Nel precedente articolo avevo, solo brevemente, nominato Pippi Calzelunghe, la bambina protagonista dell’omonimo romanzo, dotata di una forza prodigiosa, che, per quarant’anni è stata l’unica eroina femminile, (oltre ad Atalanta di Gianni Rodari) non stereotipata della letteratura per ragazzi.
Conosciamola meglio, questa favolosa Pippi . Tutto iniziò settanta anni fa.
[…] “Ma che storia vuoi che ti racconti?” chiese Astrid Lindgren alla figlia Karin, che le rispose: “Raccontami la storia di Pippi Calzelunghe”.[…]
Con questa frase ebbe inizio e nacque il personaggio di Pippi Calzelunghe, dal desiderio di una bambina costretta a letto per molto tempo. Era il 1941, partendo da quel nome venuto fuori per caso Astrid Lindgren creò storie, racconti e avventure che vennero pubblicate solo nel 1945 e furono uno dei più grandi successi della narrativa per l'infanzia. Un successo che dura ancora oggi.
Pippi Calzelunghe, Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmyntha Efraimsdotter Langstrump, è una bambina speciale.
Ha due amici speciali – i fratelli Tommy e Annika – e due compagni impareggiabili: la scimmietta Signor Nilsson e il cavallo a pois Zietto.
Pippi Calzelunghe è dotata di una forza fisica eccezionale e può tranquillamente sollevare Zietto da sola se necessario.
Pippi Calzelunghe indossa un paio di scarpe di cinque misure più grandi dei piedi, ha un nome che fa un po’ ridere e un papà prigioniero su un’isola da riscattare.
Agli occhi della gente comune Pippi è una povera orfanella che vive in una villa diroccata ma noi sappiamo che lei è molto ricca e felice e abita nella fantastica Villa Villacolle, un’oasi di pace e libertà per tutti i bambini.
Quello che ce la fa amare tanto è la sua capacità di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, come si legge già nell’incipit del romanzo della Lindgren:
[…] C’era alla periferia della minuscola città, un vecchio giardino in rovina; nel giardino sorgeva una vecchia casa, e nella casa abitava Pippi Calzelunghe, Aveva nove anni e se ne stava lì completamente sola; non aveva né mamma né papà, e in fin dei conti questa non era una cosa atroce se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a dormire proprio quando si divertiva di più o propinarle l’olio di fegato di merluzzo quando invece lei desiderava delle caramelle […]
La sua mamma è morta e il suo papà è prigioniero in una sperduta isola ma lei commenta: “Un angelo per mamma e un re di una tribù negra per papà: non capita a tutti di avere dei genitori tanto distinti!”
Il primo volume di Pippi Calzelunghe uscì nel 1948 tra mille difficoltà: si parlava di una bambina forte e autonoma che non aveva bisogno di nessuno, capace di autodeterminarsi e di controllarsi.
Il libro è stato tradotto in cinquantaquattro lingue, anche in zulu; nel 1969 andò in onda la prima serie tv in un contesto storico in cui s’iniziava a parlare di rivolta femminile e giovanile.
Da quel momento Pippi ci ha accompagnato per anni e ancora oggi vengono replicate le sue avventure in diversi canali televisivi e il libro con le sue avventure rimane uno tra i più venduti sul mercato.
Astrid Lindgren, la geniale scrittrice svedese autrice di libri, ma anche sceneggiati, opere e canzoni per bambini, è stata una donna indomita e femminista. Non vinse mai il Nobel ma in Svezia, a Vimmerby, dove è sepolta, esiste un parco di 140 mila metri quadri in cui più di 100 attori rappresentano i personaggi di Pippi, di Emil e degli altri protagonisti dei libri della Lindgren. Nessuna tecnologia in quel parco ma ogni giorno circa settemila visitatori visitano Villa Villacolle, vanno in vacanza sull’Isola dei Gabbiani, viaggiano con Rasmus il Vagabondo e infilano la testa nella zuppiera di Emil.
[…] “Ma bimba mia” disse il poliziotto, e sorrise, “evidentemente non mi sono spiegato bene: tu devi entrare in una vera Casa del Bambino, e avere qualcuno che ti controlli”.
“Permettono di tenere cavalli, nella vostra casa del Bambino?” chiese Pippi, dubbiosa.
“Certo che no” rispose il poliziotto.
“Ah, è cosi?” sbottò Pippi. “E allora andate altrove a procurarvi dei bravi giovinetti adatti alla vostra Casa del Bambino: io non mi ci trasferisco di sicuro!”[…]
Pippi Calzelunghe è la metafora delle potenzialità che i bambini riescono a far emergere anche nei momenti più difficili e delle loro capacità di resilienza.
Ci insegna a vedere la realtà sotto aspetti nuovi, con uno sguardo laterale che ci permette di cogliere prospettive sconosciute, che ci fa sperare che dal dolore immenso dell’abbandono possano nascere risorse che permettano a questi bambini di riprendere in mano la loro vita e renderla più bella di prima.
Cosa rende Pippi Calzelunghe, questa eroina di tante generazioni di bambini, così amata e popolare? Innanzi tutto l’uso degli archetipi.
Pippi è l’archetipo del “Mago”, in quanto con la sua forza iperbolica, la sua immensa ricchezza, la sua capacità di vivere da sola, nonostante la giovanissima età, è in grado di cambiare la realtà circostante, la vita sua e di chi vive con lei le sue avventure.
Ha bisogno della fiducia dei suoi amici, Annika e Tommy, detesta la superficialità, ricerca in sé e negli altri la completezza l’accostamento degli opposti, la pienezza della condivisione. Vuole ottenere, per sé e per gli altri, la gioia.
Oltre a ciò è anche l’archetipo dell’”Innocente”, nel pieno della propria realizzazione, non ha quindi alcuna meta ulteriore da raggiungere. Potrebbe tendere solo alla caduta e teme quindi la perdita di tale stato di benessere, la perdita del Paradiso.
È archetipo del “Viandante”, quando va in giro per il mondo con Tommy e Annika a caccia di avventure: desidera per sé l’autonomia più di ogni altra cosa, la libertà è come l’aria che respira.
Il compito che si pone nella vita è di formare la sua identità e quindi affermare le sue idee. Teme la routine, l’obbedienza alle regole imposte da altri.
È archetipo poi dell’“Orfano”, perché priva della mamma, morta, e del padre, che vive lontano da lei, sui mari a fare il capo dei pirati e poi re di un’isola. Lei spesso va in cerca della compagnia paterna, spesso per aiutarlo, ed è quindi alla ricerca continua della sicurezza, del bene perduto.
È alla continua ricerca della bontà, di un mondo giusto, di condivisione. Per ottenerlo è disposta anche al sacrificio personale, ha notevoli capacità di rinuncia. Quindi è anche archetipo del “Martire”.
Infine, sente di dover combattere, gli adulti che non la capiscono, i “cattivi” che vogliono rubarle il suo oro, e per farlo utilizza la sua forza sovrumana e la sua furbizia. È piena di coraggio e disprezza la debolezza. Quindi è anche “Guerriero”.
L’uso di tali archetipi, che si condensano nel medesimo personaggio, ne aumenta in modo esponenziale l’efficacia comunicativa, permettendo ai giovani lettori di immedesimarsi in uno o in un altro dei tratti archetipici che lei rappresenta, quello o quelli più consono al proprio modo di essere.
E quindi un artificio letterario estremamente utile nella creazione di personaggi immortali, come la nostra bizzarra e favolosa Pippi.
Nella foto: Astrid Lindgren e la figlia Karin