Si può viaggiare negli spazi interstellari a bordo di un cavallo a dondolo? Si può capitare su un pianeta dove ogni giorno è Natale, le vetrine non hanno vetri, gli orologi sono commestibili ed hanno un sapore di cioccolata? Queste e molte altre sono le domande, le avventure bizzarre e divertenti raccontate qui nel pianeta degli alberi di Natale!
Il Pianeta degli alberi di Natale è un racconto natalizio scritto da Gianni Rodari. Edito in volume per la prima volta nel 1962 dopo essere stato pubblicato il 24-25 dicembre del 1959 sul quotidiano “ Paese sera”.
Questo racconto “lungo” è una meravigliosa favola fantastica, solo all’apparenza semplice, ma ricca di significati preziosi e nascosti, che si adatta perfettamente all’atmosfera dell’attesa natalizia.
La seconda parte del libro comprende la descrizione di uno “strano” calendario, più corto di quello terrestre, dove le ore non sono come le nostre, le settimane sono composte di tre giorni, un sabato e due domeniche, Ma, molto, molto più divertente!
Seguono una serie di poesie “Le poesie per ridere e le poesie per sbaglio” che dimostrano ancora una volta la bravura di Gianni Rodari nel giocare con le parole e con il senso dell’assurdo.
Ci dice Rodari illustrando il libro:
[...] Ho rivelato per la prima volta l’esistenza dei Pianeta degli alberi di Natale nel mio libro “Filastrocche in cielo in cielo e in terra” In un altro libro, “Favole al telefono”, ho poi descritto le più curiose caratteristiche di quel mondo bizzarro, pur senza nominarlo, dando notizia di strabilianti invenzioni come: la caramella istruttiva, lo staccapapanni, la tristecca ai ferri.
Sono lieto ora di fornire la prova definitiva che il Pianeta degli alberi di Natale esiste. Nella prima parte del libro potrete leggere la storia della sua esplorazione (ricavata dal giornale di Roma “Paese Sera” del 26 dicembre 1959) Nella seconda parte troverete altri documenti interessantissimi: Il Calendario di quel pianeta, con oroscopi e proverbi; “le poesie per sbaglio” che lassù vanno molto di moda e che comprendono anche alcuni simpatici giochi.
Spero così di mettere finalmente a tacere certi critici dubbiosi.
Il libro dalla prima all’ultima pagina (ma anche dall’ultima alla prima), è dedicato ai bambini di oggi, astronauti di domani [...]
La trama
La storia racconta che un giorno un bambino di nome Marco finì in una scia di un'astronave e il comandante, appena si accorse di lui, lo fece salire a bordo. Il giorno dopo atterrarono sul Pianeta degli alberi di Natale, lì lasciarono Marco e gli fecero conoscere un bambino di nome Marcus, che gli avrebbe fatto da guida.
Marco notò degli alberi di Natale e si meravigliò perché era ottobre; chiese spiegazioni a Marcus che gli disse che su quel pianeta era sempre Natale. Marcus gli fece vedere molte altre caratteristiche di quel pianeta, ma Marco pensò che erano inutili.
Verso sera andarono in una casa a dormire, ma quando Marco si svegliò non trovò più il suo amico. Dopo averlo cercato dappertutto lo trovò e decise di seguirlo; arrivarono al "palazzo del governo" dove Marcus entrò per incontrarsi con altri, mentre Marco, fuori dalla porta, ascoltava i loro discorsi. Decisero di rimandare Marco sulla Terra; lui uscì di corsa dal palazzo e andò all'aeroporto dove, dopo del tempo, incontrò Marcus che era andato a salutarlo. Marco ripensò a tutte quelle invenzioni del Pianeta e si mise a piangere. Quando si risvegliò si trovò nel suo letto, però capì che non poteva essere stato un sogno perché i suoi vestiti profumavano di mughetto: un profumo che ricopriva il Pianeta degli alberi di Natale.
La prima pagina del libro inizia così:
“Capitano, un uomo in cielo!
- Capitano, un uomo in cielo!
- Da che parte?
- Dalla parte della coda, signore.
- Presto, datemi un trinocolo.
(Parentesi)
La prima volta che ho raccontato questa storia, subito dopo la parola “trinocolo” un signore mi ha zittito:
- Giovanotto, cominciamo male. Un uomo in cielo? Tutto sbagliato: anche i bambini sanno che si dice un “uomo in mare” . In secondo luogo, la coda ce l’hanno gli asini, ma è difficile immaginare un capitano al comando di un asino. Infine, dovrebbe avere la bontà di spiegarci che cos’è un “trinocolo”. Forse un binocolo con la gobba?
- Dottore, dissi. Era quasi certamente un dottore, perché portava la cravatta e i pantaloni stirati. A Roma i cittadini che vestono a quel modo hanno quasi sempre diritto al titolo di dottore.
- Dottore, dissi dunque, Nei suoi panni non avrei tanta fretta di criticare a destra e a sinistra.
- E dalla parte della coda, m’interruppe.
- Il dialogo da me riferito, continuai senza raccogliere la provocazione, avveniva a bordo di un’astronave in volo negli spazi interplanetari. Nei dintorni, in quel momento, non c’erano mari né laghi, ma soltanto cielo, un cielo nerissimo da far male agli occhi. Dal dialogo s’indovina, anche senza sforzare troppo il cervello, che la sentinella aveva avvistato un naufrago, alla luce dei fanali di coda: ma un naufrago, in quelle circostanze, poteva essere soltanto e precisamente “un uomo in cielo”. Le svelerò un altro segreto: l’astronave in questione, per motivi che verranno comunicati in seguito, aveva la forma di un cavallo: qualcuno può trovare strano che un cavallo abbia la coda? Altri corpi celesti, per esempio le comete, ne hanno una: le code hanno dunque pieno diritto di cittadinanza negli spazi. E veniamo al “trinocolo”. Vuol sapere cos’è? E’ un binocolo perfezionato, con una terza canna che girando sopra la testa punta la sua lente in direzione posteriore e permette di vedere dietro la schiena, diciamo pure dalla parte della coda, senza fare la fatica di voltarsi. Un’invenzione, secondo me, utilissima . Allo stadio, per esempio, disponendo di un “ trinocolo”, lei con le lenti davanti potrebbe seguire attentamente la partita e intanto, con la lente di dietro, si godrebbe la vista dei tifosi della squadra che perde. Non le piacerebbe?
- Il dottore borbottò qualcosa nella cravatta, si aggiustò la piega dei pantaloni, poi si ricordò che aveva da fare e si dileguò nella notte senza ascoltare il seguito della storia. Peggio per lui. Chiudiamo la parentesi e torniamo da capo...
Da POESIE PER RIDERE:
L’INSALATA DI FAVOLE
“Su quel pianeta
Hanno inventato la ricetta
Per fare l’insalata con le favole.
Vi spiego di che si tratta.
Dunque,
si prende una storia qualunque
(Per esempio Pinocchio),
si prende un’altra storia qualunque,
(supponiamo Cenerentola)
si mettono in pentola
e si cuociono in compagnia
a bagnomaria
mescolando con un cucchiaio d’argento.
Si aggiunge pepe, sale, un po’ di salvia,
poi si versa e si ascolta
la storia nuova:
“C’era una volta una burattina di legno
Che si chiamava Cenerentola
Sognava di andare a ballare
Nel castello del Principe Geppetto
ma la matrigna cattiva
glielo proibiva.
Vegliava su di lei, per fortuna,
la Fata Pinocchio
dal naso Turchino
che fece un incantesimo
davvero sopraffino,
eccetera eccetera
e via di questo passo...”
(Continuate un po’ da soli,
sarà certo uno spasso).
Da POESIE PER SBAGLIO
PAPA O PAPA’
Privato del suo accento
Una volta un papà
Si trovò là per là
Papa, nientemeno,
di tutta la cristianità.
Troppo onore, troppo onore
Sorrise l’eletto.
Non sono neanche vescovo,
neanche monsignore.
Porto le mezze maniche
E non me ne lamento.
Su, su, debbo andare in ufficio:
ridatemi il mio accento
da IL MURO PARLANTE
- cartelli e avvisi :
“E’ permesso giocare nelle aiuole,
cogliere fiori, sdraiarsi al sole,
arrampicarsi sui pini.
I vigili sono pregati
di aiutare i più piccini.”
“Divieto di passaggio
a macchine e persone
quando i ragazzi giocano al pallone”
“ Se vi è rimasta una bugia da dire
Ditela oggi.
Perché da domani
È vietato mentire.”
(una dedica ai nonni)
“ Se sapete fumare la pipa
Sapete raccontare una favola?
NONNI iscrivetevi
Al corso speciale
Per favolieri
Comincia ieri”
“Su questo pianeta
è severamente proibito
fare la guerra,
per mare e per terra
o sottoterra.
I trasgressori verranno presi per le orecchie
e gettati in cielo.”...
Per concludere, anche se l’abbiamo letta molte volte questa poesia intitolata “Il pianeta degli alberi di Natale”, rileggiamola ancora, si parla di un Natale diverso dagli stereotipi di sempre, un Natale di un altro mondo, del Natale di un pianeta lontano, ma, finalmente, di un Natale talmente strano da apparire essenzialmente giusto.
Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel Pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.
Che strano, beato pianeta...
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’è il mercato dei balocchi.
un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore...”
Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.
Un bel pianeta davvero
anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste...
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?
Auguri a tutti Rodariani-Ida