"Ho visto in aereo il film Quartet , ma, purtroppo, mi manca il finale. Bello! E'ambientato in una casa di riposo. Devo rivederlo tutto, questa volta!". Così ha esordito la giovane collega Elisabetta di ritorno da un viaggio all'estero. Il suo entusiasmo e la mia curiosità sono stati sufficienti a reperire il film in videocassetta e trovare il tempo per proiettarlo nel salone di Casa Morando alla presenza degli ospiti, per lo più centenari o quasi, che vi risiedono.
Sistemarli tutti non è stato per niente facile, tra spostamenti e incastri di sedie, carrozzine e girelli. C'erano orecchie che non sentivano, orecchie che sentivano troppo, occhi infastiditi dalla troppa luce della televisione, altri dal buio, chi non vedeva il quadro completo, chi non gradiva la persona a fianco, chi aveva caldo, chi freddo, di fame, chi sonno. Il tutto accompagnato dal tipico mugugno ligure che non risparmia neanche chi ha vissuto più di mezza vita in quel di Napoli. Fortuna, 104 anni il prossimo 4 maggio, con il suo tipico accento partenopeo col quale ama dire: " Io non mi sento vecchia!!!" ne è un esempio concreto. Non le va mai bene niente, ed è proprio questo che significa "mugugnare".
Grazie al cielo, la pubblicità e la presentazione degli attori e del cast di produzione sono durate quanto basta per non dover stoppare il video o tornare indietro.
Tra le prime scene del film, un litigio tra due ospiti che si contendono il posto vicino alla finestra. Seguono atteggiamenti dispettosi o disturbanti dettati dalla gelosia e c'è chi pronuncia provocatoriamente la frase "La vecchiaia non è roba da femminucce". Come meravigliarsi? Clima e contesto sono ottimali per una analisi oggettiva.
"Non mi piace per niente! Che gusti!" Esclama a voce alta Carmen, subito dietro di me. " Silenzio! ssssss!!!!" Le sussurro, facendo segno col dito sulla bocca. Non gradisce affatto e tenta di graffiarmi con una smorfia di rabbia degna di essere ripresa. " Questa è casa mia e faccio quello che voglio! E me ne vado!". Urla scrollando il girello, fortunatamente reso immobile dagli incastri. "E dove vai che non puoi uscire?" Mi esce spontaneo con un tono stizzoso. Mi pento subito e, con le buone, cerco di aggiustare il tiro. Si convince e si azzittisce. " In fondo, il fatto che si sentano a casa loro, è da considerarsi un successo. Non ti pare?" Dico sottovoce a Elisabetta, costretta, a forza di spinte, a improvvisarsi contorsionista per poter vedere l'immagine completa. D'altra parte è giovane e le tocca!
Intanto la proiezione del film prosegue. "E' praticamente una prigione" esclama tra sé e sé Jean Horton, con aria altezzosa, non appena giunge a Beecham House. "Abbiamo il montascale. Quando sarà rotto anche quello useremo degli sherpa...". Aggiunge sprezzante. Poi lo scrosciare degli applausi degli ospiti e dello staff al completo trasformano magicamente il suo sguardo, chino, per un attimo, poi rivolto al cielo, come a ringraziare di tanta notorietà. Ecco la diva di un tempo in tutta la sua potenza. Ammirazione, orgoglio, stima, passione, tutto mescolato insieme, senza limiti temporali.
E Reggie, l'ex marito, ancora innamorato di Jean, dal carattere riservato, non nasconde la sua preoccupazione. " Volevo una vecchiaia dignitosa, ho poche chance ora che lei è qui ...".
"Ora basta! Il film fa proprio schifo!" Reclama nuovamente Carmen. "Stai zitta ! E' troppo presto per dirlo! E' appena iniziato ..." Risponde Piera dall'altro lato del salone. Sandra si è addormentata e il suo respiro è russante. Silvia è estasiata con la bocca semiaperta, forse dalle belle musiche che risuonano ad altissimo volume. Cecilia, anche lei prossima ai 104 anni è del tutto indifferente. La sua attenzione è rivolta allo yogurt che l'operatrice sta distribuendo, essendo l'ora della merenda. Maria Grazia le porge un cucchiaino e Cecilia, con un gesto repentino, lo immerge nello yogurt dalla parte del manico e fa schizzare il materiale cremoso tutt'intorno. Seguono attimi concitati: si scorgono nella penombra mani che puliscono, tovaglioli stropicciati, mugolii sommessi. Tanta è l'avidità di Cecilia, che ci vuole un bel da fare per convincerla a girare il cucchiaino dalla parte giusta.
" Questa non è una casa di riposo, questo è un manicomio" Il commento di Hean Horton non poteva essere più calzante in un contesto simile. "Io non canterò mai più". Come darle torto? Penso io. Seguono altre scene di disapprovazione contro gli operatori: " Non porta mai marmellata d'arancia, ma solo di albicocca!". Commenta Reggie, con disappunto. Anche a me piace di più la marmellata d'arancia e nel quotidiano trovo che possa fare la differenza.
Poi il tentativo da parte degli altri componenti del quartetto di convincere Jean a cantare e il disastro che ne consegue. Jean, che si sente ingannata, dalla rabbia, lancia un mazzo di fiori a Cecily la quale, a sua volta è colta da una crisi di nervi. Reggie soffre e basta, in silenzio. Wilfred commenta ironico la spiacevole situazione che si è creata: "L'unica nostra alternativa è fare gli ospiti d'onore al crematorio. Io ero qualcuno una volta. La vecchiaia ci ha presi senza che ci accorgessimo. Il talento ci ha abbandonati. Si chiama vita". Mi intristisco, di colpo. Si chiama vita. E' vero, in fondo la vita è questa: gioia, dolore, determinazione, avvilimento, sconforto, ammirazione. Che altro si può fare se non accettarla?
"Voglio andare dall'altra parte!" E' ancora Carmen che insiste e di nuovo fa il gesto di volermi graffiare e morsicare. Questa volta cedo e inizio a organizzare lo spostamento. Il girello è di quelli con gli ascellari, piuttosto ingombrante, gli ospiti sulla sedia non sono abbastanza agili da alzarsi rapidamente, passano parecchi minuti ma, alla fine, ci riusciamo. Il film è quasi finito .... Carmen non disturberà più. Meglio così.
Jean aveva detto: " Non canterò mai più", ma, appena saputo che un'altra ospite era disposta a sostituirla nel Rigoletto, ha esclamato indispettita: " Deve passare sul mio cadavere!".
"Potrei steccare andando sugli acuti" aveva aggiunto, rassegnata e orgogliosa al tempo stesso.
A questo punto mi hanno chiamato e ho dovuto allontanarmi, per cui non so se al concerto finale, Jean Horton abbia steccato o no. Le mani che si uniscono però me le ricordo bene, quelle sì che emozionano tantissimo e ti fanno venire le lacrime agli occhi. Sono mani di vecchi, con la pelle avvizzita, che si cercano, poi si intrecciano, in un pegno d'amore, di coraggio, di passione, di forza che non ha età. "Il tempo non esiste, un istante e l'eternità sono la stessa cosa" mi sorge spontaneo. Non so bene cosa voglio dire con questa frase, ma così è nata e così la scrivo.
Lascio a Elisabetta Costa la recensione del film. Io non ne sono capace.
Tra le stanze di Beckham House , sontuosa casa di riposo della campagna inglese ,dedicata all'accoglienza di ex cantanti lirici e musicisti c'è fermento: si prepara come di consueto lo spettacolo annuale in onore del compleanno di Giuseppe Verdi, occasione in cui tutti gli artisti tornano a calcare le scene al fine di raccogliere fondi per l'autofinanziamento della residenza.
In un turbinio di emozioni: gelosie, isterismi, capricci, ripicche, amicizie, amori, rancori e qualche perdita di memoria, prendono corpo e carattere i personaggi che abitano Beckham House, accompagnati dal supporto e l'ironia di una giovane dottoressa e del personale che li assiste.
A turbare gli equilibri giunge in gran segreto Jean Horton: diva ritiratasi dalle scene all'apice della propria carriera, nonché ex moglie e grande amore deluso di un altro membro della struttura.
Un film che ho lasciato iniziare quasi passivamente senza troppe aspettative, spinta dall'amore per la musica classica e da quello per il lavoro con gli anziani, ma non troppo attratta dalla recensione trovata sul giornalino della compagnia aerea con cui stavo viaggiando...
Scorrono le scene, la musica prende il sopravvento e ad uno ad uno si conoscono musicisti e cantanti che, al suono delle migliori arie che l'opera lirica abbia prodotto, ritornano agli antichi fasti e combattono lo scorrere del tempo.
In un crescendo di sentimenti la macchina da presa di Dustin Hoffman dà un volto inconsueto alla senilità.
L'approssimarsi della morte diventa il mezzo più potente per ridare ordine alla scala dei valori morali e la consapevolezza della caducità regala un nuovo sapore al tempo da 'non perdere' e prepotente, re indiscusso di ogni stagione, trionfa l'amore in tutte le sue migliori espressioni.
"Quartet"