Libri

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In viaggio con lAlzheimerÈ un racconto in prima persona di un uomo che da circa otto anni combatte, oppone resilienza e resistenza all’Alzheimer, per cadere, anche di fronte alle difficoltà, sempre in piedi.
Attorno a lui un gruppo di persone, che vivono in alleanza e svolgono i loro “compiti” con una partecipazione attiva, propositiva, reinventandosi di fronte al bisogno.
C’è la moglie Claudia, l’assistente di base ed ex caregiver Anna Capaccioli, l’educatrice Sabrina, ma anche l’ambulante del paese una cui poesia è l’esergo del libro. Poi a distanza il giornalista Michele Farina ed altri soggetti coinvolti a vario titolo sul tema “Alzheimer”
Un’atmosfera di complicità, ma anche di serenità, spesso di umore allegro avvolge la vita quotidiana e cerca soluzioni per risolvere o aggirare le difficoltà che si manifestano temporaneamente o con continuità.
Poi c’è lui Gianni l’attore principale, già autore di un primo libro, “La storia testarda e forse improbabile di un uomo in pensione” che vede nella scrittura, anche nel suo significato letterario- utilizzare uno strumento, magari una biro-l’opportunità per narrare sentimenti, amore, dolori, delusioni, per fare letteratura ma anche per vincere paure, angosce, immersioni in una condizione di abilità personali destinata a peggiorare.
Sta già pensando di contattare la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari per conoscere le attività dei Laboratori della Memoria” che lì si svolgono.
Gianni sa di aver bisogno di appoggi umani, singoli e di comunità: sono la moglie Claudia con la sua energia e la sua vitalità, il figlio Stefano anche se lontano, gli abitanti (823)di quel piccolo Comune Torricella Verzate, un piccolo Comune di 823 in provincia di Pavia dove si è ritirato al momento della pensione diventandone anche assessore. Questa comunità che dopo averlo accolto come pensionato, ora circonda con il suo affetto Gianni, la persona con Alzheimer.
Il pregio di questo libro, la piacevolezza della lettura, il coinvolgimento che attira hanno un unico denominatore: i sentimenti, siano essi l’amore tra i due coniugi, la solidarietà della comunità, la disponibilità e l’impegno di Gianni a governare quei momenti di angoscia e di paura che possono scatenare crisi, rifiuto di aiuti, perché dice lui stesso “voglio fermare su carta ciò che vivo dentro di me”
Il primo libro era un’autobiografia ma non avendo più storie e materiali narrativi è il suo presente , la sua quotidianità a diventare la “storia” da raccontare.
Parlare diventa essenziale a voce o per iscritto, sostituendo alla biro che non riesce più a tenere in mano altri strumenti tecnologici-il registratore, il computer, i programmi di dettatura.
Poi con i nuovi strumenti arriva anche Sabrina un’educatrice impegnata nei progetti di “RSA aperta” attivati dalla regione Lombardia e che hanno avuto una realizzazione anche a Voghera.
Gianni riesce quindi a diventare, forse tra i primi, a raccontare l’Alzheimer in prima persona, come lo sta vivendo e non traducendo sentimenti, pensieri e dolori altrui.
Quando inizia a raccontarsi Gianni intitola il capitolo con un suo pensiero “Di amore non sono vecchio, perché sono ancora un amante, sono ancora innamorato e ho la mia Claudia che mi protegge”. Forse questo stato d’animo è ciò che lo aiuta a mantenere i rapporti su un piano di gentilezza, di tolleranza, di mitezza “una terapia che mi impongo”. Nel raccontare con serenità la sua vita odierna, non manca di dare una serie di utili consigli a chi convive con questa malattia o ai suoi famigliari: non cambiate le abitudini della persona con Alzheimer perché si smarrisce e va in angoscia, perde sicurezza; non costringetelo ad ambienti nuovi, deve sapere che alla sera ritorna nel suo nido; non rimarcate nel suo discorso le parole che escono male, non pretendete che riconosca una persona appena vista perché si perdono anche queste capacità.
Dice Gianni che non riconosce il volto di amici e parenti, ma riesce a ricostruirne l’identità dalla voce.
Perché poi con l’Alzheimer bisogna convivere, con minor perdite possibili. Poi c’è sempre questo ritorno agli affetti da manifestare quando se ne sente il bisogno.
Poi un segnale alle persone “famigliari svegliatevi” perché ancora non si conosce o non si accetta questa malattia, non si decodificano i segnali, si pensa che siano momenti di crisi mentre spesso sono l’esordio di una patologia, l’Alzheimer appunto.
Una simile negazione esterna porta la persona colpita a nascondersi, a rinunciare ai suoi interessi, a vergognarsi delle sue défaillance. Gianni ha partecipato a iniziative diverse, traendone sempre giovamento e piacere, anche se ha rilevato che spesso le persone tendono ad ignorare la persona con Alzheimer perché incespica nel parlare, o emette a volte suoni strani e parlano con chi ha una parlantina fluente, creando ancor maggior disagio.
Gianni racconta la sua esperienza nello scrivere, nel raccontare sia quando l’inspirazione è immediata sia quando perde il filo del discorso. Qui entra in scena questo bellissimo rapporto con Sabrina la sua educatrice, espressione del progetto “RSA aperta” suo “lungo braccio” sia nel raccogliere le idee da scrivere, sia nel “fermarle” raccontandole ad un registratore o a un computer.
Alla fine di questa sua “vita sconsiderata” Gianni elenca le sue regole e le sue considerazioni che possono così riassumersi: non nascondetevi, non vergognatevi della vostra condizione, non arrabbiatevi se non riuscite a fare una cosa, coltivate interessi, godetevi le piccole cose e sempre “carpe diem”.

La cronicitàÈ un prisma poliedrico il libro di Dagmar Rinnenburger “ La cronicità. Come prendersene cura, come viverla”, edito da Il pensiero scientifico editore (Roma settembre 2019).
Ognuna delle sue facce parla di una patologia cronica, ma richiama anche un argomento connesso: cosa caratterizza una malattia cronica, come è vissuta dal paziente colpito, come e quanto coinvolge il medico curante, cosa distingue la cronicità dalle acuzie, perché tanti operatori sanitari ai diversi livelli sembrano evitare il confronto con il malato cronico e preferire la medicina d’urgenza o la chirurgia, come un cronico entra in una fase di fine-vita?
Non a caso la copertina presenta le foglie, una e doppia insieme, di una Ginkgobiloba, una pianta delle Gimnosperme di origine cinese, un fossile vivente, unica specie sopravvissuta per 250 milioni di anni, che tanto valore e importanza ha nella cultura orientale e ora anche in quella occidentale.

Trame 2019 12 20 alle 11.48.22L’uscita del libro “Trame” chiude una prima tappa di questa esperienza formativa, di cui PLV si è occupata sin dall’avvio del percorso all’interno dell’Azienda Ospedaliera Universitaria OO.RR. San Giovanni di Dio Ruggi d'Aragona.di Salerno. Dell’evolversi del progetto, del coinvolgimento di altri operatori anche di area sociale e dei contenuti teorici e metodologici, parla qui Tiziana Tesauro, la ricercatrice, che ha promosso e coordinato il progetto, oltre che autrice del libro.
Riprendo di questo testo solo una prima parte, che ne esplicita le motivazioni iniziali e le finalità da raggiungere, perché lo ritengo un tassello importante nella costruzione di un diverso rapporto tra chi cura e chi è curato, qualunque siano i ruoli professionali, da una parte, e le ragioni per cui uno necessita di un intervento curativo.
Il libro è una descrizione,-quasi un copione anche se qui si recitava senza- del lavoro condotto, dei coinvolgimenti e delle riflessioni di vari soggetti coinvolti.

Iniziare la lettura de “Il treno dei bambini” di Viola Ardone è stato come riallacciare un filo della memoria. Si racconta qui, in veste di romanzo, di una iniziativa di solidarietà e accoglienza che prese vita nelle regioni del Nord, in particolare l’Emilia Romagna, per aiutare i bambini del Sud- Roma e Napoli in particolare- città che uscivano dalla guerra con le case distrutte, ma soprattutto con miseria e degrado sociale. Furono coinvolti decine di migliaia di bambini.
Non posso ricordarmi per ragioni anagrafiche l’arrivo dei bambini del Sud, ma di quell’avvenimento se ne parlava ancora quando già ero abbastanza grande da memorizzare.

Il futuro non invecchiaNon ci si può fermare, né tornare indietro. Se ci si ferma si torna indietro, perché significa rinunciare a estendere e perseguire quelle scoperte, civili e scientifiche, che hanno sconfitto la mortalità infantile, hanno permesso un prolungamento della vita in buone condizioni, hanno dato alle donne il diritto di scegliere se, quando e come avere figli.
Questo è l’assunto iniziale del libro “Il futuro non invecchia” di Alessandro Rosina.
Poi alcune altre considerazioni generali si sviluppano in tutto il libro, dando la possibilità, anche a chi non s’intende di statistica, di leggere i mutamenti in atto, di capirne le ragioni e di poter anche acquisire conoscenze sulle possibili soluzioni. Non abbiamo a che fare con una sequenza di dati che scorrono in tabelle, ma di informazioni per capire come e perché si sta evolvendo la popolazione nel mondo, ma soprattutto in Italia, uno dei paesi in cui il processo d’invecchiamento ha percentuali maggiori.

Riccarda e lAlzheimerNon è facilmente riassumibile il libro di Riccarda Bianco “IL NEMICO INVISIBILE ovvero IO E L’ALZHEIMER” (edizioni Nuova Gutemberg- Lanciano 2019), perché si entra, e si vorrebbe in punta di piedi, in una storia intima, in un cassetto di ricordi e tenerezze su cui l’Alzheimer sta stendendo una colata di lava. Sotto la lava però i ricordi e i gesti mantengono la loro forma.
È una raccolta di pagine del diario che Riccarda ha riempito assistendo il marito Adolfo malato di Alzheimer, per sette anni nella loro abitazione e per i successivi cinque anni in una Casa di Riposo.
Alla fine, oltre a tanti piccoli camei di vita vissuta prima e dopo la malattia, mi sono rimaste tre parole: emozioni, amore, strategie.
Se dalle prime pagine si coglie l’angoscia e la domanda continua sul perché è arrivato il nemico invisibile, questo “mostro” che disintegra le persone, in seguito Riccarda ricerca e sembra trovare una sua chiave di accesso a quell’universo sconosciuto di sensazioni, ansie e paure che abita un malato d’Alzheimer per aprire una porta, spesso solo un pertugio, per tenere accesa una fiammella o ravvivarla quando sembra scomparire.

Vecchiaia CesterPoco più di cento pagine, stampate con un bel carattere tipografico, chiaro e pulito-adatto a chi deve sempre sistemare gli occhiali, cercare la fonte di luce, non affaticarsi la vista- in cui si intrecciano le conoscenze professionali del geriatra e del “principiante della vecchiaia”, nella figura dell’autore, Alberto Cester.
Perché Alberto Cester è uno stimato geriatra e riabilitatore, operante nel Servizio Sanitario Nazionale da decenni, che nello scrivere questo libro si sdoppia: è il professionista che, da amico, (perché questo è lo stile) racconta come prepararsi alla vecchiaia, poi c’è l’uomo che si sente sulla soglia dell’invecchiamento e si guarda allo specchio, dentro e fuori, nel corpo e nella mente e si sofferma sul suo modo di entrare in questa nuova dimensione della vita.
Conosco Alberto da decenni, da quando iniziai ad occuparmi di anziani e me ne parlò un caro comune amico, prematuramente scomparso.

La vita lunga delle donneHo assistito dall’inizio al delinearsi di questa riflessione individuale e collettiva sulla vecchiaia di una generazione di donne che, dopo una vita intensa e per tanti versi rivoluzionaria in quel contesto sociale, si trova sulla soglia, nel suo più o meno lento procedere, di quel passaggio dall’essere una “giovane anziana” poi “una grande vecchia”.
Marina Piazza propone “La vita lunga delle donne” (editore Solferino- Milano 2019) sette anni dopo “L’età in più- Narrazione in fogli sparsi” (editore Ghena-Roma 2012). In mezzo decine di incontri con altre donne a Milano alla Libera Università delle donne e a Lugano, che si concludono (almeno per il momento) nel 2018 quando già questo testo stava prendendo forma.
Di questo periodo c’è testimonianza nel libro “Incontrare la vecchiaia- guadagni e perdite Incontri e confronti fra donne”, curato da Marina Piazza, con la collaborazione di Claudia Mantica.
Prima di questo diario “al femminile” personale, ma all’interno di più “voci” c’era stato “Le ragazze di cinquant’anni: amori, lavori, famiglie e nuove libertà” (Mondadori 1999)
L’autrice, studiosa e conoscitrice diretta del mondo delle donne in particolare di quella generazione, nata negli anni ’40, attiva protagonista di oltre quaranta anni di lotte su vari terreni- famiglia, lavoro, pari opportunità, diritti- ha scelto anche di essere testimone e cronista.