"Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie".
Albert Einstein
Quanto è fondamentale adottare uno stile di vita che contempli una ginnastica per il fisico e la mente a partire dall’età adulta?
La vecchiaia di oggi e quella del futuro è infatti una condizione diversa rispetto al passato ed è perciò necessario affrontarla per tempo, sin dagli anni in cui si ritiene di essere invulnerabili e in forma perfetta.
Da adulti, nel pieno delle forze e delle energie, non si pensa agli anni che seguiranno e si ritiene di poter continuare a vivere come nel presente: in realtà la vecchiaia è come l’infanzia, un’età in cui si è più fragili e in cui bisogna adottare alcune regole. Da piccoli ci si vaccina, si pratica una dieta appropriata, si fa –o si dovrebbe fare- un’attività fisica, si nutre il cervello con i racconti degli adulti, con nuove esperienze, con la lettura e la scuola: a partire dalla maturità bisogna prevenire la vecchiaia con una dieta appropriata, con un’attività fisica, con esperienze stimolanti, per mantenere il più possibile in efficienza corpo, cervello e mente. Dalla fase embrionale alla vecchiaia, le regole che riguardano il sistema nervoso sono infatti molto simili: i geni stabiliscono un quadro di riferimento sulla cui base si struttura il cervello, ma è l’ambiente a stimolare la sua plasticità, a dare forma ai suoi circuiti, a rinnovarne struttura e funzione, persino in quelle età in cui riteniamo, sulla base di luoghi comuni, che esso abbia perduto ogni sua capacità di modificarsi.
In altri paesi i programmi di fitness mentale sono già un fatto consolidato: negli Stati Uniti, anche la più importante istituzione pubblica per la vecchiaia, il National Institute for Aging, l’istituto federale per la ricerca nel campo dell’invecchiamento (http://www.nia.nih.gov/), promuove programmi pratici per migliorare la condizione degli anziani e per incoraggiare una fitness mentale a partire dagli anni della maturità.
Ciò che oggi sappiamo in tema di plasticità nervosa e di strategie per promuovere una fitness della mente ha una crescente importanza in rapporto alle trasformazioni che hanno subito le età della vita. Le caratteristiche della vita umana sono infatti cambiate radicalmente nell’ambito di poco più di mezzo secolo: pochi decenni sono appena un attimo in termini di storia del genere umano ma possono anche rappresentare un importante giro di boa nell’evoluzione dell’uomo.
Oggi a 30-40 anni si è “ragazzi” ma circa un secolo fa, quando Dostoevskji scrisse “I Fratelli Karamazov”, parlava di uno dei suoi personaggi come di “un vecchio di quarant’anni”, Balzac definiva “amabile vegliardo” un suo personaggio di appena 45 anni, Byron temeva “la vecchiaia che insorge con i quarant'anni”... Grazie ai progressi compiuti dalla medicina e dalla scienza in generale, oggi l’uomo ha più possibilità di vivere a lungo e di avvicinarsi alla fatidica soglia dei 100 anni.
Voglio sottolineare però che la nostra attenzione deve essere concentrata non sulla durata della vita e su come aumentarla, ma piuttosto sulla qualità della stessa. Le statistiche ci dicono che in tutto il mondo industrializzato si vive più a lungo, ma ci si ammala prima e il numero degli anni trascorsi da malati cronici sta purtroppo aumentando. Un secolo fa un adulto medio nel mondo occidentale trascorreva solo l’1% della propria vita in uno stato di malattia o malessere, mentre oggi la media è salita a oltre il 10%, che rapportata alla durata media della vita significa trascorrere dai 5 ai 10 anni in una condizione di non autosufficienza. In altre parole, abbiamo ampliato la durata della vita come numero di anni ma non quella della salute e della vita attiva. La medicina moderna infatti è ben attrezzata per prolungare la vita ma molto meno per favorire un invecchiamento in buona salute. Esistono invece prove e ricerche che stanno dimostrando che abbiamo gli strumenti per vivere più a lungo rimanendo in salute fino alla fine.
Quando iniziare a preoccuparsi della salute del proprio cervello e dell’efficienza del nostro corpo? La risposta è: il più presto possibile.
Non accumulate una serie di abitudini negative, non trascurate la salute del corpo e soprattutto nutrite il vostro cervello con gli stimoli di cui ha bisogno. Infatti, non è mai troppo presto per prepararvi alla terza età e non è mai troppo tardi per rimediare ai danni che il tempo può arrecare. Per quanto riguarda la mente è importante aiutare la memoria e tenere in forma sia l’emisfero sinistro, da cui dipendono linguaggio e pensiero, sia l’emisfero destro, da cui hanno origine la capacità di cogliere nel suo insieme i diversi aspetti di una particolare realtà e le facoltà creative. Il sistema nervoso, infatti, ha bisogno di stimoli continui, appropriati all’età: se esso viene stimolato opportunamente può conservare la sua plasticità, altrimenti, come un muscolo che non venga esercitato, perde elasticità.
Ma accanto alla mente bisogna, come ben sappiamo, prendersi anche cura del corpo, perché noi siamo una cosa sola: è necessario seguire una dieta appropriata, contrastare l’azione dei radicali liberi con cibi ricchi di principi anti-ossidanti, mantenere in buona funzione l’apparato cardiocircolatorio da cui dipende una buona ossigenazione cerebrale. Per ultimo, è necessario contrastare gli effetti negativi dello stress che, soprattutto nella terza età, possono danneggiare i neuroni e renderli meno efficienti, riducendo in tal modo la capacità di imparare e ricordare. Ascoltare musica, leggere, passeggiare, salire a piedi le scale, magari in alternativa al prendere auto o ascensore, non fumare o magiare troppo, non richiedono tempo in più, la cui mancanza è la prima causa dello stress, ma producono salute per il corpo e per la mente e anche risparmio economico per noi e per la comunità, che di questi tempi non guasta…!!!
Dagli studi fatti si sono scoperti nel mondo popoli che vivono in salute fino a 100 anni e anche oltre. Inizialmente, le prime ipotesi che vennero fatte sulla ragione di tale longevità riguardavano l’identificazione di un possibile fattore causante, come ad esempio l’ambiente in cui vivevano che era particolarmente sano, un tipo particolare di cibo, la genetica e così via, ma ben preso si è visto come non fosse un singolo fattore, bensì il loro stile di vita in generale ad essere responsabile della loro salute e della loro longevità.
In un interessante video su Youtube, uno studioso parla del popolo degli Hunza, gente che balla a novant’anni. Hunza si trova nell’estrema punta settentrionale del Pakistan, ai confini con la Russia e la Cina. L’ambiente naturale è meraviglioso perché vi convergono 6 catene montuose. La vallata ospita circa 30.000 persone che hanno vissuto in completo isolamento per migliaia di anni dal resto del mondo.
La loro vita, che supera facilmente i 100 anni, è straordinariamente sana. Non esiste alcun sintomo di affezioni coronarie, pressione sanguigna alta, colesterolo e altre malattie moderne. Non vi sono quindi ospedali, farmacie, ma nemmeno manicomi, prigioni, polizia, crimini e assassini, mendicanti e stiamo parlando di una popolazione di 30.000 persone. Ciò che maggiormente stupisce è il loro livello di vitalità. Possono essere considerati il popolo più felice del mondo perchè si sentono davvero vivi.
Sebbene sia un paese mussulmano, le loro donne godono di grande libertà; girano senza velo, lavorano nei campi, indossano pantaloni, ereditano beni.
Come alimentazione, coltivano soprattutto frutta, le cui albicocche sono famose in tutto il mondo (ne esistono 20 varietà). Consumano poi abbondanti dosi di verdura e cereali integrali, poche proteine soprattutto vegetali (99%), non hanno zucchero, sale e cibo trattato in qualche modo. L’80% del loro cibo è crudo. Hanno un tenore calorico molto basso per i nostri standard che non riesce a spiegare come facciano ad avere anche un’intesa attività fisica giornaliera, perché per muoversi devono scalare montagne.
Un altro esempio Okinawa: l’isola dei centenari La prefettura di Okinawa, la più a sud del Giappone, è costituita da 161 magnifiche isole abitate da 1,4 milioni di persone. Sono considerate le Hawai del Giappone, ma al mondo vengono ricordate per la tremenda battaglia navale durante la seconda guerra mondiale che fece più morti che le bombe atomiche. Ancora oggi queste isole sono occupate da imponenti basi americane.
Nel 1975 il governo giapponese ordinò uno studio per verificare ed eventualmente spiegare l’eccezionale longevità degli abitanti di queste isole.
Dal dati emerse che la maggior parte di quella gente superava i cento anni in perfetta salute; il 95% di loro non si era mai ammalato prima dei novant’anni. Circa il 15% della popolazione supera i 110 anni. Malattie mortali come le patologie coronariche, l’infarto e il cancro hanno i valori più bassi al mondo tra le popolazioni studiate.
Considerando che nel mondo occidentale, l’apice dell’età si raggiunge tra i 20 e i 30 anni e poi inizia il declino, tanto che a sessant’anni si è già perso il 60% della capacità respiratoria, il 40% delle funzioni renali e del fegato, e dal 15 al 30% della massa ossea, ed il 30% della forza, stupisce trovare questi anziani perfettamente in salute oltre i cent’anni. Il tumore al seno colpisce 6 donne su 100.000; l’osteporosi è sconosciuta, le malattie cardiache sono inferiore dell’80%. Il segreto della loro longevità e salute sta prima di tutto nell’ottimo cibo che consumano; cereali integrali, frutta e verdura, un po’ di pesce e mai carne, poche calorie (1900 contro le 2650 di un americano medio), mangiano lentamente e si gustano il cibo.
Anche in questa cultura, il rispetto per l’anziano e la cura dei bambini sono i cardini della vita comune.
Appare evidente che siamo di fronte a popoli che dimostrano con la loro vita semplice che l’uomo può vivere tranquillamente oltre i cento anni mantenendo la salute fino agli ultimi istanti della sua vita.
Sarebbe un errore pensare che questi popoli vivono così grazie a fattori genetici, perché quando questi entrano in contatto con l’uomo occidentale la loro vita si accorcia e appaiono le malattie moderne.
Sicuramente l’ambiente e l’alimentazione sono fattori determinanti ma anche lo stile di vita, inteso come qualità delle relazioni, ha un effetto straordinario sulla salute mentale e la longevità. Infine, l’attività fisica intensa e l’abitudine a muoversi fisicamente contribuiscono a mantenere sano il corpo e i suoi organi.
Queste ricerche dimostrano che l’uomo ha i mezzi per vivere a lungo felice e sano, solo deve avere la capacità ed il coraggio di usarli, invece che ignorarli e preferire altri mezzi più moderni ma meno efficaci.