Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo. (K. Gibran)
E' un notissimo brano tratto da “Il Profeta” di Kahlil Gibran.
Ebbene, se dovevo essere un arco e se dovevo lasciarmi tendere , credo di aver esagerato un po', perchè le mie frecce sono andate molto veloci e troppo lontane.... e chi ha vissuto questa esperienza sa quali ore di angoscia si vivano non sapendo bene dove siano e con chi e quali difficoltà stiano affrontando quelli che per noi sono sempre in fondo i nostri “piccoli” (anche se hanno raggiunto e superato abbondantemente la maggiore età).
E' stata questa situazione, la lontananza dei miei figli, a indurmi a sperimentare tutte le moderne tecnologie che riducono almeno virtualmente le distanze. Nei primi tempi, quando mia figlia viveva in un college, ci davamo appuntamento di volta in volta per poterci sentire per telefono, poi, quando anche lei ha avuto a disposizione un computer, ricorrevo alla e.mail, la posta elettronica, e solo più tardi è arrivata la magia di SKYPE.
Skype è un programma che si può scaricare da internet e che permette di telefonare con costi limitati o nulli. Se chiamate un telefono fisso o un cellulare, pagherete pochi centesimi al minuto, anche se volete parlare con chi è dall' altra parte del mondo. Se invece telefonate a una persona che è come voi collegata con Skype, non pagherete assolutamente nulla (all' infuori del canone per il collegamento a internet), non c' è limite di tempo per le telefonate e in più c' è la possibilità di vedere sul video del computer l'immagine di chi sta parlando con voi, dandovi l' impressione che le distanze non esistano più.
E' così che potete vedere come vostro/a figlio/a ha arredato la stanza o ammirare qualche suo acquisto eccezionale, ma la combinazione di audio e video dà ben altre possibilità: il nipotino che abita a Londra, nei primi mesi di vita era stato qui a casa mia e gli avevo spesso cantato la ninna nanna per tranquillizzarlo. Una volta ritornato lontano, è capitato che la sera ci collegassimo e, mentre mia figlia teneva in braccio il suo bebè, io da qui gli cantavo quelle canzoncine che gli erano familiari e lui a poco a poco si addormentava. In quei momenti immaginavo quella ninna nanna che superava mari, fiumi e monti per arrivare fino alla stanza in cui un bimbo stentava a prendere sonno.
Altre volte invece sono stata a lungo al computer per aiutare la mia nipotina in Emilia a fare i compiti: lei li sapeva fare benissimo, ma il doverli fare senza la mamma, che era al lavoro, le metteva malinconia. Allora ci collegavamo e lei sentendosi spalleggiata , confortata, portava a termine la sua piccola fatica.
E' bello anche quando un nipotino fa un bel disegno e ve lo mostra tramite la telecamera dicendo: - E' per te, nonna!- E' una cosa che fa bene a voi e anche a quel bimbo che sa di poter contare sul vostro affetto e sulla vostra “presenza” (anche se solo virtuale).
Cosa dire poi di quando sai che una figlia o un figlio lontano ha un problema: poterlo vedere mentre gli parli, constatare quale sia il suo reale stato di salute, poter restare collegato anche per un' intera serata ti dà l' impressione di poter esser d' aiuto. Altre volte invece queste serate al computer sono servite a me a non farmi sentire la solitudine, sentimento che è sempre in agguato.
Ultimamente poi Skype ha compiuto un altro prodigio: ho una sorella, suora cappuccina di clausura, in Thailandia. Per molti anni abbiamo comunicato solo con lettere che impiegavano a volte moltissimi giorni per arrivare a destinazione, poi il computer ci ha permesso di tenerci più spesso in contatto tramite e.mail e poi di tanto in tanto ci telefonavamo, ma le bollette ne risentivano sensibilmente. Da poco tempo anche sul computer di mia sorella hanno installato Skype e ora quando il computer mi avverte che anche lei è in linea, la chiamo e superiamo come per incanto la barriera degli oceani e quella ancor più insuperabile della clausura .
E' divertente assistere alle telefonate tra i nipotini: subito si mostrano a vicenda i loro ultimi giocattoli, poi cominciano a farsi le boccacce e giù a ridere come matti.
Se avete voglia di usare Skype per collegarvi ai telefoni fissi tradizionali o ai cellulari, farete bene a premunirvi di una carta prepagata , su cui caricherete poche decine di euro così potrete in tutta sicurezza acquistare 10-15 euro di traffico telefonico , che vi basterà per molte , molte chiacchierate . Suggerisco la carta prepagata perchè in caso di abusi, sempre possibili, non correrete il rischio di farvi prosciugare il conto corrente.
Se volete iscrivervi a Skype e creare un vostro account , cliccate su questo link https://login.skype.com/intl/it/account/signup-form e in breve potrete cominciare ad usarlo.
Concludo copiando qui tutto il brano di Gibran , del quale ho riportato all' inizio solo la parte finale: è molto conosciuto, ma è sempre bello rileggerlo....
I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo. (K. Gibran)