Quest’anno la programmazione dell’Università della Terza Età di Erba ha riservato ampio spazio al tema “DONNA ” analizzato da diversi punti di vista.
E’ così che abbiamo parlato di emancipazione, partendo dai primi anni del Novecento che ha visto le donne, soprattutto in Francia e in Inghilterra, mobilitarsi per rivendicare il diritto al voto. Erano le cosiddette suffragette che trovavano il coraggio di scendere in piazza per ribellarsi allo stato di soggezione nel quale erano tenute da sempre. E nel 1914 stavano per ottenere i primi risultati concreti: infatti, era prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che dovevano svolgersi in Francia nel 1916, ma ecco che scoppia la Grande Guerra e si evidenziano nuove esigenze.
Quella che doveva essere una guerra-lampo si trasformò ben presto in un’estenuante guerra di posizione che costrinse per anni gli uomini a marcire nel fango delle trincee; le donne allora furono impiegate prima come infermiere e nei servizi di cucina, poi anche nelle fabbriche o nei servizi pubblici, ma in Germania al momento dell’assunzione si faceva loro firmare la lettera di dimissioni in bianco: le donne dovevano sapere che alla fine della guerra quei posti sarebbero stati occupati nuovamente dagli uomini.
Ma le donne che ricoprivano ruoli maschili suscitavano sospetti e in Inghilterra si arrivò a squalificare dal punto di vista morale le donne, che prestavano servizio nell’esercito come corpo ausiliario, basandosi su presunti studi psicologici...
Tuttavia è in questo periodo che esse riuscirono ad accedere alle scuole (anche all'Università) tradizionalmente riservate agli uomini, sia come studentesse che come docenti e nel 1917 in Francia le donne entrarono nel governo.
Anche la moda cambiò radicalmente: scomparve il busto e le gonne si accorciarono per consentire una maggiore libertà di movimento.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l'occupazione della Francia Settentrionale, nel Sud fu proclamata la Repubblica di Vichy sotto il governo di Pétain, che voleva portare avanti un discorso di ricostruzione morale della Francia: furono abolite molte libertà personali, si propagandò l'idea che la donna è per sua natura votata alla maternità e ha il dovere di amare il marito (che però non ha lo stesso dovere); inoltre si affermava che le donne che rifiutano la maternità sono corrotte o frivole. E' in questo contesto che nasce la Festa della Mamma (in Europa).
Nella Resistenza le donne facevano da staffetta, ospitavano i fuggiaschi, facevano spionaggio correndo enormi rischi, ma alla fine della guerra solo pochissime poterono entrare in politica, come invece faranno molti partigiani. Ottennero comunque il riconoscimento del diritto di voto e nel 1946 votarono per la prima volta per scegliere tra monarchia e repubblica
Nel secondo dopoguerra si andò via via affermando la cultura di massa e la donna ne divenne per certi versi protagonista, ma anche “oggetto” (si pensi all’uso dell’immagine femminile in pubblicità).
La donna, anche nei mezzi di comunicazione, veniva ancora rappresentata nel ruolo di casalinga, ma nel frattempo riusciva a occupare sempre più spazio anche nella società, diventando sempre meno sottomessa e sempre più libera. Determinanti anche dal punto di vista economico risultavano le sue scelte: andava a fare la spesa, adottava gli elettrodomestici e organizzava la sua casa secondo criteri di ottimizzazione delle risorse e degli spazi disponibili.
E’ in questo periodo che la donna impara a prendersi cura della sua bellezza imitando le dive del cinema, viste come le antesignane dell’indipendenza delle donne. In Francia negli anni ’30 era nata la prima fabbrica di cosmetici e la stampa femminile aveva una tiratura di ottocentomila copie! Nel 1938 comparve sulle riviste la posta del cuore: lettere anonime che raccontavano le sofferenze delle donne.
In Italia le riviste femminili hanno un’enorme diffusione negli anni del boom economico, ma la maggioranza delle donne è appena alfabetizzata, quindi il linguaggio delle riviste è molto semplice e gli argomenti trattati sono quelli della quotidianità. La stampa femminile raggiunge la sua massima diffusione (20 milioni di copie) intorno agli anni ’70, poi viene invasa dalla pubblicità che può occupare anche il 50% delle riviste.
Il movimento femminista ebbe infine una parte importantissima nella richiesta di un adeguamento della legislazione nazionale nel senso di dare alle donne parità di dignità di fronte alle istituzioni e parità di diritti: abolizione del matrimonio riparatore, nuovo diritto di famiglia, diritto al divorzio, legge sull’aborto.
Ma libertà e diritti pur garantiti sulla carta, nella pratica concreta della vita quotidiana restano ancora in gran parte inapplicati...
Donna e artePer cominciare il discorso su “Donna e arte”, si è scelto di partire dall’analisi di come l’arte ha trattato il tema della violenza sulle donne e l’argomento è stato introdotto da questa immagine scioccante: una Barbie fatta con la tecnica del mosaico le cui tessere sono pezzetti di bambole frantumate e il suo viso, simbolo di bellezza, è deturpato da lividi e ferite chiaramente frutto di un pestaggio.
È un’immagine scioccante, opera di una giovane artista dei nostri giorni.
In genere però l’arte, proprio perché tradizionalmente esercitata da artisti maschi, non ha mai trattato questo tema con molta sensibilità, anzi….
Se prendiamo ad esempio statue famose come il ”Ratto di Proserpina” e “Apollo e Dafne”, opere mirabili del Bernini, si vede chiaramente che in esse non c’è nessuna denuncia della violenza che le donne ritratte stanno vivendo.
L’artista non è interessato a mettere in risalto il sopruso; il suo intento è solo quello di realizzare qualcosa di esteticamente bello perché la violenza sulle donne a quel tempo , e ancora per molti secoli successivi, non è sentita come un delitto , ma come qualcosa di tranquillamente accettato nella mentalità comune.
La donna può essere rapita , violentata , schernita solo in ragione della sua appartenenza a un genere che è meno dotato di forza fisica e quindi facile da sottomettere.
Lo stesso si può dire per molte altre opere successive fino a Goya che, in una serie di opere sulla guerra, mette in scena la violenza sulle donne rimarcandone la tragicità. Un soldato napoleonico tenta di violentare una giovane donna, ma arriva in sua difesa una vecchia con un pugnale. Molto eloquenti le posizioni delle mani: quella del soldato che sembra voler strappare le vesti della giovane, quella di quest’ultima che graffia il viso dell’aggressore per respingerlo, quelle della vecchia che esprimono rabbia e opposizione violenta al sopruso.
Si è parlato poi anche di ritrattistica; nel Rinascimento gli unici soggetti femminili erano le donne legate ai committenti delle opere e gli artisti tendevano a idealizzarle: erano ritratti piuttosto freddi e accademici.
In seguito molti pittori, tra cui il Caravaggio, scelsero come modelle le proprie compagne o le prostitute che incontravano nelle taverne, suscitando scandalo e sdegno tra i benpensanti. Picasso trasse molta ispirazione dalle sue compagne, che maltrattava con gusto un po’ sadico