Molto è stato detto e scritto su Gianni Rodari (Omegna, 1920 – Roma, 1979), autore di libri per bambini, di testi teatrali e di programmi televisivi, pedagogo, maestro elementare, giornalista dell’«Unità» e di «Paese sera», direttore di riviste.
La lingua di Gianni Rodari
Tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta la lingua italiana non è ancora patrimonio diffuso in tutta la penisola, si registrano dati di analfabetismo quasi del 14% e appena il 18% della popolazione in età scolastica risulta iscritto alla scuola post-elementare, soltanto il 18,5% di italiani pari a 7.850.000 individui, usa normalmente la lingua nazionale e ha abbandonato completamente il dialetto, mentre il 63,5% usa il dialetto in ogni circostanza.
Date queste condizioni i libri scritti per l'infanzia, sono privilegio per pochi, in quanto contenuti e toni seguono la tradizione dello scrivere sdolcinato astratto artificioso pieno di moralismi leziosi logori e lacrimevoli. Rodari sceglie di mettersi al servizio dell'infanzia rivoluzionandone i contenuti, le sue storie. I racconti e le filastrocche, raccontano la realtà di tutti i giorni (pompieri, portinaie, stagnini, bidelli, ferrovieri, vigili urbani, ecc.) o di figure di fantasia (l'omino di neve, della pioggia, dei sogni, ecc.) che consentono di parlare in termini di schietta denuncia o di sorridente umorismo, dei problemi del lavoro, della povertà, dell'ingiustizia. E' la lingua di una scuola speciale :
C'è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri, professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle
questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso.
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi
Nel discorso pronunciato nel 1970, in occasione del conferimento del prestigioso Premio Andersen, Rodari disse: «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo…».
È da queste premesse che nasce la Grammatica della fantasia (1973).
Il motto scelto per introdurre la grammatica della fantasia
«"Tutti gli usi della parola a tutti" mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siamo artisti, ma perché nessuno sia schiavo»: al centro, dunque, sta la parola, la capacità di parlare e di scrivere, la creatività linguistica che consente di andare al fondo delle cose di sottrarsi al "tran-tran" che uccide il cervello, di guardare il mondo con occhi sempre nuovi.
"Una parola - scrive ancora nella Grammatica della Fantasia - (Il sasso nello stagno) gettata nella mente a caso produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l'esperienza e la memoria, la fantasia e l'inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione , ma vi interviene continuamente , per accettare e respingere, collegare e censurare costruire e distruggere"
Per Rodari le parole sono animate: una bella raffigurazione sta in quel disegno dell’ omino che ha un palloncino su cui c’è scritto "grazie", l’immagine della fantasia, tenuta in mano eppure pronta a volare in alto, come la cultura, la letteratura. È il senso del «valore di liberazione che può avere la parola».
Ogni libro per ragazzi è un libro impegnato
I temi affrontati da Rodari nelle sue filastrocche e poesie sono molto vari, sempre fortemente connessi alla realtà. Tra questi il mondo dei mestieri, il viaggio, gli animali, la solidarietà, la pace, proposti senza inutili patetismi:
O cenciaiolo, che hai nel sacco?
«una scarpa senza tacco,
un vecchio abito da sera
con più buchi del groviera […].
E in fondo in fondo, col naso per terra,
un ministro della guerra.»
(Stracci!stracci! in Filastrocche in cielo e in terra, 1972)
Pur partendo dalla realtà del mondo contemporaneo, Rodari inventa personaggi in grado di esprimere fantasie e sentimenti di sicura presa sul pubblico infantile, inserendoli all’interno di situazioni umoristiche e paradossali, come nei versi che seguono:
Con te la luna è buona,
mia savia bambina:
se cammini, cammina
e se ti fermi tu
si ferma anche la luna
ubbidiente lassù.
È un piccolo cane bianco
che tu tieni al guinzaglio,
è un docile palloncino
che tieni per il filo:
andando a dormire lo leghi al cuscino,
la luna tutta notte
sta appesa sul tuo lettino.
(La luna al guinzaglio, in Filastrocche in cielo e in terra, 1972)
Questa operazione di rinnovamento prevede anche il sapiente ribaltare dei luoghi comuni della letteratura per l’infanzia, tra cui il mito del contentarsi di quello che si ha, del proprio ruolo:
Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
Che il più bel canto non vende, regala.
(Alla formica in Filastrocche in cielo e in terra, 1972)
Anche la saggezza dei proverbi viene rovesciata in un gioco che tende a rifiutare l’individualismo a favore della condivisione:
Dice un proverbio dei tempi andati:
«Meglio soli che male accompagnati».
Io ne so uno che più bello assai:
«In compagnia lontano vai»… (Proverbi, in Il libro degli errori, 1964)
Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
Vidi salire un uomo con un orecchio acerbo[…]
È un orecchio bambino, mi serve per capire
Le voci che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quello che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose.
(Un signore maturo con un orecchio acerbo, in Parole per giocare, 1979)
Le avventure di Cipollino
Anche nel personaggio di Cipollino (protagonista del noto romanzo apparso nel 1951 e poi, con varianti, nel ’57) realtà e fantasia si mescolano toccando con leggerezza temi quali la solidarietà tra diversi e l’amicizia. Col suo fagotto infilato in un bastone, Cipollino si mette in viaggio dopo aver salutato il padre, imprigionato ingiustamente dal Principe Limone. Alla fine la giustizia trionferà: i birbanti se ne andranno e nei loro parchi andranno a giocare i bambini.
Mai lasciarsi spaventare dalla parola
C’era due volte il barone Lamberto è l’ultimo romanzo, scritto mentre le sue condizioni di salute peggioravano. È forse per essere più libero di rievocare il mondo della sua infanzia e i luoghi nativi che Rodari si rivolge ora ai ragazzi, non ai bambini, raccontando la storia di un vecchio di novantaquattro anni che dopo molte avventure diventa un ragazzino di tredici. È stato notato che queste pagine sono fortemente legate a riflessioni intime e risentono di un tormento interiore di vecchia data forse irrisolto, di una opprimente sensazione della fine. Ne nasce l’utilizzo di accorgimenti narrativi, di schemi (umoristici, polizieschi, fantascientifici) e di un linguaggio non sempre adeguato all’età dei suoi presunti giovani lettori. Nonostante ciò, il finale lascia una via d’uscita collegata, ancora una volta, alla libertà della fantasia: «Non tutti saranno soddisfatti della conclusione della storia. Tra l’altro non si sa bene che fine farà Lamberto e cosa diventerà da grande. A questo, però, c’è rimedio. Ogni lettore scontento del finale, può cambiarlo a suo piacere, aggiungendo al libro un capitolo o due. O anche tredici….” Mai lasciarci spaventare dalla parola».
Della disponibilità a rimettere in discussione i propri approdi, sino all’ultimo, è testimonianza una poesia ritrovata da Marcello Argilli tra i suoi appunti inediti all’indomani della prematura scomparsa:
Io non sono che uno sforzo per esistere
qualcosa che arranca
nel nulla quotidiano
per giungere alla sponda dell’essere
mille volte ricade
mille volte ritenta
s’arrampica s’aggrappa…
Gianni Rodari ci lascia il 14 aprile 1980, all'età di 60 anni, venne ricoverato in ospedale per l'occlusione di una vena della gamba: morì quattro giorni dopo per collasso cardiocircolatorio susseguente ad un delicato intervento chirurgico nella zona iliaca.
Bibliografia di riferimento
- Marcello Argilli, Gianni Rodari, Einaudi, Torino, 1990
- Le provocazioni della fantasia: Gianni Rodari scrittore e educatore, a cura di M. Argilli, L. Del Cornò, C. De Luca, Editori Riuniti, Roma, 1993
- Pino Boero, Una storia, tante storie. Guida all’opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino, 1992
- Gianni Rodari, I cinque libri. Storie fantastiche, favole, filastrocche, disegni di B. Munari, con una nota di P. Boero, Einaudi, Torino, 1993
- Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973.