Diario da Ca' nostra in tempo di COVID 19
Laura Valentini – Presidente della Comunità familiare Ca' nostra
La comunità familiare “CA’ nostra” nasce nel 2016 da un progetto pilota a livello nazionale.(link)
Esso si è rivelato vincente in tempi normali, visti i vari benefici raggiunti tra i residenti grazie ad un ricerca di socializzazione e famigliarità, anche alla continua formazione delle assistenti, tramite l’intervento di noi familiari e con il contributo di figure professionali sostenute dall’Associazione G.P.Vecchi, dal Comune di Modena ed dall’Ausl di Modena.
Da quando si è avuta notizia del Covid19 tuttavia, abbiamo dovuto isolare la casa, limitandoci a depositare le spese, i farmaci, i presidi sanitari, ecc. nell’atrio del palazzo.
All’inizio questo isolamento forzato è stato vissuto con la grande paura che i nostri cari a lungo andare non ci avrebbero più riconosciute.
Poi, via via che il tempo passava, abbiamo capito che le assistenti in nostra assenza avevano messo in campo tutte le abilità apprese in periodo “normale pre-Covid”, eseguendo, tra le altre cose, l’utilissima stimolazione cognitiva e motoria in modo esemplare (oltre al necessario lavoro di cura quotidiano).
Abbiamo quindi attivato le videochiamate attraverso il PC o attraverso il telefono oppure siamo andati a trovarli e parlare loro sul balcone e e noi in cortile; abbiamo visto che la relazione con loro non è stata affatto compromessa!
Prova questa che non si era verificato il temuto decadimento cognitivo dovuto all’isolamento, perché a Ca’ nostra stanno bene.
Questo ovviamente ci ha molto rincuorate, soprattutto se pensiamo alla situazione di molti anziani che si sono trovati improvvisamente soli in casa con la badante, o di tante famiglie che sappiamo aver affrontato in solitudine questo tremendo periodo.
Per questo anche in questo frangente sono molto felice di poter affermare che a quattro anni dalla partenza, nell’ormai lontano maggio 2016, il progetto Ca’ nostra ha dimostrato di essere una soluzione vincente, nata in tempi non sospetti.
Nicoletta Cappellini, figlia di Adriana Nicolai.
La mia mamma è entrata a Ca’ nostra nel maggio 2016.
Io partecipo con altre figlie e una nipote alla gestione bellissima di quattro persone tra cui mia madre Adriana Nicolai, affette da Alzheimer, che vivono assieme a Ca' nostra.
Volevo sottolineare che, durante questo assurdo periodo, la vita nella casa è stata gestita da noi parenti e dalle Collaboratrici in modo esemplare.
Le Assistenti, con premura e attenzione, hanno rispettato le regole dettate ufficialmente, come la protezione individuale con guanti e mascherina, assolvendo le loro attività quotidiane verso i nostri cari per mantenere e migliorare le loro capacità residue sia a livello cognitivo che fisiche, con attività motorie dolci di tutte le diverse parti del corpo e ludiche.
In questo piccolo paradiso con tutte le regole, le premure e le attenzioni del caso la nostra e loro vita si è proprio mantenuta quasi come sempre, diversa da quella di tanti altri ospiti di case di riposo e CRA di cui tutti noi abbiamo conoscenza!
E che dire: la cohousing ci ha insegnato che la lontananza rafforza i sentimenti e i buoni propositi.
Siamo riusciti a comunicare con loro solo con delle "video-chiamate", ma con tante emozioni!
È un progetto che salva la dignità dei più fragili e ci aiuta a migliorare anche noi mettendo in gioco le nostre capacità personali, a differenza delle strutture, mantenendoci così anche stando forzatamente lontani, più vicini a loro.
Paola Malagoli, figlia di Oriella Pellati.
Da quando la mamma è a Ca’ nostra dal 2017 ho percepito soprattutto una grande dignità nella malattia. È un modello in cui viene tenuta presente la persona e non solo la malattia, per spiegarmi meglio: la mamma non è la sua malattia.
Durante l’esperienza dell’isolamento dovuto al Covid ho percepito i benefici dell’essere comunità.
Abbiamo preso tutte le decisioni insieme, anche le più forti, assumendocene le responsabilità in prima persona.
A “Ca’ nostra” non esiste la delega in bianco: questo mi fa sentire partecipe nella cura della mamma e mi fa sentire bene.
Cecilia D'Angelo nipote di Carmelo.
l progetto di coabitazione Ca’ Nostra è arrivato per noi in un momento di grossa fragilità e ci siamo trovati davanti a scelte emotivamente molto difficili in merito all'accudimento di mio zio che ha sempre vissuto con la mia famiglia.
L'unica certezza e desiderio è sempre stato il volergli assicurare il calore familiare.
Ca’ Nostra è Casa, dove tutti insieme siamo famiglia. Ognuno con il proprio bagaglio ha fatto e si è fatto posto.
In collaborazione con SPIMo il Sindacato Pensionati Italiani sede di Modena sono stati realizzati tra gli altri due documentari di cui uno durante la quarantena per il COVID-19.