Anche quest’anno il gruppo culturale cui appartengo si sta organizzando per realizzare una mostra.Scegliere il tema non è stato semplice.
Cosa poteva essere di interesse comune in un periodo di pandemia? Gli argomenti erano veramente tanti, ma volevamo scegliere qualcosa che coinvolgesse tutte le persone di tutte le età.
Discutendo tra di noi, a un certo punto è stata pronunciata la parola “scuola”….un attimo di riflessione ci ha fatto capire che poteva essere il tema giusto.
Nella vita di ognuno di noi il periodo in cui eravamo scolari/studenti è stato molto importante: in qualunque modo lo si sia vissuto, da studenti modello o da scalda-banchi, restano legati a quegli anni ricordi indelebili che hanno sempre l’alone dorato della nostalgia per la nostra giovinezza.
D’ altro canto, con la pandemia è stata sconvolta la nostra quotidianità, ma la scuola non è certo sfuggita alla bufera: l’imposizione del lockdown ha costretto gl’ insegnanti a inventarsi un nuovo modo di fare lezione, utilizzando tecnologie mai prima sperimentate.
Anche alunni e genitori hanno dovuto velocemente attrezzarsi con cellulari e computer e imparare a gestirli.
Tutti abbiamo percepito la fatica, e direi la sofferenza, di tutto il mondo della scuola e rendere omaggio ai sacrifici di operatori scolastici e ragazzi è sembrato un piccolo segno della nostra vicinanza. Il titolo che è venuto fuori quasi di getto è: “LA SCUOLA SIAMO NOI: dalla scuola dei nonni alla DAD”
Abbiamo divulgato vari appelli per reperire documenti, oggetti, testimonianze, foto, disegni e stiamo cercando anche qualche vecchio banco, di quelli di legno a due posti con il foro per il calamaio e la scanalatura per le cannucce con pennino a inchiostro.
Per ora è arrivata qualche testimonianza di insegnanti che hanno affrontato la DAD, di altri che hanno avuto esperienze nelle scuole italiane all’estero, nelle carceri, nelle scuole di italiano per stranieri e qualche pagella scolastica risalente a un secolo fa.
Il pezzo più prezioso però, fino ad ora, è certamente l’annata 1957 completa del giornalino per ragazzi “LO SCOLARO”. Me lo ricordavo bene: mi ha fatto compagnia parecchie volte quando ero alle elementari: a quei tempi, per noi che abitavamo in un piccolo paese di campagna, che ben pochi stimoli poteva offrire, rappresentava una finestra sul mondo con le sue rubriche dedicate ai vari paesi, alle notizie di attualità, a rubriche di storia, di scienze naturali, di letteratura infantile. C’era poi una pagina dedicata alle lettere dei ragazzi/lettori in cui comparivano elaborati inviati dalle scuole. Sfogliare quel volume è stato fare un tuffo in quegli anni così lontani, ma ancora così vivi nella memoria.
Come dicevo, ci è pervenuta la testimonianza di una giovane insegnante che ha affrontato la DAD con entusiasmo e creatività, ma io posso anche riportare l’esperienza indiretta vissuta dal mio nipotino di 7 anni, ora alla fine della prima elementare. Per lui il primo contatto con la scuola è stato molto triste nel periodo in cui ha potuto frequentare: dover portare la mascherina per tante ore, non potersi muovere liberamente, non potersi sgranchire le gambe durante l’intervallo gli ha dato un’idea piuttosto triste della scuola. Quando poi ha dovuto seguire da casa le lezioni davanti a un computer è stato in alcuni momenti interessante, ma in altri momenti, per lui così piccolo, piuttosto traumatico per la difficoltà di gestire il computer e le videochiamate.
Penso che sia stato così per tutti e quindi contiamo sull’apporto delle testimonianze scritte e “pittoriche” anche dei bambini, vittime innocenti di questa lunga, pesante pandemia.