Chi segue il pifferaio?
In noi c’è qualcosa che sa vedere l’incanto, che vuole andare avanti ridendo e cantando, mano nella mano con gli altri.
È la parte di noi, è il bambino interiore che corre entusiasta dietro a chi sa farlo sognare.
E nell’immagine dei bambini di Hamelin che danzano persi dietro al pifferaio, c’è il nostro inseguire chimere?
Il Pifferaio Magico di Hamelin
Il personaggio che in Italia è conosciuto come Pifferaio Magico è in realtà, nel resto del mondo, il Pifferaio Variopinto (Pied Piper). In effetti, nella fiaba si racconta più volte del mantello a due colori indossato dal Pifferaio, fin dall’inizio, come a sottolineare la principale caratteristica del personaggio (nell'anno 1284 uno strano uomo fu visto ad Hamelin. Indossava un soprabito e uno scialle bicolore) e in seguito (si allacciò il mantello colorato, ed entrò nell'acqua…) ma non si parla di magia.
Si deve pensare che probabilmente il termine “magico” sia da riferirsi al potere incantatore della musica.
Il pifferaio, così vestito, libererà la città dai topi; quando tornerà per vendicarsi del torto subito, indosserà altri abiti, ossia abiti da cacciatore e un cappello rosso. Tuttavia, non perde la sua identità e viene, comunque, riconosciuto come pifferaio e, anche in veste di cacciatore, sta suonando il flauto e non possiede armi da caccia. L’abito sembra quindi essere una caratteristica, una maschera fondamentale per la trama della fiaba. Un cambio di abiti che permette la metamorfosi del protagonista: da liberatore a rapitore, quale sarà la sua vera personalità?
Se consideriamo che uno dei pochi avvenimenti certi è relativo al fatto che la vicenda dei ratti è un'aggiunta del 1500, dobbiamo circoscrivere la vicenda della città di Hamelin solo ai bambini. In questo caso, prevarrebbe la figura del cacciatore sul pifferaio incantatore di topi.
Tre secoli dopo i Fratelli Grimm aggiunsero la variante finale, secondo la quale, due bambini (uno cieco e uno storpio) si salvarono e rimasero ad Hamelin; un terzo bambino, tornato indietro per prendere una giacca, riferirà di aver visto il folto gruppo di bambini sparire ai piedi di una montagna.
Il bambino cieco e il bambino storpio sono stati probabilmente aggiunti dai Grimm per dare ancora più mistero alla vicenda, che non può avere testimoni, in quanto, i due bambini possono riferire solo in parte a causa dei loro handicap; impossibile, quindi, per le conoscenze umane risalire alla fonte originale.
In sintesi, se togliamo la vicenda dei ratti, se togliamo la variante dei Grimm, se togliamo la magia del pifferaio rimane questo:
“Nell'anno 1284, il giorno di Giovanni e Paolo
il 26 di giugno
Da un pifferaio, vestito di ogni colore,
furono sedotti 130 bambini nati ad Hameln
e furono persi nel luogo dell'esecuzione vicino alle colline.”
(Iscrizione ad Hamelin 1602-1603)
Chi ha portato via 130 bambini al suono di un piffero? Sappiamo che Jobus Fincelius menziona la vicenda nel suo “De miracolis sui temporis” (1556), identificando il Pifferaio con il Diavolo. Il diavolo, è spesso associato al suono del flauto, ripreso dai riti pagani legati a Fauno. Ma adesso voliamo in India a trovare la Fenice con il suo becco a forma di flauto.
"La fenice è uno strano ed affascinante uccello che vive nelle terre d’India. Possiede un becco lunghissimo che è provvisto come il flauto di numerosi fori, non meno di cento. Vive priva di compagno, e anzi la solitudine è la sua ragion d’essere. Da ogni foro del suo becco sgorga una diversa melodia, tra le cui note si cela un arcano. Quando da quei fori s’innalza il suo triste lamento, pesci ed uccelli diventano inquieti per lei, tutte le belve si placano e perdono quasi coscienza per la dolcezza di quel canto. Un filosofo che un tempo fu intimo amico della fenice, venne iniziato da lei alla scienza della musica. Ella, che vive quasi mille anni, presagisce il momento della morte e quando sta per giungere, rassegnata, raduna attorno a sé della sterpaglia, poi vola su quella pira e, inquieta, canta a se stessa lugubri nenie. Da ognuno dei fori del suo becco pare che sgorghi un diverso lamento di morte, che sale dal profondo della sua anima incontaminata: come esperto menestrello, modula arie diverse e, mentre canta, trema come una foglia nell’angoscia della morte. Al suono di quel flauto lamentoso, belve ed uccelli vengono a lei per ascoltarla, dimentichi come per incanto delle cose del mondo, ed a migliaia le muoiono dinnanzi, sopraffatti dalla pena per la sua triste sorte, ed infiniti altri cadono in profondo deliquio, incapaci di sostenere la malinconia del suo canto. Davvero è straordinario quel giorno!..."
La morte della fenice, da Il verbo degli uccelli di Farid ad-din Attar (Iran 1100 circa - ?), Edizioni Mondadori 1999, a cura di Carlo Saccone.
Dal Dizionario etimologico online al termine Incantare troviamo questa definizione: dal latino incantare composto della particella “in” e “cantare” intensivo di “canere” cantare, cantare in versi, ed anche vaticinare, fare incantesimi, per la stessa relazione d’idee per la quale il latino Carmen carme, canzone ebbe pure il senso di formula magica, in quanto appunto gli indovini e i fattucchieri si servivano del canto e di versi numerati nelle loro predizioni e nei loro incantesimi. Metaforicamente: Guadagnare l’animo di alcuno. I 130 bambini sono stati incantati dal Pifferaio? Il Pifferaio – Diavolo si è “guadagnato il loro animo”?
Non solo strumento musicale legato al diavolo, il piffero è uno strumento musicale usato soprattutto in epoca medioevale (la storia dei 130 bambini è datata 1284) dalle bande militari con l’accompagnamento dei tamburi. Nelle mani del Pifferaio, diventa forma e strumento per trasmettere il potere magico “incantatore” della musica.
Tra le varie teorie sulla sparizione dei 130 bambini di Hamelin ci sarebbe quella che ritiene questo evento una delle tre Crociate dei bambini (1212 e 1251) quando bambini dell’Europa (Francia e Germania) furono reclutati per le Crociate. Le Crociate dei bambini furono eventi
Ciò sarebbe coerente con il fatto che il Pifferaio era solito accompagnare le bande militari.
La prima, guidata dal francese Stefano di Cloyes –sur – le Loir, raccolse circa trentamila ragazzi che abbandonarono i padri, le madri, le nutrici e tutti gli amici per dirigersi in processione, cantando, verso il Mediterraneo. Giunti a Marsiglia (1212), alcuni mercanti senza scrupoli si impegnarono a trasportarli gratis in Terrasanta, imbarcandoli su sette navi: di queste, due fecero naufragio e le rimanenti vennero condotte in Tunisia e in Egitto dove i fanciulli furono venduti come schiavi a dei mussulmani. Diciotto anni dopo Federico II incontrò settecento di loro ad Alessandria che non erano più bambini ma uomini fatti.
La seconda crociata, partita dalla Germania lo stesso anno della precedente, raccolse circa ottomila bambini guidati dal dodicenne Nicholaus il quale assicurava che avrebbe camminato sul mare a piedi asciutti. Recatisi a Roma per avere la benedizione papale dovettero accorgersi che nessuna autorità era dalla loro parte: così, abbandonato il progetto, ripresero la via della Germania, attraversando le Alpi in pieno inverno. Tornarono affamati e a piedi nudi, uno a uno e in silenzio... molti di loro giacevano, morti di fame, sulle pubbliche piazze nei villaggi, e nessuno dava loro sepoltura.
La terza, detta la crociata dei pastorelli, si mosse nel 1251 dalla Francia: diverse migliaia di ragazzi seguirono un misterioso vecchio, Giacobbe, maestro d'Ungheria. Loro meta era Gerusalemme ma, attraversando la Francia, devastarono le case degli ebrei e le proprietà dei baroni e del clero, e finirono tutti uccisi in scontri armati o impiccati dai cavalieri francesi. Da queste crociate, dove realtà e leggenda si mescolano come sempre, trae origine probabilmente la famosa leggenda del pifferaio di Hamelin. (P. Concetti, dal Dizionario di Storia)
Le parti che ho sottolineato sono quelle che, a mio avviso, ci dicono del carisma e delle capacità affabulatorie che queste sorti di “pifferai” usavano per reclutare bambini e giovanissimi.
Alcuni vedono nel Pifferaio Magico riferimenti alla peste che colpì l’Europa, malattia trasmessa dai topi e che vide la morte di tantissimi bambini (i più colpiti dall’epidemia). Il flauto-il diavolo-la morte sarebbe da collegare alla visione della morte rappresentata come uno scheletro danzante che suona un flauto fatto con i femori, nella tipica Danza macabra.
Il finale proposto dai Grimm porta una sorta di tranquilla speranza per la sorte dei 130 bambini: “Qualcuno ipotizza che i bambini siano stati condotti in una cava e che siano transitati dall'altra parte, in Transilvania, nella città di Siebenbuergen”.
In questo contesto di peste che decimava le popolazioni, i cacciatori di ratti (come detto è un’aggiunta del 1500) erano molto diffusi. I topi erano portatori di morte e associati al diavolo. Non era quindi difficile per un Pifferaio portarli nel mondo dei morti o, come raccontano alcune varianti della fiaba, trasportarli in Transilvania, terra di vampiri.
Tra i documenti attestanti la vicenda, sappiamo che esisteva, nella vetrata della chiesa della stessa città di Hamelin, risalente circa al 1300, l’immagine del Pifferaio Magico circondato da molti bambini vestiti di bianco. Della vetrata, andata distrutta, si trovano però solo descrizioni su diversi documenti del XIV e XVII secolo.
- Un'altra fonte pare essere una nota scritta in prosa latina tra il 1430 e il 1450 come aggiunta di un manoscritto del secolo XIV proveniente da Lunenburg. Lo scritto colloca gli eventi 150 anni prima: quindi in un intervallo compreso tra il 1280 ed il 1300. L'artefice di questa scoperta fu lo storico tedesco Heinrich Spanuth che nel 1951, all'età di 78 anni, scrisse il libro “Il Pifferaio magico: divenire e significato di una vecchia leggenda”. Le ipotesi suggerite da Spanuth, inerenti alla sovrapposizione del vescovo Bruno von Schaumburg con la figura del pifferaio magico, furono accettate dall'Università di Gottingen come tesi valida e comprovata.
- Un terzo indizio sulla realtà storica degli avvenimenti è fornito dai fratelli Grimm: registrarono un epigramma scritto sul muro della casa detta del Pifferaio. La scritta riportava: “nell'anno 1284, nel giorno di san Giovanni e Paolo, centotrenta bambini nati ad Hamelin furono ammaliati da un pifferaio con un abito dai vari colori e fatti sparire in un Calvario vicino al Koppen”. Il termine Calvario, con molta probabilità, lo si può accostare al monte della Passione; per quanto concerne Koppen potrebbe trattarsi della montagna all'interno della quale sparirono i bimbi, o un pascolo o un borgo nelle vicinanze del monte.
allego foto con la scritta sulla casa
Si pensa che questa finestra sia stata creata in ricordo di un tragico evento effettivamente accaduto nella città. Esisterebbe tuttora una legge non scritta che vieta di cantare o suonare musica in una particolare strada di Hamelin, per rispetto nei confronti delle vittime.
L'immagine riprodotta è una illustrazione ad acquerello esposta
al Museo di Hamelin del Pifferaio, tratta dal diario di viaggio di von Moersperg - del 1592