Edito col titolo Little Blue and Little Yellow nel 1959, da una casa editrice statunitense, la Astor-Honor, che in quegli anni pubblicava classici e autori contemporanei, approda in Italia nel 1967 per Emme Edizioni primo libro di Leo Lionni (autore, pittore, grafico americano, ma italiano d’ adozione). Si presenta in una veste grafica molto curata, un vero gioiello visivo in cui si usa la teoria classica dei colori primari e il risultato della loro commistione, per sviluppare una straordinaria metafora educativa.
Questo è un libro rivolto ai bambini più piccoli, a partire dai 3 anni, per giocare con l’arte e a mescolare i colori, realizzato con la tecnica del collage, usando delle macchie colorate disposte sulle pagine in modo da creare personaggi che si muovono ed entrano in relazione tra di loro. Piccolo blu e piccolo giallo è la storia semplice e commovente di un’amicizia che supera le differenze e abbatte i pregiudizi adulti.
La sua genialità, oltre al racconto universale di un’amicizia travolgente che fa vacillare i preconcetti, risiede nella modalità espressiva a cui ricorre: le immagini diventano elemento narrativo centrale, componenti essenziali per la comprensione e lo svolgimento della storia. In Piccolo blu e Piccolo giallo, invece, le parole scelte dall’autore fanno da pura guida alle illustrazioni, è sufficiente leggere le immagini per entrare nel vivo della vicenda e afferrare immediatamente il senso e tutti i fatti che vengono narrati. Inoltre all’autore va riconosciuto un altro merito: l’accortezza di aver scelto un tipo di “disegno” e una modalità artistica molto semplice, immediata, facilmente fruibile e a misura di bambino.
La trama è la seguente:
Piccolo blu vive con mamma blu e papà blu. Il suo migliore amico è Piccolo giallo, che abita nella casa di fronte con i suoi genitori. Insieme giocano a nascondino, al girotondo, corrono e saltano. In classe devono stare fermi e composti, ma fuori possono muoversi in libertà e spensieratezza.
Un giorno mamma blu deve uscire e si raccomanda con Piccolo blu di rimanere in casa. Ma piccolo blu si sente solo e va dal suo amico Piccolo giallo. Purtroppo non lo trova e comincia a cercarlo preoccupato dappertutto. Dopo alcuni tentativi andati a male, girato l’angolo finalmente lo vede e la felicità di ritrovarsi è talmente grande che i due si abbracciano con entusiasmo, e si riabbracciano così forte che diventano verdi.
A questo punto sono diventati un tutt’uno e, in questa nuova “pelle”, quando ritornano a casa, non vengono riconosciuti. Le persone che più li amano non riescono ad andare oltre il loro colore e a capire che sono sempre gli stessi: «Tu non sei il nostro Piccolo blu. Tu sei verde», dicono mamma e papà blu. «Tu non sei il nostro Piccolo giallo. Tu sei verde», dicono mamma e papà giallo.
I genitori non li riconoscono e la disperazione dei due amici è talmente dolorosa che scoppiano in lacrime senza riuscire a fermarsi. Piangono moltissimo, finché non si sfaldano, diventando loro stessi tante piccole lacrime gialle e blu. Infine si ricompongono, ritornando ognuno sé stesso nel proprio corpo.
«Ci crederanno ora?», si chiedono tristi. I genitori stavolta li riconoscono e capiscono cosa era successo… Le ultime pagine raccontano gli abbracci tra grandi e piccoli e le “fusioni” che si vengono a creare entrando in contatto.
Come è nato Piccolo blu e Piccolo giallo:
L’autore racconta di aver avuto l’idea, mentre era in viaggio in treno con i suoi nipoti di cinque e tre anni. Per intrattenerli ed evitare che saltassero da un sedile all’altro durante il tragitto, aveva tirato fuori una copia della rivista che dirigeva, “Life”, e arrivato a una pagina con un disegno in blu, giallo e verde, si era fatto ispirare. « “Allora”, dissi. “Vi racconto una storia”. Staccai la pagina e la feci a pezzettini. Presi un pezzo di carta blu e ne feci piccoli dischi. Lo stesso feci poi con i pezzi gialli e verdi… e con voce profonda, dissi: “Questo è Piccolo blu e questo è Piccolo giallo”…”
All’inizio il libro ebbe vita difficile. I genitori italiani erano perplessi di fronte a un modo di raccontare così inusuale, tant’è che il successo del libro è stato decretato dai bambini più che dai «grandi». Se oggi, a distanza di tanti anni, Piccolo blu e Piccolo giallo continua a ottenere importanti riconoscimenti, probabilmente è perché esprime valori forti, ancora validi per le nuove generazioni e perché, come tutti sappiamo, i buoni libri non hanno tempo.
Per questi e per molti altri meriti, si aggiudica il Premio Andersen nel 2001 come Miglior libro “Mai premiato” (risultando vincitore anche del Super Premio Andersen).