Non sempre il cinema è evasione a volte è un’occasione di meditazione e  Amour ci colpisce fin dalle prime scene, il ritrovamento da parte dei vigili del fuoco del cadavere di  un’anziana signora composta elegantemente nel suo letto circondata da petali di fiori. La bravura del regista  Michael Haneke e degli attori, suscita molti interrogativi sul tema della conclusione della vita e sui molti significati della parola “amore”.

Quella di Anne e George, una coppia di anziani musicisti da sempre profondamente innamorati, è una storia come tante che si svolgono intorno a noi e di cui non siamo consapevoli perché non si vedono, avvengono tra quattro mura domestiche, magari anche nel lusso, come le mura di un elegante palazzo al centro di  Parigi, ma potrebbe svolgersi in una qualunque altra città del mondo, anche nel palazzo dove abitiamo. Girato con grande intensità, e con una tenerezza non comune, "Amour" è un’esaltazione delle capacità  degli esseri umani di trovare la dignità e la sensibilità quando incontrano la realtà crudele delle leggi della natura e del tempo che passa.

I protagonisti sono chiusi in un amore totalizzante, che non vuole né tollera aiuti ed intrusioni alla loro privacy.

Il dolore fisico e la malattia sono intoppi che possono essere sconfitti solo morendo insieme. Entrambi insegnanti di musica a riposo, Anne (Emmanuelle Riva) e Georges (Jean-Louis Trintignant) vivono a Parigi una vecchiaia felice e piena di interessi. La figlia Eva (Isabelle Huppert) abita a Londra, del tutto presa dalla famiglia e dalla carriera di musicista e, pur amandola, i due bastano a se stessi e preferiscono non coinvolgerla nei loro problemi.

I lunghi decenni attraversati insieme e il loro amore sono la loro forza.

Ma un giorno, all'inizio di una mattina all’apparenza serena, uno smarrimento di lei e una sua perdita di coscienza rompono la loro felicità. Un primo ictus costringe Anne a muoversi con un bastone e un secondo poi la immobilizzerà e le toglierà la parola. Georges la assiste, la conforta, la sopporta con pazienza. E’ fatica per entrambi,  per lei, presa in un corpo che è una prigione, e per lui, ostinato nel tentativo disperato di cambiare questo ineluttabile destino. I giorni passano sempre più tristi, sempre più chiusi al mondo esterno.

Non c’è futuro per loro, né per lei, che sprofonda nel silenzio di un corpo immobile, n’è per lui, che vede l’inesorabile cancellazione delle loro vite dal palcoscenico del mondo.   

Il dolore che si prova guardando il film non è solo "normale" empatia verso i personaggi, ma diventa una forma di identificazione con quella che è una situazione cui prima o poi a tutti tocca assistere o partecipare. George affronta con l’amore di sempre la nuova quotidianità desolata della malattia di Anne, che assiste nelle azioni più intime e sgradevoli, allontanando le infermiere che lui sente disumane, prive della sensibilità che nasce dall’amore, accollandosi tutta l’assistenza con una specie di gelosia, tenendo lontana anche la figlia Eva come se il suo aiuto potesse essere inopportuno, si insinuasse in quella disperazione che adesso è il loro legame, che appartiene solo a loro due: è lui a cambiarla, a prepararle le pappe, ad accarezzarle le mani per confortarla, a raccontarle storie, anche quando ormai lei non riesce più ad essere coerente, e grida la sua sofferenza, prigioniera del suo corpo immobile.

Il suo modo di chiedere a lui l’ultimo gesto d’amore, di aiutarla perché il calvario finisca, è rifiutare l’acqua che dolcemente lui cerca di farle bere, forzando le labbra ostinatamente serrate, mentre muta, con lo sguardo indurito, lo fissa perché lui capisca che solo la morte può liberarla.

E alla fine George la libera e si libera, e mentre “Amour” si chiude, su questa via di fuga si interroga la figlia Eva ed  anch’io con lei.

Credo che  i due attori Jean-Louis Trintignant, 81 anni, e Emmanuelle Riva, 85 anni, in ottima salute, abbiano dimostrato grande coraggio e professionalità nell’accettare di interpretare le difficoltà di una vecchiaia tragica, purtroppo non rara, che sembra avere  solo un’estrema via di fuga dal dolore e dalla disperazione: morire.

http://www.youtube.com/watch?v=zSQmUSk1Q5U  - trailer in italiano