(Le Petit Prince) è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry, il più conosciuto della sua produzione letteraria nonché uno tra i libri più letti e conosciuti del mondo. Fu pubblicato il 6 aprile 1943 a New York da Reynal & Hitchcock nella traduzione inglese (The Little Prince, tradotto dal francese da Katherine Woods) e qualche giorno dopo sempre da Reynal & Hitchcock nell'originale francese. Solo nel 1945, dopo la scomparsa dell'autore, fu pubblicato in Francia a Parigi da Gallimard.
Il racconto è dedicato al bambino che fu Léon Werth, amico dell'autore. L'autore lo scrisse negli Stati Uniti, mentre abitava nella "Bevin House" di Asharoken, Long Island, NY.
L'opera, sia nella sua lingua originale che nelle varie traduzioni, è illustrata da una decina di acquerelli dello stesso Saint-Exupéry, disegni semplici e un po' naïf, che sono celebri quanto il racconto. Gli stessi disegni sono stati utilizzati per creare le copertine del libro.
Narra di un pilota di aerei, precipitato nel deserto del Sahara, che incontra un bambino che gli chiede "Mi disegni una pecora?". Stupito, il pilota gli disegna una scatola, dicendogli che dentro c'era la pecora che desiderava. Poco per volta fanno amicizia ed il bambino dice di essere il principe di un lontano asteroide, sul quale abita solo lui, tre vulcani di cui uno inattivo e una piccola rosa, molto vanitosa, che lui cura e ama.
Il piccolo principe racconta che, nel viaggiare per lo spazio, ha conosciuto diversi personaggi strani, che gli hanno insegnato molte cose. La cura per la sua rosa l'ha fatto soffrire molto, perché spesso si è mostrata scorbutica. Ora che è lontano, il piccolo principe scopre piano piano che le ha voluto bene e che anche lei gliene voleva. Purtroppo però non si capivano. Il piccolo principe, proveniente dall'asteroide B-612, aveva bisogno di una pecora per farle divorare gli arbusti di baobab prima che crescessero e soffocassero il suo pianeta.
Visitando ciascun pianeta dall'asteroide 325 al 330 il piccolo principe se ne va con l'idea che i grandi siano ben strani. Nel suo viaggio incontra:
un vecchio re solitario, che ama dare ordine ai suoi sudditi (sebbene sia l'unico abitante del pianeta);
un vanitoso che chiede solo di essere applaudito e ammirato, senza ragione;
un ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere;
un uomo d'affari che passa i giorni a contare le stelle, credendo che siano sue;
un lampionaio che deve accendere e spegnere il lampione del suo pianeta ogni minuto, perché il pianeta gira a quella velocità; per quest'uomo il piccolo principe prova un po' di ammirazione perché è l'unico che non pensa solo a se stesso;
un geografo che sta seduto alla sua scrivania ma non ha idea di come sia fatto il suo pianeta, perché non dispone di esploratori da mandare ad analizzare il terreno e riportare i dati.
Il geografo consiglia al piccolo principe di visitare la terra, sulla quale il protagonista giunge, con grande stupore per le dimensioni e per la quantità di persone. Il suo primo incontro, nel deserto, avviene con un serpente. Proseguendo con il suo viaggio, egli incontra un piccolo fiore, delle alte cime, ed infine un giardino pieno di rose. La rosa del suo pianeta aveva raccontato al piccolo principe di essere l'unica di quella specie in tutto l'universo, e quindi rimane molto deluso da questa scoperta. Ma non fa in tempo a pensarci molto che compare una piccola volpe, che gli chiede di essere addomesticata e di essere sua amica. La volpe parla a lungo con il principe dell'amicizia.
Il principe incontra poi un indaffarato controllore; l'ultima persona interessante che incontra è un venditore di pillole che calmano la sete, facendo risparmiare tanto tempo. Dopo aver ascoltato tutto il racconto del piccolo principe, il pilota non è riuscito a riparare l'aereo e ha terminato la scorta d'acqua. Allora vanno alla ricerca di un pozzo.
Dopo una giornata di cammino i due si fermano stanchi su una duna ad ammirare il deserto nella notte. Con in braccio il bambino addormentato, il pilota cammina tutta la notte, e finalmente all'alba scopre il pozzo. "Un po' d'acqua può far bene anche al cuore" commenta il piccolo principe e bevono entrambi con gioia. Il pilota torna al lavoro al suo apparecchio e la sera seguente ritrova il piccolo principe ad attenderlo su un muretto accanto al pozzo, mentre parla con il serpente che aveva precedentemente incontrato. Ad un anno di distanza dal suo arrivo sulla Terra, il piccolo principe aveva chiesto al serpente, che durante il loro primo incontro gli aveva confidato di avere la capacità di portare chiunque molto lontano, di riportarlo a casa, sul suo piccolo pianeta. Il piccolo principe, consapevole di aver "addomesticato" il pilota, come lui stesso dice, sa di dargli un dispiacere e allora lo invita a guardare il cielo e a ricordarsi di lui ogni qual volta osserva le stelle, che per lui avrebbero riso, sapendo che una di quelle era il pianeta del piccolo principe. Detto questo il serpente lo morde alla caviglia e il piccolo principe cade esanime sulla sabbia.
L'indomani il pilota vede che il corpo del bambino è sparito; così immagina che il piccolo principe sia riuscito a raggiungere il suo pianeta e a prendersi cura della sua amata rosa.
È un racconto molto poetico che affronta temi come il senso della vita e il significato dell'amore e dell'amicizia. Ciascun capitolo del libro narra di un incontro che il protagonista fa con diversi personaggi e su diversi pianeti e ognuno di questi bizzarri personaggi lascia il piccolo principe stupito e sconcertato dalla stranezza dei "grandi" («I grandi non capiscono mai niente da soli, ed è faticoso, per i bambini, star sempre lì a dargli delle spiegazioni»). Ad ogni modo, ciascuno di questi incontri può essere interpretato come un'allegoria o uno stereotipo della società moderna e contemporanea. In un certo senso, costituisce una sorta di educazione sentimentale.
Si tratta di una favola semplice e lineare, il testo cerca di mettere in luce i difetti dei grandi, quei comportamenti e quelle credenze che ci allontanano da un’esistenza felice. Al centro della storia troviamo la coppia Pilota/Piccolo Principe, che simboleggiano le due età adulta/bambina, in sintesi, si gioca sulla relazione tra questi due personaggi: inizialmente di dipendenza, che diventerà poi un’amicizia profonda e speciale. Accanto a loro, troviamo un’altra coppia, quella formata dalla Rosa e dalla Volpe. In questo caso l’animale e il fiore non entreranno in contatto fra loro, tuttavia saranno due facce della stessa medaglia: il tema dell’attaccamento e della relazione, che si evolve presto in un sentimento più profondo del reciproco bisogno.
La Volpe, aiuterà il Piccolo Principe a comprendere l’essenza delle relazioni, si affrontano i temi della reciprocità e dell’amicizia fino ad uno dei punti di più alta poesia del racconto:
(Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.)
Ci sono poi tutti gli altri personaggi che il Piccolo Principe incontra lungo la sua strada; ciascuno di loro simboleggia un aspetto dell’animo umano che va riconosciuto per poterlo superare:
il Re rappresenta la ricerca del potere mediante l’autorità;
l’Uomo vanitoso rappresenta il narcisismo che è in noi, il bisogno di essere apprezzati dagli altri, meglio se in pubblico; si tratta di una persona per cui l’apparenza viene prima della sostanza;
l’Ubriacone è un uomo che ha ceduto ai vizi, finendo per esserne travolto;
l’Uomo d’affari pensa di possedere ciò che può contare; ci aiuta a riflettere sul senso del possesso;
il Lampionaio, è un personaggio che non incarna un vizio, quanto piuttosto la conseguenza estrema del sacrificio: costui accende e spegne il lampione del quale si occupa, ma in realtà vorrebbe solo dormire;
il Geografo rappresenta la sete di conoscenza nel suo aspetto deteriore, quello dell’intellettualizzazione estrema; quest’uomo, apparentemente grande conoscitore dell’Universo, nei fatti non conosce nemmeno il suo pianeta visto che si occupa della teoria ma non ha nessuno che vada ad esplorare per lui;
il Controllore si rende conto che gli uomini non siano granché felici, diversamente dai bambini;
ll Mercante, che vende pillole per placare la sete in modo da risparmiare il proprio tempo, rappresenta l’incapacità di attribuire un vero valore al proprio tempo, la frenesia immotivata che ci spinge ad accumulare cose (e tempo);
il Serpente, infine, chiude il ciclo vitale di questa narrazione ma non si tratta di un personaggio cattivo; piuttosto, rappresenta un momento di transizione e catarsi: è il personaggio che toglie dalla scena il Piccolo Principe lasciando spazio alle ultime considerazioni del Pilota.
Il Piccolo Principe anche se considerato lettura per ragazzi, potrebbe avere ancora qualcosa di importante da insegnarci anche se siamo adulti
“L’essenziale è invisibile agli occhi”. Ecco la citazione più nota che possiamo trarre da questo libro, possiamo interpretarla così: la vera bellezza delle persone risiede in ciò che tengono segreto dentro. Sono le cose nascoste a renderle davvero speciali, quelle cose che non sono immediate e nemmeno facili da raggiungere e che possiamo scoprire davvero solo se vogliamo approfondire il rapporto con una determinata persona e se ci impegniamo ad esserle amici.
“Siamo responsabili di ciò che addomestichiamo”.Le relazioni con gli altri non nascono dal nulla. L’amicizia e l’amore portano sempre con sé la necessità di assumersi le proprie responsabilità.
“Le apparenze possono ingannarci”. Non sempre le cose sono come sembrano. Le nostre percezioni potrebbero non corrispondere alla realtà. Solo perché un oggetto o una situazione appaiono in un certo modo, non è detto che siano davvero così. Ecco allora l’importanza dell’approfondimento costante, della ricerca e del desiderio di espansione della conoscenza.
“Le azioni sono più importanti delle parole”. Nel rapportarci agli altri e nel confrontarci con loro dovremmo dare più importanza alle azioni invece che alle parole. Le parole dette a voce infatti sono passeggere e a volte vengono pronunciate senza pensarci troppo. Le azioni invece sono concrete, hanno degli effetti duraturi e rivelano ciò che davvero le persone hanno nel proprio cuore.
“I dettagli sono fondamentali”. In un mondo che corre rischiamo di lasciarci sfuggire i dettagli. Meglio osservare una situazione da lontano e poi avvicinarci per scoprire tutti i suoi segreti, senza fermarci solo al quadro generale. Sono i piccoli dettagli che possono distinguere il disegno di un cappello da quello di un boa. Approfondire e badare ai dettagli ci mette al riparo dalle illusioni.
“Conosciamo innanzitutto noi stessi”. Ad un certo punto della storia il piccolo principe incontra un geografo che rifiuta di esplorare il proprio mondo perché è troppo occupato a fare ricerche su luoghi lontani. Rischiamo di cadere nella trappola di cercare altrove – e dunque di non trovare – ciò che invece è già presente dentro di noi. Ecco perché è importante conoscere innanzitutto se stessi per poi confrontarsi con gli altri e con il mondo.
- Il tempo è alla base dell’amicizia:
È il tempo che hai dedicato alla tua rosa ad averla resa così importante’, spiega la volpe al piccolo principe. È il tempo che dedichiamo agli altri ad aiutarci a creare un vero legame con loro. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.
“Siamo fatti di relazioni”. Ognuno di noi è unico al mondo e molti aspetti che rappresentano ciò che siamo sono determinati dalle nostre relazioni con gli altri. Ognuno di noi ama ed è amato da persone diverse, ha amici e gusti differenti. Ogni persona va rispettata nella propria unicità, nel proprio desiderio di compagnia o di solitudine.
“Dobbiamo esprimere i nostri sentimenti”. Tenere nascosti i nostri sentimenti o negarli può diventare davvero dannoso per noi stessi. Quando il piccolo principe decide di partire per esplorare nuovi pianeti, la rosa dice di non avere bisogno di lui e si dichiara autosufficiente. Il piccolo principe allora la abbandona steroidi orali perché in quel momento non aveva capito che la rosa stava mentendo e che quelle parole nascondevano una richiesta d’aiuto. Meglio parlare chiaro.
“ La libertà è il dono più grande”. Vorremmo sempre avere vicine le persone che amiamo ma per il loro bene dobbiamo imparare a lasciarle libere. A volte dobbiamo lasciare andare via le persone perché trattenerle con noi significherebbe intrappolarle. Lasciarle andare può essere la più grande dimostrazione d’amore nei loro confronti.
Ecco perché alla fine della storia il pilota e narratore permette al piccolo principe di abbandonare la Terra e di tornare sul suo pianeta.
Il Piccolo Principe non è solo un capolavoro letterario: tra le sue pagine ritroviamo le grandi tematiche che da sempre coinvolgono l’uomo. E la morale potrebbe essere questa: gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla, comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici.
Il Piccolo Principe
autore: Antoine de Saint-Exupéry
pubblicato nel: 1943
edito da: Bompiani (edizione italiana originale), traduttori vari
Il Piccolo Principe è stato tradotto in centinaia di lingue e continuamente ristampato; ci sono decine di edizioni differenti da consultare. In italiano, la traduzione storica è quella di Bompiani, che fino al 2015 deteneva anche i diritti per l’opera.
Breve biografia del famoso autore ed aviatore francese
Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry era nato a Lione il 29 giugno 1900 e morto nel Mar Tirreno il 31 luglio 1944. Solo nel 2008 sono stati ritrovati i resti dell'aereo sul quale viaggiava, che è stato colpito da un caccia tedesco ed è precipitato. Oltre ad essere uno scrittore, Antoine de Saint-Exupéry è stato anche un abile aviatore. Apparteneva ad una famiglia di nobili origini: era infatti figlio del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe. Il padre è morto quanto aveva 4 anni, ma, nonostante questo, ha avuto un'infanzia felice, grazie alla madre che lo ha cresciuto, insieme ai suoi fratelli, nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens.
Ha frequentato il collegio gesuita di Notre Dame de Sainte Crois e nel 1912 è salito per la prima volta su un aereo nell'aeroporto di Ambérieu. Durante la prima guerra mondiale ha soggiornato prima presso il Collegio di Montgré a Villefranche-sur-Saône e poi in un collegio di padri maristi a Friburgo in Svizzera. Nel 1917 è tornato in Francia e si è iscritto prima al Liceo Bossuet e poi al Liceo Saint-Louis di Parigi. Nel 1921 si è arruolato nel II reggimento di aviazione di Strasburgo ed ha ottenuto il brevetto di pilota civile e militare. Ha vissuto a Parigi per un periodo di tempo, durante il quale ha avuto una storia d'amore tadalafil generico con Louise Leveque de Vilmorin e nel 1926 ha pubblicato, sulla rivista Le Navire d'Argent, il suo primo racconto, L'aviatore. Sempre nel 1926 è stato assunto come pilota di linea commerciale dalla Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère.
Ha vissuto per circa un anno a Capo Juby, dove ha scritto il suo primo romanzo, Courrier Sud, al quale è seguito Vol de nuit. Lasciata l'Africa, si è trasferito nel 1930 a Buenos Aires, dove ha lavorato come direttore dell'aereo postale Argentina-Francia. Qui ha conosciuto Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, che ha sposato nel 1931 ed è diventata la sua musa ispiratrice. Nel 1932 è tornato in Francia, dopo una serie di vicissitudini che avrebbero portato alla confluenza della compagnia per cui lavorava nella futura Air France. In Francia si è dedicato alla scrittura e al giornalismo ed ha brevettato un dispositivo per l'atterraggio di aerei.
Nel 1939 ha pubblicato il libro Terre des hommes, che ha ottenuto un notevole successo ed ha ricevuto un premio da parte dell'Accademia Francese. Il 3 settembre 1939 si è arruolato nell'aeronautica militare di Francia, desiderando assumere il comando di una squadriglia di caccia. Ma la sua richiesta è stata rifiutata ed è entrato in una squadriglia di ricognizione aerea. Il 22 maggio 1940 ha effettuato una missione di ricognizione su Arras e da questa esperienza ha poi composto l'opera "Pilota di guerra" (Pilote de guerre).
A causa di un incidente, durante la seconda guerra mondiale, si è fermato per un periodo a New York e poi, nel 1942, si è trasferito nel Québec. In America, nel 1943, viene pubblicata la sua opera più famosa, "Il Piccolo Principe". Al momento dello sbarco degli alleati in Africa del Nord, ha chiesto di essere arruolato nell'aviazione americana e di poter tornare in Francia in volo. Tornato in Europa, gli sono state affidate 5 missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica e durante l'ultima ricognizione è precipitato nel Mar Tirreno ed è morto.