Nel periodo invernale abbondano le occasioni per vedere dei buoni film, non solo quelli in uscita, ma anche quelli, spesso molto interessanti, proposti dai vari cineforum.
E’ grazie a queste iniziative che ho avuto modo di vedere due film molto diversi tra loro, ma con un tema in comune di particolare attualità.
Il primo di questi film, di cui voglio parlare, è intitolato “London River” ed è di un regista algerino, R. Bouchareb. E’ ambientato in una Londra sconvolta da un attentato terroristico, nella quale due ragazzi, una inglese e uno africano, sono scomparsi e non danno più notizia di sé.
La mamma della ragazza e il padre del ragazzo senza sapere l’una dell’altro, vanno nella metropoli inglese a cercarli.
La donna inglese rimane sconvolta al vedere che la figlia vive in un quartiere degradato, che convive con un ragazzo di colore, che si sta convertendo all’Islam…..non può essere che sua figlia sia tanto cambiata dalla ragazzina che lei conosceva così bene…. Il padre africano invece non conosce proprio il figlio, che non vede da quindici anni, e teme che sia diventato un terrorista assassino.
In realtà i due ragazzi si sono innamorati al di là delle loro differenze culturali ed etniche, che per loro non costituiscono un ostacolo.
Il secondo film è del regista italiano Gianni Amelio e si intitola “I nostri ragazzi”.
Due fratelli con le loro famiglie vivono a Roma. Sono due professionisti di successo e hanno rispettivamente un figlio e una figlia. I due cugini vanno a scuola insieme e frequentano gli stessi amici. Sono due ragazzi normalissimi che non danno preoccupazioni ai loro indaffaratissimi genitori. ….ma una sera, dopo una festa in cui hanno bevuto un po’ troppo, aggrediscono una barbona , che muore per le percosse subite.
Quando la cosa trapela, i genitori restano sconvolti: non è possibile che i loro ragazzi abbiano compiuto un crimine così efferato! Da quel momento si scatena una serie di tensioni che porteranno a un finale scioccante, da pugno nello stomaco.
E’ così difficile conoscere i propri figli: li mettiamo al mondo, li vediamo crescere, cerchiamo di non far loro mancare nulla e restano nella nostra mente quei teneri angioletti che abbiamo coccolato e sbaciucchiato tante volte.
Spesso come genitori non ci rendiamo conto di come possa farli cambiare il mondo con cui vengono a contatto crescendo, e, presi da tante preoccupazioni materiali, non prestiamo attenzione a quei segnali che pure loro ci mandano: stanno spesso da soli nella loro camera con la scusa di studiare, ma studiano davvero? Quali siti frequentano navigando in internet, che certo conoscono meglio dei propri genitori? Chi sono i loro amici? Se fate qualche domanda o cercate di parlare con loro, rispondono a monosillabi e mostrano insofferenza?
Certo tutti i ragazzi sono un po’ così, ma allora sarà bene intavolare discussioni anche su soggetti neutri: un film, un libro, la notizia del giorno e parlando di queste cose forse si può intuire se c’è un disagio …. Si può invitare gli amici in casa ogni tanto per vedere che clima c’è nel gruppo…E soprattutto si devono allacciare buoni rapporti con le famiglie degli amici e stabilire insieme dei criteri comuni, nei limiti del possibile, su ciò che è da concedere o da negare ai propri figli…
Non è detto che tutto questo funzioni, ma potrebbe essere d’aiuto e potrebbe impedire di arrivare a scoprire, come è successo in questi giorni a Roma, che i propri figli hanno torturato selvaggiamente e ucciso un ragazzo preso a caso e che hanno dormito poi accanto al suo cadavere solo per provare un’ emozione forte.
Credo che questa sia la cosa peggiore che possa capitare a un genitore, anche peggio che veder morire il proprio figlio….e davanti a questa terribile realtà non si può sentir dire che erano due ragazzi normali, due bravi ragazzi!!!