Sono molti anni che non vado in ferie e mi limito a partire per qualche maratona in giro per l'Italia, rimanendo fuori casa per non più di due giorni. La data di solito non me la dimentico, tra iscrizione, partenza, rientro e ripresa della routine quotidiana. Ma ricordo che quando il periodo di vacanza era di una lunghezza tale da meritarsi questo nome, fin dall'inizio perdevo la cognizione del tempo , del giorno della settimana, persino delle ore della giornata, cognizione che ricompariva con tutta la sua potenza e crudeltà qualche giorno prima del rientro al lavoro.
Il mio pensiero va, ancora una volta, al Mini Mental State Examination.
Perché mai una vecchia o un vecchio che vive da anni in una casa di riposo o fosse anche al proprio domicilio dovrebbe ricordarsi se siamo di maggio o di giugno, se oggi è lunedì o venerdì o domenica? "Cosa combia ? " Risponde Silvia aggiungendo: "Mercoledì o giovedì sono quasi tutte e due uguali". La logica è ferrea, non c'è dubbio e l'accuratezza , si noti l'utilizzo della parola quasi, pure.
L'interesse è ben diverso se si porta la conversazione su altre tematiche, come la soddisfazione della propria vita o la fiducia sulle persone.
Sei soddisfatto della tua vita?
Rina: "Sono sempre soddisfatta! Le cose sono solo arrugginite. Tutte le persone sono uguali. E il perché le cose si sono arrugginite, lo vada a chiedere .... " E si ferma, guardandomi fissa negli occhi come a lasciare intendere che la sua espressione iniziale era amaramente ironica.
Germano:"Sì, sono soddisfatto. Questo è il risultato. Guardi che spettacolo! I bambini sulla spiaggia ... la natura ...!" L'espressione vivace dei suoi occhi contrasta con l'immobilità del suo corpo che sembra , più che a lui, appartenere alla carrozzina, ben frenata nel lieve pendio della terrazza della casa di riposo che si affaccia sul mare di Moneglia.
Perla: "Sono soddisfatta, ma non troppo ..." E' ironica, malinconica, scuote le mani, ad indicare così così, scorge la mia perplessità, tesa (forse) ad incoraggiarla e aggiunge: " Sì, ha capito bene, proprio così ... non troppo".
Margherita:"Devo essere soddisfatta perché a ognuno dei miei figli ho dato quello che potevo dare. Non mi sono avanzata niente per me. A me basta solo un po' d'acqua". Poi si rattrista, di colpo e aggiunge: "Io devo aver sbagliato un qualcosa nella vita, non tutto, ma un qualcosa sì".
Fortuna: "Sì, mi piace. Mi piace la compagnia, stare in mezzo a tutti. Vado d'accordo con tutti. Non bisticcio con nessuno". Sorride, compiaciuta di questa frase pronunciata con gusto e i suoi occhi brillano rendendo ancora più acceso il colorito rosso della palpebra inferiore riversa per via dell'ectropion. Mi chiedo se è davvero convinta di andare d'accordo con tutti o se menta spudoratamente in modo conscio. Fortuna, nonostante il suo accento napoletano, ha acquisito perfettamente il "mugugno" ligure. Ma all'età di 104 anni ne ha tutto il diritto.
Luigia: "Sono soddisfatta della mia vita perché sono ancora in vita, cammino e ragiono ... ancora un po' per lo meno ... nonostante tutti i traumi che ho avuto negli anni". Lo dice serenamente, assumendo una espressione ironica dopo la parola "ragiono" alla quale fa seguire una breve interminabile pausa.
Domenica:"Sono soddisfatta della mia vita, nonostante non sia andata tanto bene perché ne ho passato di tutti i colori. Lavorare ... lavorare ... poi va male e bisogna riparare quello che si è lasciato di fare ...".Mi guarda, attenta , come per voler intercettare i miei pensieri, poi sorride e con una punta di malinconica ironia, aggiunge: "Ho lavorato tanto ... tanto.. e ora?" e china il capo per indicare le sue gambe che ormai non la sostengono più.
Carolina: "Sì, sono soddisfatta. Ho i miei figli e tutto quello che desidero". Fa una mossa rapida con il capo che assomiglia a quella che fanno i bambini quando sostengono con fierezza i loro atteggiamenti e non intendono scendere ad alcun compromesso. Insomma, come per dire a sé stesso, è così, deve essere così e su questo non si discute.
Carmen: "Non tanto perché sono sola e mia figlia, che lavora sempre, non può farmi compagnia". Lo dice con tono di voce sommesso, rassegnato. Il suo volto è segnato dalla tristezza e gli occhi si riempiono di lacrime che stentano a defluire.
Poche parole, poche di più di quelle necessarie a rispondere a domande quali "A che piano siamo?" o "In che nazione siamo?" o "Come si chiama il posto dove ci troviamo?" ma che sono capaci di rilevare le emozioni del crescere vecchio, capaci di farci sorridere o soffrire, di avvicinarci a loro vedendoli con occhi diversi , di chi sa quanto ancora ci possono dare, come testimoni di antichi valori, senza i quali né il presente né il futuro hanno senso.
Perché allora non andare avanti, con altre domande?
Hai fiducia nelle persone?
Rina: "Non ho nessuna fiducia. Le persone sono sempre un po' cattive. La gente fa solo quello che deve fare per sé e basta".
Germano: "Sì, io devo avere fiducia nelle altre persone. Ho sofferto per la morte dei miei genitori".
Perla: "Sì, in genere ho fiducia nelle persone. Qualcuno che mi ha fregato c'è stato, ma ho fiducia lo stesso".
Margherita: "Non sempre. La troppa fiducia, non so come dire, dipende non solo da me, ma dalle persone stesse alle quali si dà fiducia".
Fortuna: "Sì, io vado d'accordo con il buono e con il cattivo. I fatti miei ,però, non li dico a nessuno".
Luigia: "Mi fido poco, poco,poco. Perché a volte ho avuto delle prove ..... con delle persone che mi hanno dato da bere lucciole per lanterne".
Domenica: "Di tutti non ci si può fidare, ma di gente brava che si conosce , io mi fido. Non tutti sono uguali":
Carolina: E' una domanda un po' .... Non so come dire ... Fiducia o non fiducia? Io tendo a non fidarmi di nessuno".
Carmen: "Poca ... perché ci sono persone invidiose e maligne. Mi chiedono se ho del denaro , io non devo dare risposta a queste domande, sono cose mie. Mia figlia mi telefona, ma troppo poco. Non mi basta".
Dimenticavo, non ho detto che queste persone sono vecchie, qualcuno di loro è centenario , qualcuno è malato, tutti sono affetti da decadimento cognitivo, con un punteggio molto basso al MMSE, nessuno di loro è in grado di provvedere autonomamente a sé stesso.
Eppure sanno benissimo cos'è l'orgoglio, la dignità, la solidarietà, la prudenza, l'ironia, l'invidia, la sofferenza, la gratitudine, l'ambizione, l'affetto, la solitudine, la noia. Tutte quelle cose che, insieme, danno senso alla vita, alla nostra vita che non può prescindere dalla morte, perché:
"[...] senza un onnipresente senso della morte la vita è insipida. Sarebbe come vivere di chiara d'uovo[ ...]" (da "Memento mori" di Muriel Spark ).