche di questi operatori, a seguire quei seminari nei quali vengono proposte lo scambio delle esperienze, potremmo dire che c’è una forte attenzione a conoscere realtà nelle quali si sono sperimentati processi di riorganizzazione, di attivazione di nuovi servizi e il riposizonamento di alcune figure professionali.
I settori sui quali abbiamo registrato un interesse crescente sono nel campo delle disabilità, delle demenze, delle cure domiciliari. Ambiti che interrogano in generale il mondo dei servizi; la struttura territoriale delle cure domiciliari, i processi e i luoghi deputati al prendersi cura, le organizzazioni, le diverse figure professionali e il loro agire come operatori professionali; interroga le organizzazioni sullo spazio che viene riconosciuto per promuovere il lavoro di rete e di comunità, le condizioni favorenti ed ostacolanti il lavoro sociale professionale fuori dagli uffici.
Le figure professionali che maggiormente siamo riusciti ad intercettare e coinvolgere sono stati prevalentemente gli Assistenti sociali, gli Educatori, gli Oss e gli Infermieri, a seguire vengono gli psicologi, medici specialisti (geriatri, psichiatri, tecnici della riabilitazione..).
Si sottolinea il fatto che la partecipazione delle varie figure professionali è indubbiamente collegata anche al tema del rilascio dei crediti formativi. Dunque è sempre prevalente il numero degli Assistenti Sociali e delle figure che devono conseguire i crediti ECM.
Inoltre, nei seminari che trattano il tema della demenza e della conseguente fatica di chi li assiste e in quelli del filone disabilità, abbiamo spesso avuto una buona partecipazione di familiari caregiver, soggetti disabili e loro familiari.
Occorre anche poter dire che da alcuni anni assistiamo ad un minor investimento degli Enti verso la formazione continua, spesso ci si limita a quella obbligatoria; molti sono gli operatori che per partecipare ad un seminario devono chiedere un giorno di ferie o pagarsi di tasca propria la quota di iscrizione richiesta, gli Oss sono certamente quelli più penalizzati da questo indirizzo, e finché non verrà reso obbligatorio anche per questa figura professionale la formazione continua, si rischia che vi sia un impoverimento crescente della figura stessa.
Il sorgere della pandemia ha certamente modificato la struttura dei seminari, le modalità organizzative, ma anche i bisogni formativi.
Le disposizioni atte a fronteggiare la diffusione del virus, il distanziamento sociale, il contesto venutosi a creare sono stati fattori che hanno sdoganato la formazione a distanza, questa ha avuto uno sviluppo inaspettato, con un’abbondanza di occasioni formative forse come non mai, una sovra offerta che ha anche inflazionato il “mercato”.
Una formazione On Line verso la quale siamo stati obbligati tutti ad orientarci, anche per non essere assenti in un momento certamente drammatico per gli operatori, sottoposti ad uno sforzo straordinario, ad uno stress di prestazione mai conosciuto prima.
Come “Bottega” ci siamo interrogati sul cosa proporre in quel momento, abbiamo quindi deciso di chiedere attraverso una piccola ricerca quali bisogni formativi gli operatori sentivamo di avere, quali disponibilità e in quali orari sarebbero stati interessati a seguire incontri On Line. Abbiamo quindi somministrato un questionario OnLine ad un gruppo di operatori, ricevendo oltre 200 risposte. Il 95% si era dichiarato interessato alla formazione a distanza, il 70% in modalità asincrona per poterne fruire negli orari più consoni; 138 erano quelli anche interessati a seguire seminari webinar.
Le tematiche uscite dalla ricerca sono state in gran parte legate al Covid-19 (es: beneficienza, diritti e giustizia sociale all'epoca del coronavirus; nuove prospettive dopo la pandemia, come ricominciare ed essere vicini a chi ha bisogno? Come organizzare l'assistenza dopo il coronavirus; la domiciliarità post Covid-19: nuove necessità, servizi, strumenti; anziani e coronavirus. Il lutto, la solitudine, le risorse; come cambierà il lavoro di cura? Come recuperare il contatto umano e sociale dopo la pandemia? L’accompagnamento al lutto ai tempi del covid 19 eccetera).
Altre tematiche emerse erano legate al concetto di domiciliarità (es: la domiciliarità per i pazienti con problematiche di dipendenza, supportare le famiglie nella domiciliarità, nuove risposte domiciliari ai bisogni di non autosufficienza, abitare inclusivo ecc…), all’area della disabilità (es: ripensare i centri diurni, l'amministrazione di sostegno a distanza di qualche anno…) dei minori e degli anziani, relative alla professione dell’Assistente Sociale e sulla programmazione/organizzazione della rete dei servizi.
E su queste tematiche abbiamo ricentrato la nostra programmazione, ma riducendo di molto il numero dei seminari e proponendoli in modalità webinar.
La partecipazione è stata soddisfacente, ma il limite di queste modalità è che viene a mancare quel clima caldo che rende possibile formare, seppur momentaneamente, una piccola comunità che si ritrova per apprendere, condividere riflessioni, pensieri e si riconosce nello scambio delle reciproche esperienze. Altro elemento critico è che con questa modalità viene a mancare in parte la ricchezza del confronto tra i partecipanti, vi è una partecipazione più passiva e infine non sono proponibili seminari che durino oltre le tre ore, anche questo contingentare i tempi va a discapito della qualità.
Concludo questo riflessione con l’auspicio che si possa tornare a riprogettare la nuova Borsa degli Attrezzi non solo in modalità a distanza. Certamente questa modalità non potrà che essere nel catalogo della nuova offerta, è nostra intenzione mettere in campo un’offerta multicanale.
(All’elaborato ha contribuito Ombretta Geymonat, referente sistema qualità e dell’accreditamento dei progetti e seminari formativi)