A inizio gennaio il virus è tornato in una nuova variante e con lui si è dovuta riprendere l’organizzazione dell’anno scorso: chiusura ai parenti, suddivisione rigorosa a nuclei per anziani ed operatori, riduzione delle attività di animazione, isolamento preventivo degli anziani nelle camere, contatto solo con il compagno di stanza (se possibile distante) e unico momento di relazione il contatto con gli operatori per le cure igieniche, l’alimentazione e i bisogni primari.
Tornare nelle proprie stanze ha significato per gli anziani che anche quel poco di socialità che si poteva avere stando in corridoio non c’è più.
All’inizio del mese M. si è ammalato, febbre, tampone positivo.
Isolamento per lui e per i contatti: il suo compagno di camera e la sig.ra G.con cui M. trascorreva le giornate.
Lui e lei si erano conosciuti l’anno scorso quando lei, con una diagnosi di Alzheimer precoce in stadio medio grave e disturbi del comportamento era entrata in struttura nello stesso nucleo di M, anche lui con Alzheimer e qualche disturbo del comportamento.
M. è un bell’ uomo, galante, un po’ birichino e chiacchierone. Seduti vicini, un po’ più giovani e carini degli altri, si sono piaciuti e stando spesso insieme sono diventati teneri amici. Quando lei decideva di tornare a casa, lui le diceva che l’avrebbe accompagnata, e così entrambi si recavano spesso al centralino per andare a casa di lei , al centralinista lui chiedeva dove abitasse la sig.ra per poterla accompagnare! Gli operatori intervenivano dicendo di non saperlo e cercando di distrarli. Un po’ a fatica, si riusciva a convincerli ed insieme tornavano nel salottino.
Oggi entrambi sono in isolamento, ognuno in camera singola, dove per altro fanno faticano a stare.
Ed ecco che tutto il lavoro fatto per far avvicinare le persone tra di loro in base alle loro capacità, ai loro gusti, ai desideri di amicizia, in base alle informazioni raccolte dai parenti sui gusti e sulle abitudini, si va perdendo; dentro questa pandemia, ognuno è solo.
L’incontro di queste due persone è stato fortuito, per caso, il posto era solo lì, il posto donna libero era solo nel nucleo dove era lui, l’affetto nato tra loro non era prevedibile, invece diventa prevedibile e attuabile un buon inserimento se questo viene programmato come si deve.
Ora c’è questa pandemia e non si fanno inserimenti, ma finirà e mi chiedo cosa faremo dopo e cosa vogliamo mantenere della nostra organizzazione passata.
Credo che l’incontro con i famigliari dell’anziano e con l’anziano stesso, se possibile, prima dell’inserimento in struttura, sia necessario in quanto l’ingresso di un anziano in CRA, è un momento molto delicato, per l'anziano e per la sua famiglia, che vede coinvolta l'intera equipe socio-sanitaria.
L’anziano e i familiari devono affrontare un significativo cambiamento nella loro vita ad importanti modificazioni, come la perdita parziale o totale dell'autosufficienza, l'isolamento sociale e relazionale e l’affidamento assistenziale ad altri.
L'accoglienza è, quindi, un momento fondamentale per la reciproca conoscenza, al fine di poter individuare i bisogni per un benessere bio-psico-sociale dell’utente e definire un primo piano assistenziale individualizzato, mantenendo l'individualità e autostima della persona.
In CRA esistono dei protocolli che indicano quelle che sono le fasi e gli obiettivi da perseguire per una buona presa in carico.
Gli obiettivi che ci prefiggiamo forse sono alti ma possiamo riassumerli così.
1) accogliere l'utente e la sua famiglia
2) garantire benessere bio-psico-sociale dell'utente
3) raccogliere i dati fondamentali sull'utente per dare continuità all’azione assistenziale
4) evitare isolamento sociale durante l’inserimento
5) ridurre lo stress da istituzionalizzazione
Accogliere l’anziano e la sua famiglia
I famigliari e l'anziano stesso, se possibile, vengono invitati in CRA, alcuni giorni prima dell’effettivo inserimento, la presa in carico coinvolge tutti i ruoli presenti nella casa residenza, ogni figura ha dei compiti specifici legati alla propria professionalità, ed devono operare in sinergia per il raggiungimento delle finalità del servizio.
Durante il colloquio sono presenti: la RAA, il coordinatore infermieristico, l'OSS tutor, che sarà presente anche la mattina dell’arrivo dell’anziano, il fisioterapista e l'animatrice; per una parte del colloquio sono presenti il coordinatore di struttura per saluto di benvenuto e conoscenza e la segreteria per raccogliere e fornire informazioni di tipo amministrativo. In questa fase la famiglia ha la possibilità di conoscere le figure referenti, a cui fare riferimento in base alle specifiche competenze di ruolo. L’equipe cerca di instaurare un rapporto empatico, di compartecipazione con l'anziano e i familiari, di ascolto, valorizzando la famiglia come risorsa fondamentale per il benessere dell’anziano.
Ogni figura, per il proprio ruolo, raccoglie le informazioni di propria competenza, alcune di queste informazioni sono già in possesso degli operatori attraverso la documentazione ricevuta dai servizi sociali, ma nel colloquio diretto col famigliare e con l’anziano, ha la possibilità di cogliere quelle sfumature emozionali, di relazione tra le parti, di aspettative, che non sono scritte nei documenti ma che si possono cogliere tra le righe di questo dialogo.
La comunicazione col parente deve essere una comunicazione chiara e sincera atta a stabilire un rapporto di fiducia tra il parente e gli operatori della struttura in modo che il parente si senta tranquillo di esprimere agli operatori i dubbi, le paure le perplessità che ha rispetto all inserimento in struttura e alle cure che faremo al proprio caro.
La serietà, la fiducia e l'onesta che ci deve essere in questo rapporto, permettono di aprirsi a un dialogo costruttivo dove entrambi gli interlocutori possano esprimere con chiarezza quelle che sono le azioni che può mettere in campo l'organizzazione, e quelli che sono i bisogni, i gusti e le abitudini della persona.
La relazione col parente è una relazione che si instaura in itinere , non è mai definitiva, è una relazione che va curata e si costruisce nel tempo.
Se si riesce ad instaurare una relazione reciproca ed onesta, i problemi che potranno sorgere nella quotidianità si potranno risolvere, tutti gli attori presenti, potranno così, mantenendo una buona relazione tra di loro, contribuire al benessere della persona.