[...] Ricordo la forza magnetica per me di una favola, il registro della voce che cambia in chi legge, e rammento come sentir raccontare anche di un cane mi portasse a un altro livello, non realistico, ma nemmeno confuso, sconnesso. Perché ai bambini piace attivare l'organo metafisico dell'immaginazione e superare ogni frontiera mentre il padre o la madre li portano con la parola da qualche altra parte: insieme si prende a volare, ma al tempo stesso si è protetti. Ed è importante perché la loro mente è ancora caotica, non sa bene la differenza tra sogno e realtà: con la fiaba si entra nei sogni e li si accompagna, allargando l'esperienza della vita. E poi una storia legittima quasi sempre un humour che non sempre è usato dagli adulti, un'altra dimensione in cui entrare e sorridere.
Crescere oggi è più dura, servono più favole” [...]”.David Grossman ( intervistato da Susanna Nirenstein per “La Repubblica” (18 novembre 2016).
Grossman è uno scrittore e saggista israeliano. È autore di romanzi, saggi e letteratura per bambini, ragazzi e adulti, i suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue.
Adesso una bella fiaba di Rudyard Kipling, scrittore e poeta britannico (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936). Vinse il Premio Nobel per la letteratura 1907, con la seguente motivazione: “In considerazione del potere dell'osservazione, dell'originalità dell'immaginazione, la forza delle idee e il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo”.
Fra le sue opere più note: La raccolta di racconti Il libro della giungla (The Jungle Book, 1894), i romanzi Kim (1901), Capitani coraggiosi (1897), i componimenti in versi Gunga Din (1892), Se (If, 1895) e Il fardello dell'uomo bianco (The White Man's Burden, 1899).
“Come la balena ha avuto i suoi fanoni"
Nel mare, tanto tempo fa, oh mio caro, c'era una balena; e la balena mangiava i pesci. Mangiava il carpione e lo storione, il nasello e il pesce martello, il branzino e il delfino, i calamaretti e i gamberetti, la triglia e la conchiglia, e la flessuosa anguilla con sua figlia e tutta la sua famiglia. Ne mangiava così tanti che in tutto il mare era rimasto un solo pesciolino. Un pesciolino molto furbo che per non essere mangiato nuotava sempre dietro l'orecchio destro dell'affamata balena.
Un giorno la balena si sollevò sulla sua coda e disse: "Ho molta fame"; e il pesciolino molto furbo le chiese: "Hai mai mangiato un uomo?". "No", disse la balena. "Com'è?". "Nodoso, ma squisito", le rispose il pesciolino. "Andiamone a prenderne uno, allora!". "Se tu nuoti fino al cinquantesimo grado di latitudine nord e quarantesimo di longitudine ovest, troverai, seduto su una zattera, in mezzo al mare, un sagace marinaio naufragato con nulla addosso eccetto un paio di calzoni di tela azzurra, un paio di bretelle e un coltello da tasca". Così la balena nuotò e nuotò, più rapidamente che poté.
Giunta dove il pesciolino le aveva indicato, la balena trovò il marinaio naufragato; senza esitazioni spalancò la sua enorme bocca e lo ingoiò insieme alla zattera. Poi, ruotò tre volte sulla sua coda e riprese a nuotare per il mare. Ma il sagace marinaio, appena si vide rinchiuso nell'oscuro stomaco della balena, inciampò e saltò, urtò e calciò, schiamazzò e ballò, urlò e folleggiò, picchiò e morsicò, strisciò e grattò, scivolò e passeggiò, s'inginocchiò e s'alzò, strepitò e sospirò, s'insinuò e gironzò, e danzò e la balena iniziò a sentirsi molto male.
Così, disse al pesciolino: "Quest'uomo è indigesto. Mi fa venire il singhiozzo! Cosa devo fare?". "Digli di uscire", le rispose il pesciolino. E allora la balena, dal fondo della sua gola, urlò al marinaio naufragato di uscire, ma lui rispose: "No, no e no! Prima portami ai bianchi scogli di Albione e poi ci penserò."
Allora la balena nuotò e nuotò. Quando vide i bianchi scogli di Albione si avvicinò alla spiaggia e disse: "Per Winchester, Ashuelot, Nasua, Keene e le stazioni della ferrovia di Fitchburg si cambia". E sul Fitch il sagace marinaio sbucò dalla sua bocca. Troppo impegnata a nuotare e a resistere al singhiozzo, la balena, però, non si era accorta di quello che il sagace marinaio aveva fatto: con il coltello da tasca e le sue bretelle era riuscito a incastrare la zattera nella gola della balena e poi aveva recitato il bel distico che qui vi trascrivo:
Con le sbarre della grata
nel mangiar t'ho moderata.
Il marinaio naufragato tornò a casa, e la balena non riuscì mai a liberarsi della zattera nella sua gola. Ed ecco perché, da quel giorno, la balena non mangiò più gli uomini né poté più mangiare tutto quello che voleva, ma solo i più piccoli pesci. E il nostro pesciolino molto furbo, riuscì finalmente a liberarsi dalla grossa e affamata balena.
Si può trovare questo racconto nella raccolta "Storie proprio così" (Just so Stories; prima edizione 1902).
Nell'immagine un'illustrazione di Ugo Finozzi. L'adattamento e la traduzione sono di ©ViDi.