Ho rivissuto centinaia di volte quel momento, come fosse una scena al rallenty di un brutto film....
Sto scendendo le scale tenendo in mano della biancheria da stendere....ho ai piedi delle calze un po' larghe e sento la punta del piede destro scivolare di pochissimo fuori dal piano d'appoggio del gradino......in un millesimo di secondo capita il disastro!!! La gamba destra precipita in basso, mentre il piede sinistro è ancora sul gradino e io cado rovinosamente all'indietro. Il mio dolce peso si scarica d'un colpo sulla gamba sinistra, che produce scricchiolii da brivido, per non dire uno schianto....Resto però abbastanza lucida, nonostante il dolore, da tenermi alla ringhiera per non battere la testa....il dolore è lancinante, grido e intanto penso che devo essermi giocata piede e ginocchio....ma subito riesco a constatare che il danno è "solo" alla caviglia ...
Mia figlia e Samuele si precipitano a soccorrermi e a chiamare un'ambulanza, che arriva prontamente. Il dolore è fortissimo, ma temo di più gli effetti devastanti che gli antidolorifici hanno su di me...e quindi accetto solo un po' di gas esilarante...
Al Pronto soccorso (sono le tre del pomeriggio) ogni tanto arriva un dottore o un infermiere che mi chiede i miei dati e il racconto dell'accaduto, prende nota e se ne va.... Mia figlia fa da interprete, dato che io ho imparato a dire qualche frase, ma notoriamente non capisco un acca quando parlano gli inglesi.
È ormai vicino il Natale e il personale è ridotto…. e passano almeno tre ore prima che arrivi l'ortopedico, che in un attimo decide il da farsi: intervento chirurgico, ma non prima di dieci giorni; il piede è troppo gonfio. Seguono radiografie, ricomposizione della frattura, ingessatura e ricovero di due giorni…Avevo portato con me la tessera sanitaria e pensavo che qualcuno ci sapesse dire se poteva valere per la copertura delle spese, ma nessuno ci sapeva dare risposta.
Il dispiacere più grosso era per me quello non solo di non poter essere più di aiuto a mia figlia in un momento in cui ne aveva particolarmente bisogno, ma addirittura di portarle nuovi guai e nuovi problemi.
Ho passato l'ultimo dell'anno in ospedale per prepararmi all'intervento: con l'aiuto di un servizio telefonico di interpreti, ho potuto rispondere ai quesiti di routine del chirurgo, del cardiologo e dell'anestesista. In sala operatoria un anestesista che parlava in francese mi ha spiegato con molta gentilezza quello che sarebbe successo per ridurre la mia frattura trimalleolare. Dopo due ore dal mio risveglio eccomi, dimessa, a saltellare verso casa.... con una caviglia piena di ferraglia...pronta a festeggiare S. Silvestro con qualche pastiglia di antidolorifico, inevitabile a questo punto.
Qui, al momento delle dimissioni, ti consegnano tutte le medicine che ti servono e le ricette per acquistarle al bisogno; inoltre i medici possono assegnarti anche un servizio di trasporto ammalati gratuito in caso di riconosciuta necessità.
Il personale sanitario, nell'ospedale di Lewisham, è per la maggior parte gente di colore, ma ci sono anche molti giovani italiani, che ho trovato in ogni reparto. Sono stati tutti molto gentili e, per quel che posso giudicare io, anche molto professionali e competenti.
Ricordate la storia della "Carta Europea" che sbandieravamo al primo ricovero? Bene, non abbiamo mai avuto risposta fino al giorno in cui finalmente ci è arrivata una lettera in cui si richiedevano gli estremi di quel documento, ma qualche giorno dopo ecco arrivare un colpo di scena: un impiegato al telefono dice che la Carta Europea copre solo le urgenze e che pertanto coprirà solo il primo ricovero, ma non l'intervento e i controlli ! Panico !!!!
Discutendo però di come nessuno ci avesse dato una documentazione che accertasse i limiti della copertura, l'impiegato conviene che effettivamente l'intervento era da ricollegarsi alla prima urgenza e che pertanto tutto poteva rientrare negli accordi tra Stati europei. Per fortuna valgono ancora questi accordi al momento, ma chissà come sarà dopo Brexit (ammesso che ci si arrivi).
Ora mi attende una lunga (chissà quanto lunga?) convalescenza, che spero di saper affrontare nel migliore dei modi, ma credo che da qui sia cominciato un periodo nuovo per me, un periodo in cui dovrò eliminare un po' dei miei impegni e rassegnarmi a una vita meno intensa.... ma spero di saperla riempire in modo diverso.