Cosa si cela dietro alla cortina spesso inespugnabile dell’Alzheimer?
Quanta distanza c’è veramente tra l’avere una malattia ed essere identificati con la malattia stessa?
Ho cercato di immaginarlo in questi versi, accostando la solidità di una vita vissuta alla sabbia mutevole di una nuova storia che non si riesce a comprendere ma che si può ancora raccontare e, soprattutto, vivere. Una farfalla vestita di cielo può ancora far sorridere e non importa cosa c’era prima né cosa accadrà dopo, importa solo adesso.
Guardando gli stormi di uccelli migrare verso sud possiamo pensare che stiano scappando da qualcosa, rei magari di aver sottratto bottini preziosi come gazze ladre di ricordi…oppure possiamo immaginarli in volo verso la libertà, in più ospitali e nuove terre.
Non esiste una risposta giusta, ognuno può interpretare liberamente il finale, ognuno verso sud troverà cose diverse. L’importante è prendersi per mano e andarci insieme, perché il viaggio non è mai davvero finito e vale sempre la pena d’essere compiuto.
Verso sud
Ho visto stormi di uccelli migrare verso sud,
danzare nel vento e berne la pioggia.
Ho ascoltato il grano crescere e diventare maturo,
ne ho accolto i nuovi frutti,
figli del mio sangue, specchio del futuro.
Ho levigato col respiro la mia Casa nella pietra,
sfidando dardi di gelo e siccità estenuanti,
ho sentito le ossa ritirarsi sotto il peso di passi lenti,
la mia pelle accartocciata come carta geografica di un mondo inesplorato.
Ho scritto la Storia, toccato il Tempo e conosciuto la Vita,
ma non ero ancora savio,
non ero ancora sazio.
Ora…
ora So che l’orologio si è rotto,
sento gli uccelli volare via dalla mia testa,
il grano matura in un inverno confuso e assolato,
cerco i miei bambini…cerco me bambino,
grido il nome di mia madre
e mi perdo nel suo significare.
Ogni cosa si sfalda nell’eco di voci lontane,
i muri crepano sotto il peso delle mie età,
frammenti mutevoli che giocano nella nebbia,
buchi di spazio da riempire con la mia verità.
Trema la mano che increspa le sorti,
trema la clessidra che oscilla lacera e febbrile,
la sabbia violata si riversa nuda
e Qualcuno la soffia via…
Ed io la Vita non so più cosa sia,
respirare, piangere, soffrire, ridere forse,
per una farfalla vestita di cielo o un fiore che sboccia sul tavolo
e urlare, urlare forte di rabbia contro quei maledetti uccelli che continuano a scappare.
Dove fuggite uccelli con le mie memorie,
dove portate la mia identità?
Perdo il senno come Orlando,
ma un salvatore non volerà sulla Luna,
dove Io esisto e ancora Sono.
E rimarrò là, nella polvere di quel prima,
prima di questa Cosa che è la mia affezione,
fusa con Me
ed io sono Lei
in un nuovo Io che non so d’essere.
E allora soffia più forte,
prendimi per mano
e portami verso sud,
dove volano gli uccelli…
(http://www.poetipoesia.info/verso-sud/)