Cinque domande a...
- Autore/rice Lidia Goldoni
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Luisa Bartorelli, geriatra. Consulente clinico-scientifico del Centro Alzheimer di Fondazione Sanità e Ricerca. Presidente di Alzheimer Uniti Roma
Si parla sempre più frequentemente nei convegni e sui media del Villaggio Alzheimer, esperienza già presente all’estero ma in fase di avvio in Italia. Per la Fondazione Roma, Lei segue il progetto di realizzazione di una di queste strutture proprio nella capitale.
Può illustrarci le caratteristiche di questa proposta residenziale?
Partendo dal pluriennale impegno di Fondazione Roma nell’ambito dei servizi socio-sanitari a favore delle persone anziane fragili, in particolare affette da deficit cognitivi e da demenza, raccogliendo e integrando tutte le risorse culturali disponibili e le esperienze da noi precedentemente effettuate, vogliamo realizzare una struttura innovativa, complessa e articolata, che vada ben oltre la vecchia concezione di istituzionalizzazione applicata nelle attuali Residenze Sanitarie Assistenziali, andando a superare persino l’approccio pur positivo centrato sulla persona, proponendo un nuovo progetto basato sulla reciprocità.
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Luciano Orsi- socio fondatore e membro della Commissione di Bioetica della SIAARTI -Direttore scientifico della "Rivista italiana di cure palliative".
Leggendo la sua storia professionale, partendo dalla specializzazione in Anestesia e Rianimazione sino al suo impegno odierno nelle Società scientifiche e nelle associazioni e Commissioni di Bioetica c’è un filo costante: cure palliative, cure del malato morente, decisioni anticipate di fine vita. Quasi sempre si ha in mente il paziente con tumore. In questo suo impegno si è inserito un paziente specifico: il malato di Azheimer o di altra patologia dementigena, in fase terminale. É un approccio nuovo, che supera gli atteggiamenti mentali e comportamentali sia verso la morte di un vecchio, sia verso la stessa patologia. Quali le sue considerazioni, perché ha pensato che i malati di Alzheimer avessero diritto a queste cure?
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Elvio Raffaello Martini- psicologo di comunità e formatore
Partiamo dalle sue riflessioni pubblicate su questi spazi, su cosa si deve intendere per comunità, i diversi significati che il termine assume per ognuno di noi. Però, afferma in quella situazione, oggi le comunità sono da costruire perché non ci sono storie comuni, percorsi condivisi, ma la loro nascita dovrebbe essere un compito diffuso, anche degli anziani. Come riassumerebbe i connotati generali della comunità da costruire e cosa possono fare gli anziani?
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Andrea Fabbo-Responsabile del Programma Demenze- Direzione Sanitaria A.USL Modena ,Agenzia Sociale e Sanitaria della Regione Emilia Romagna –Area innovazione Sociale; referente tecnico per i progetti “demenze” e “fragilità”.
Il mese di settembre e in particolare il giorno 21, dedicato alla malattia di Alzheimer e agli operatori, è occasione di bilanci e di presentazione di nuovi progetti, da parte degli addetti ai lavoro e degli esperti. Per le persone coinvolte a diverso titolo, perché pazienti o caregiver, la domanda è sempre una: cosa mi porto a casa che mi possa aiutare e sostenere?
Partiamo dal quadro generale, nazionale e internazionale. Chi si sta occupando d’Alzheimer, a che titolo e con quali programmi?
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Fulvia Signani- Psicologa, sociologa della salute, esperta di salute e genere, Dirigente Azienda Usl di Ferrara
Nella presentazione del suo libro "Salute bene comune- Domande e resposte" avevo lasciato in sospeso due temi che, per la loro importanza, avendone avuta la possibilità, mi sembra giusto approfondire direttamente con lei: la Promozione della Salute (PdS)e i Fattori Determinanti di Salute, per costruire un quadro d’insieme. La prima domanda è: perché c’è questo legame tra “Promozione della Salute” e un concetto di “Salute come bene comune globale”?
- Autore/rice Lidia Goldoni
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Gavino Maciocco- Docente di Politica sanitaria Università di Firenze Promotore e coordinatore del sito web Salute Internazionale
Se permette, vorrei condurre questo colloquio, percorrendo il libro di Giovanni Berlinguer, recentemente uscito, “La salute, tra scienza e politica” sia perché di Berlinguer è stato amico, ha con lui collaborato in nome, credo, di un visione comune della salute e della sanità pubblica, che oggi sembra essere molto offuscato se non accantonato. Il libro, intenso e profondo illustra la storia e la personalità di Berlinguer, che coniuga l’esplorazione di valori e principi con il pragmatismo operativo che devono sottendere a ogni azione per la difesa della salute della popolazione da parte del soggetto pubblico. Innanzi tutto chi era Giovanni Berlinguer?
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Maria Angela Molinari Psicologa- Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze- U.O.Neurologia NOCSAE- Modena
Il Centro Disturbi cognitivi rientra tra i servizi previsti nel Piano demenze della Regione Emilia Romagna.
Operate su due livelli: l’assistenza ai pazienti del distretto dell’Azienda Usl di Modena e nello stesso tempo come Centro Universitario di Ricerca nell’area della Neurologia, coinvolto in progetti nazionali e internazionali.
Come si sviluppano e s’intrecciano i due ambiti d’intervento?
- Autore/rice Lidia Goldoni
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Edoardo Patriarca, deputato PD, primo firmatario della proposta di legge
Partiamo con le informazioni. E’ stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge(link cliccando) avente per titolo “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza familiare”, di cui lei è primo firmatario. Analoga proposta è stata presentata al Senato, sempre dal gruppo parlamentare del PD. Ora cosa succede o dovrebbe succedere, secondo le procedure parlamentari e secondo gli auspici?