Io e il computer di Diana Catellani
il blog di Diana Catellani
- Autore/rice Diana Catellani
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Sono interminabili le sere di novembre: il buio arriva prestissimo e, dopo aver preparato la cena (si fa per dire, molto spesso apro il frigo alle 19 e tiro fuori qualcosa di veloce, o termino ciò che mi è avanzato a mezzogiorno e consumo il mio lauto pasto guardando il programma preserale), mi restano da riempire 4/5 ore di solitudine, dato che, andando a letto presto, finirei poi con lo svegliarmi nel cuore della notte senza poter più riaddormentarmi.
Mi sono di grande aiuto il computer, che mi permette di collegarmi coi miei figli lontani o con gli amici reali e virtuali tramite i social-network, e la televisione.
Da quando sono sola però non riesco più a seguire i talk-show che parlano di politica: mi innervosisco e non c’è nessuno con cui dividere la mia rabbia e la mia indignazione. Per questo preferisco sintonizzarmi sui canali che trasmettono vecchi film.
Controllo prima di tutto il cast: la presenza di grandi attori è sempre una garanzia; poi leggo la trama: scarto senz’altro i film dalla comicità troppo facile, i film western, il genere horror e la fantascienza. Amo le storie vere o verosimili, che parlano di situazioni contemporanee o storiche e mi piacciono i gialli. Detto questo si può ben capire che, avendo una normalissima antenna e nessuna pay-tv, la rosa delle possibili scelte è molto ristretta.
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Si avvicinava il centenario della fine della Grande Guerra e per questa ricorrenza il gruppo culturale cui appartengo aveva previsto di organizzare un evento che ricordasse a tutti come la pace non sia un bene così scontato.
Volevamo rievocare i tempi in cui le cartoline di precetto seminavano periodicamente il panico nelle famiglie, che si vedevano strappare i propri figli con la prospettiva di non vederli più tornare.
Ma quale evento poteva essere più efficace? Abbiamo deciso alla fine che si poteva organizzare una mostra di foto, cimeli, documenti, lettere di soldati di entrambe le guerre mondiali che hanno insanguinato il secolo scorso e di intitolarla “Mai più la guerra…”.
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L’estate è il tempo in cui ognuno di noi rallenta un po’ i ritmi per prendersi un po’ di riposo; succede a chi è ancora impegnato in un rapporto di lavoro e non vede l’ora che giungano le agognate ferie, ma anche a chi, come me, è impegnato in attività di volontariato legate anche alla stagionalità.
Cosa fare nel tempo a disposizione? Per quel che mi riguarda c’è solo il problema della scelta.
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Cinquecentonovemila studenti hanno appena appreso quali sono gli argomenti su cui devono cimentarsi per la prova di italiano e su cui si deciderà se sono meritevoli di conseguire il loro diploma di maturità. Questo mi spinge a ritornare indietro nel tempo a quando anch’io ero china su quei banchi.....
È passato oltre mezzo secolo, ma certo non ho dimenticato le alzatacce alle cinque del mattino per ripassare gli ultimi argomenti di storia, matematica, storia dell’arte, filosofia.....(allora si veniva interrogati su tutte le materie). Ma come ero arrivata a sostenere quell’esame, io che ero l’ultima di cinque figli e per giunta femmina?
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Era l’ottobre del 1969.
Avevo alle spalle solo pochi giorni di supplenza, quando, avendo vinto il concorso magistrale in provincia di Reggio Emilia, fui mandata a Cavola di Toano.
Mio fratello Vincenzo mi aveva prestato i soldi per comprarmi la 500 per poter raggiungere la sede che mi era stata assegnata. Cavola era allora un piccolissimo borgo di montagna, fatto di poche case strette intorno a una chiesetta, a un ufficio postale, a una piccola scuola, a una macelleria aperta solo qualche ora alla settimana e a un negozio che vendeva un po’ di tutto.
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Nell’ambito di una iniziativa volta a far meglio conoscere la nuova legge sul testamento biologico, i circoli culturali cittadini hanno proposto la visione del film "Ogni tuo respiro".
E’ la storia vera di Robin Cavendish, portata sugli schermi per volontà di suo figlio, oggi produttore cinematografico.
Robin aveva avuto tutto dalla vita: salute, bellezza, forza fisica, ricchezza e una moglie bellissima, ma la poliomielite di colpo fa di lui un tetraplegico, che necessita di un respiratore per continuare a vivere. Lui vorrebbe solo morire, ma sua moglie, che nel frattempo gli ha dato un figlio, lo convince a lasciare la struttura ospedaliera in cui è ricoverato e a tornare a casa per vedere crescere suo figlio.
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Ho la fortuna di avere un’amica carissima, che ama molto la lettura e che mi tiene aggiornata sulle novità editoriali.
È grazie a lei che ho letto il romanzo di Daria Bignardi “Storia della mia ansia”, in cui l’autrice racconta la storia di Lea, una scrittrice-attrice, che si trova improvvisamente alle prese con il cancro, una malattia che può capitare a tutti, anche a quelli che, come Lea, hanno sempre condotto una vita sana e si sono sempre alimentati con cibi notoriamente anti-cancro....
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Sono appena tornata da un viaggio in Thailandia e ho ancora negli occhi le immagini calde e coloratissime che quel paese mi ha lasciato.
Il mio è stato un viaggio del tutto particolare, sia per le motivazioni che mi hanno indotto a partire, sia per le circostanze in cui il viaggio stesso si è svolto e quindi le mie impressioni non fanno testo, sono del tutto personali, soggettive.
Da sette anni non vedevo mia sorella Vanna, suora di clausura in Thailandia e da molto tempo non vedevo l’ora di andarla a trovare, ma l’idea di fare per la prima volta un così lungo viaggio da sola non mi sorrideva proprio. Quest’autunno però mi è arrivata una telefonata dall’Emilia: mia nipote Monica aveva deciso di andare a trovare la zia suora insieme a un’amica .....subito ho detto che mi sarei aggregata a loro e lo stesso ha deciso anche mia sorella Ilva, nonostante tutti la scoraggiassero, vista la sua età non più tenerissima.