E’ passato più di un anno da quando è cominciata la pandemia, che ha travolto e sconvolto la vita del mondo.
In questo tempo, quante persone sono morte! Fortunatamente moltissime sono anche guarite e parlano del periodo in cui combattevano contro la malattia come del più terribile della loro vita.
Durante la prima “ondata”, sentivo sì l’urlo straziante delle autoambulanze che lacerava il silenzio dei miei giorni e delle mie notti, ma nessuno dei miei conoscenti o dei miei familiari era stato colpito dal virus, quindi vivevo l’incubo della pandemia come un pericolo lontano, di cui mi arrivavano solo le notizie dei media. Avevamo inoltre un po’ tutti la speranza che i sacrifici imposti dal lockdown sarebbero serviti a sconfiggere la malattia e che presto tutto sarebbe stato solo un brutto ricordo.
Poi è arrivata una seconda ondata … e un’altra ancora… e ho visto ammalarsi e anche morire persone a me vicine, alcune anche non anziane ,mentre notizie dolorose mi giungevano da parenti e familiari per vicissitudini varie e ho vissuto un autunno molto triste: a ogni squillo di telefono sentivo un tuffo al cuore e il primo pensiero era:- Cosa starà succedendo? Chi altro sta soffrendo?-
Vivere in solitudine con la mente e il cuore pieni di pensieri dolorosi è stato veramente duro: non riuscivo più a sorridere… avevo dentro di me tante lacrime che non riuscivano a trovare una via di sfogo e mi appesantivano l’anima. Non potevo fare altro che pregare e sperare che tutti quelli che stavano soffrendo in vari modi potessero trovare sollievo e conforto.
Per fortuna, potevo disporre dei mezzi tecnologici che mi consentivano di tenere i contatti con amici e familiari e di partecipare a videoconferenze di ogni genere. Inoltre, con gli amici dell’Università della Terza Età siamo riusciti anche a organizzare lezioni gratuite per i nostri soci e anche per tutti quelli che richiedevano di collegarsi. Per molti questa opportunità è stata occasione per imparare a usare computer e cellulari in modo più evoluto, riuscendo a rompere il proprio deprimente isolamento.
Mi dava angoscia anche il constatare come qui, in Lombardia, l’assistenza ai malati fosse tanto carente: tante persone non venivano assistite per tempo e si aggravavano velocemente; era fortunato chi poteva essere ospedalizzato, ma chi rimaneva in casa era abbandonato a se stesso.
Intanto si cominciava a parlare di vaccini, con le solite polemiche di chi proclamava la propria diffidenza e forse questo (insieme a tanta inefficienza) ha rallentato l’organizzazione dei centri vaccinali, che sono entrati in funzione solo da poco.
Convinta che solo i vaccini possono aiutarci a uscire dalla pandemia, non capivo come, anche tra i miei conoscenti (anche anziani!!!), ci potessero essere persone contrarie a farsi vaccinare. Io invece aspettavo con ansia il momento di potermi prenotare e tale momento è finalmente arrivato anche per noi ultrasettantenni e, appena avutane notizia mi sono messa al computer (erano le due di notte del primo giorno utile) e ho potuto avere subito la conferma del mio appuntamento.
Ho ricevuto la prima dose solo qualche giorno fa con uno dei vaccini più discussi, ma ero felice: poteva essere la prima tappa per riconquistarsi una vita più normale!
Un anno di COVID. Vivere in solitudine con la mente e il cuore pieni di pensieri dolorosi
- Autore/rice Diana Catellani
- Categoria: Io e il computer di Diana Catellani