Capita a volte di incontrare gente comune, del tutto normale all' apparenza, e di scoprire poi che hanno doti che li rendono eccezionali, normalmente eccezionali. Faccio qui seguire alcuni racconti che riguardano questi incontri, che non hanno nulla di straordinario, ma che restano impressi nella mia memoria.
Anna
Stavamo passeggiando sul bel lungolago di Onno; tra due palazzi abbiamo visto snodarsi un vicolo strettissimo, un budello sassoso che pareva esaurirsi in poche decine di metri. Abbiamo deciso di seguirlo e ci siamo ritrovate nel bel mezzo di un borgo medievale, con le case costruite in pietra, appiccicate le une alle altre (il paese è stretto tra le pareti rocciose a picco e il lago, quindi lo spazio andava sfruttato al massimo). Le stradine che percorrono l'abitato si inerpicano in fretta e diventano sempre più ripide. Alcune case sono evidentemente state ristrutturate all'interno, pur senza modificare troppo l' esterno e poiché per quei vicoli non può transitare nessun veicolo, ci si sente sprofondati in un silenzio e in un' atmosfera irreale.
I nostri passi hanno attirato la curiosità di qualcuno: da dietro una porta protetta da una tenda verde, si affaccia silenziosa una figura di donna anziana: magrissima, i capelli bianchi racchiusi in crocchia dietro la nuca, gli occhi chiari curiosi e vivacissimi. Le rivolgiamo alcune domande e, prima un po' incerta e poi, una volta rassicurata, sempre più a suo agio, ci racconta di lei e di quel paesino che si sta spegnendo a poco a poco.
Anna, questo è il suo nome, ha 85 anni, ma col suo linguaggio appropriato e sciolto, ci racconta di come molti abbiano lasciato il paese che in breve ha visto dimezzare la sua popolazione; l' ufficio postale funziona solo due mattine alla settimana, il prete deve badare anche alla parrocchia del paese vicino, non funzionano più gli autobus e da poco è stato chiuso l' ultimo negozio alimentare .
Il mio primo pensiero è stato: e come fate se vi sentite male? Anna dice che il Comune ha predisposto un servizio di auto per trasportare chi ne ha bisogno all'ospedale di Lecco, ma il problema più grosso è fare la spesa: "Può capitare di star male una volta ogni tanto, ma di mangiare si mangia tutti i giorni....!!!".
Ci racconta che non si è mai sposata, che adora scrivere, che fa la perpetua e ci mostra la foto di un antichissimo crocifisso (1300/1400), che adorna la chiesetta.
Anna conosce tanta gente e la storia di molte famiglie della zona, che in passato venivano ad Onno per passare l'estate o i fine settimana.
Quando ci salutiamo, ci accompagna per un breve tratto e poi ritorna alla sua piccola casa di pietra, dove vive coraggiosamente la sua solitudine.
Il custode
Man mano che si sale verso il santuario di San Girolamo, a Somasca, l'occhio si allarga sempre più sul panorama sottostante: il lago di Garlate splende liscio sotto il sole pallido e lo sguardo può distendersi lungo il percorso dell'Adda che proprio lì ricomincia il suo percorso verso il mare, dopo aver sostato nelle acque tranquille del lago. Sulle rive si affollano borghi silenziosi con le loro viuzze strette che sfociano qua e là in piazzette minuscole, ma arricchite da chiese e monumenti di pregio. La gente che percorre quelle strade è particolarmente gioviale: non pare di essere in Brianza, dove la gente è notoriamente di poche parole e non facile ad accordare il saluto agli estranei.
Arrivate al santuario, abbiamo incontrato un personaggio che pareva sbucato fuori dalle pieghe del tempo, assomigliava a un elfo o a un folletto benigno: era il custode del santuario.
La faccia abbronzata dai lineamenti asciutti era sovrastata da un grosso berrettaccio di lana, gli abiti erano poco curati, come quelli di uno che non ha né mezzi né modo di curarsi del suo look. Dopo i convenevoli consueti, gli abbiamo chiesto di raccontarci la storia del Santuario e del Santo cui esso è dedicato. Ed è a questo punto che mi accorgo che la sua apparenza trasandata e un po' malinconica, nasconde invece una cultura notevole, una proprietà di linguaggio non comune, un senso dell' umorismo molto piacevole.
Ci racconta che S. Girolamo morì di peste a Somasca, mentre era intento alla cura delle vittime dell'epidemia, missione a cui aveva sacrificato tutto il suo patrimonio personale. E' per il tanto bene ricevuto che la popolazione del luogo decise di ricordare la sua memoria ai posteri.
Il suo eloquio sciolto e arguto contrastava incredibilmente con l impressione che ne avevo avuto in un primo momento: non mi pareva più un folletto di qualche saga nordica, ma un saggio cantore di antiche gesta.
Una mamma
Sono sulla banchina della stazione ad aspettare il treno. Una folata di vento gelido mi induce ad allacciarmi meglio il colletto del cappotto e davanti a me una signora di età indefinibile, ma certo ancora giovane, sta facendo lo stesso mio gesto. Sorriderci a vicenda è del tutto naturale e questo rende altrettanto naturale cominciare a dialogare tra di noi. Lei, con due grosse valigie al seguito, mi chiede a che ora il treno arriva a Milano e quanto tempo si impiega per andare dalla stazione Cadorna alla stazione Centrale con la metropolitana.
Già...la metropolitana la preoccupa un po'. Lei viene da un piccolo paese e non è certo abituata a prendere la sotterranea. La tranquillizzo dicendole che c'è sempre qualcuno all'ingresso a cui chiedere informazioni e che è comprensibile sentirsi un po' a disagio quando si affrontano situazioni nuove.
All'arrivo del treno saliamo insieme, ci accomodiamo l'una accanto all'altra e nel giro di quaranta minuti, tanto dura il mio tragitto, ci raccontiamo le nostre vite.
Lei è venuta per via di un lutto che ha colpito la sorella ,ma abita sulla Costiera Amalfitana e sta ritornando a casa. Io le racconto che sto andando a trovare un nipotino appena nato e le si illuminano gli occhi: anche lei ha avuto la gioia di diventare mamma!! Si è sposata tardi e sembrava che non avrebbe potuto mai avere figli, poi dopo molte traversie, ecco il miracolo! Le sembrava di toccare il cielo con un dito e non le pesava nessun sacrificio. E anche ora che il bimbo ha quasi tre anni ogni volta che lo guarda a lei sembra di essere in paradiso. Le piacerebbe avere altri figli, ma l'età non è più dalla sua.
Parliamo anche della situazione critica in cui versa il nostro paese per la mancanza di lavoro; intanto il treno attraversa i paesi della Brianza resi un po' tristi dalla giornata grigia e arriva alla stazione in cui io devo scendere; ci lasciamo scambiandoci auguri e saluti affettuosi, con la sensazione di esserci capite, anche se io non conosco il suo nome e lei non conosce il mio.
Io me la ricorderò sempre come "la mamma felice del sud"