Ricapitolando le due precedenti puntate, il fenomeno della discriminazione sulla base dell’età può coinvolgere diversi momenti della nostra vita; si può manifestare all’interno della comunità ma anche nei rapporti interpersonali o addirittura può essere auto-inflitta; è un fenomeno pervasivo tutt’altro che sporadico.
Dopo aver così inquadrato la situazione e averne valutato la dimensione e le conseguenze sui singoli e sulle comunità, il rapporto dell’OMS, indaga e sintetizza delle possibili vie di risoluzione al problema definendo 3 strategie principali di contrasto al suo manifestarsi, di formazione e di sensibilizzazione delle comunità sociali.
Lo smantellamento di comportamenti e attitudini discriminanti infatti passa attraverso l’implementazione ed il rispetto di regole, la crescita culturale e le relazioni sociali. Da qui i 3 ambiti di intervento identificati:
1. Sviluppo di politiche e interventi legislativi
2. Educazione e formazione
3. Interventi di contatto intergenerazionale
1. Sviluppo di politiche e interventi legislativi (1)
Le “politiche pubbliche” sono atti di indirizzo, impegni o regole coordinate che vengono intraprese dai governi, e dalle istituzioni in genere, per influenzare e modellare i comportamenti della società su temi di interesse comune. Esempi specifici ne sono l’istituzione di organismi di protezione o l’implementazione di piani d’azione riguardanti, ad esempio, il mercato del lavoro o il sistema sanitario per combattere l’ageismo e far sì che i diritti di tutti siano ugualmente assicurati e la partecipazione di tutte le fasce d’età garantita.
La “legge” – in una approssimativa e sicuramente superficiale definizione – corrisponde a quel sistema di norme vincolanti che regolano la convivenza di una comunità internazionale, nazionale o locale e che devono esser rispettate da tutti pena l’imposizione di sanzioni. È attraverso la legge che i diritti degli individui vengono garantiti.
Così definite, le politiche e le leggi possono contribuire alla progressiva riduzione delle forme di ageismo in vari modi.
Una prima via è quella di rendere illecito un determinato comportamento o una certa pratica prevedendo la comminazione di sanzioni a chi violi il divieto. Secondo la teoria della deterrenza questa modalità è efficace nell’influenzare la comunità attraverso la previsione di strumenti punitivi per coloro che, adottando un comportamento ageista, violano delle leggi che tale comportamento rendono illecito.
Oltre a renderlo illecito, le politiche e le leggi di un Paese possono – attraverso l’implementazione di una chiara norma sociale – far sì che la comunità consideri l’ageismo come socialmente inaccettabile.
In questo modo i sistemi legale e di governo, forzando la comunità ad adottare un modello comportamentale definito possono – secondo la teoria della dissonanza cognitiva – arrivare a modificare l’intima attitudine delle persone che devono riconciliare il proprio comportamento – imposto – con i propri “sentimenti”.
È anche possibile forzare l’eterogeneità di determinati gruppi e modellare l’ambiente fisico e sensoriale circostante in modo da influenzare il grado di implicito pregiudizio che gli individui manifestano. Ad esempio inserendo nel luogo di lavoro rappresentanti di un particolare gruppo (in questo caso persone anziane), o proibendo la diffusione di immagini svilenti.
L’utilizzo di questi strumenti deve comunque fare i conti con alcune necessarie limitazioni e il superamento di alcuni punti di stallo. Esistono infatti particolari circostanze in cui la distinzione in base all’età risulta fondamentale e legittima. Ad esempio nel determinare chi ha diritto ai benefici pensionistici. In questo caso la definizione del gruppo in base all’età risulta l’unico modo efficace e giusto per raggiungere un determinato risultato o obiettivo.
Il principio informatore dovrebbe essere, in ogni caso, la valutazione se la categorizzazione in base all’età si concreta in un comportamento che va - o meno - a ledere i diritti fondamenti della dignità, dell’autonomia e della partecipazione o se una legittimazione dipende da valutazioni inficiate da stereotipi e pregiudizi.
2. Educazione e formazione (2)
Gli interventi educativi per ridurre e combattere l’ageismo possono coinvolgere tutti gli stadi ed i gradi della fase formativa, partendo dalle scuole elementari, per arrivare fino ai corsi di laurea e/o di specializzazione post-diploma.
Il rapporto dell’OMS identifica due filoni principali attraverso cui si può fare formazione contro la discriminazione per età:
A. Educazione attraverso l’informazione, la conoscenza e l’aumento delle competenze allo scopo di ridurre gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni. Questi interventi partono dal presupposto che stereotipi, pregiudizi e discriminazioni sono conseguenza diretta dell’ignoranza, di errate convinzioni e pensiero superficiale. Lavorando quindi su informazioni dettagliate e corrette, sulla demolizione dei falsi miti e sulla formazione di visioni articolate delle varie fasi della vita, è possibile correggere i comportamenti errati.
B. Educazione attraverso lo sviluppo della comunicazione empatica che, attraverso giochi di ruolo, esperienze virtuali immersive e scambio intergenerazionale, hanno lo scopo di promuovere una diversa prospettiva attraverso cui meglio comprendere l’esperienza della vita quotidiana di una persona anziana, non solo nella difficoltà ma anche nella partecipazione sociale. Questo tipo di approccio educativo, che sembra avere molto seguito, fa leva sulla capacità degli individui di avvertire le emozioni degli altri e di immaginare ciò che un’altra persona pensa o sente. Lo scopo è quello di creare capacità di immedesimazione e, attraverso questo, sviluppare maggiore comprensione e, di conseguenza abbattere le barriere dell’ageismo.
Gli interventi educativi possono essere fisici (face-to-face) o essere condotti on-line; possono avere la forma di veri e propri corsi dedicati oppure essere integrati come moduli specifici in altri corsi. Infine possono essere integrati in esperienze dirette di servizio alla comunità (stage lavorativi, esperienze di corsia ospedaliera, ecc).
3. Interventi di contatto intergenerazionale (3)
Un’altra importante strategia di lotta all’ageismo consiste nell’implementare azioni che promuovano il contatto e la cooperazione tra rappresentati di diversi gruppi di età al fine di raggiungere determinati obiettivi che possono essere lavorativi, culturali o di svago.
Consistono in attività che prevedono il contatto diretto tra rappresentanti di diverse generazioni e altre che, viceversa, prevedono un contatto indiretto. Il contatto diretto consiste nell’interazione faccia a faccia, ad esempio, per trasferire competenze lavorative o nell’ambito di luoghi di residenza condivisi. Anche le interazioni familiari tra nonni e nipoti e le forme di relazione amicale intergenerazionale sono un esempio di contatto diretto.
Il contatto indiretto si manifesta quando un amico appartenente al medesimo gruppo anagrafico, intrattiene rapporti di amicizia con un esponente di un’altra generazione e si basa sull’idea che gli amici degli amici sono anch’essi amici, stabilendo così una relazione positiva tra gruppi distinti per età.
Gli studi condotti dall’OMS sulle buone pratiche e i progetti adottati in diversi Paesi, hanno dimostrato l’efficacia delle 3 strategie sopra identificate nel ridurre i comportamenti ageisti nei confronti delle persone anziane. Il rapporto però sottolinea come i risultati attesi possano richiedere anche parecchio tempo prima di manifestarsi e come l’implementazione di azioni e progetti e la predisposizione di politiche comportino dei costi che devono comunque essere compatibili con i risultati, anche se di lungo periodo.
Un altro punto che il rapporto non manca mai di sottolineare è la scarsità di informazioni, in special modo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli più ricchi. E dove le informazioni sono reperibili, spesso non sono validate e/o non sono confrontabili con simili indagini condotte in altri Paesi. Il rapporto globale si conclude quindi con la definizione di 3 raccomandazioni generali per rispondere efficacemente ai comportamenti discriminatori e prevenire l’ageismo in tutte le sue forme (4):
1. Investire, in via prioritaria nell’implementazione delle tre strategie identificate e supportate dalla verifica della loro efficacia
2. Sviluppare o migliorare la ricerca e la raccolta dei dati sui fenomeni di ageismo e sull’efficacia dei rimedi per meglio comprendere il fenomeno e ciò che funziona per ridurlo
3. Ogni organismo e ogni singolo individuo è importante e riveste un proprio un ruolo nel cambiamento della narrativa riguardo l’età avanzata e l’invecchiamento: tutti dobbiamo essere coinvolti.
Ma non finisce mica qui…
In seguito alla pubblicazione del rapporto e in adempimento della terza raccomandazione, anzi forse proprio per stimolare la nascita di un movimento per la lotta contro l’ageismo, l’OMS ha intrapreso una serie di iniziative, prima tra tutte la costruzione di una piattaforma dedicata all’Healthy Ageing dove tutti, ma proprio tutti possono cercare informazioni, pubblicare materiale di ricerca o risultati di progetti (5).
Un’altra interessantissima iniziativa, forse ancora più specifica, riguarda il lancio della “Global Campaign to Combat Ageism”, un progetto molto articolato i cui dettagli si possono trovare sulla pagina dedicata (6) all’interno della quale è anche possibile scaricare, oltre al “Global Report on Ageism” in formato PDF, una serie di strumenti – tra cui slides, suggerimenti per intraprendere azioni, sviluppare conversazioni e discussioni sul tema dell’ageismo in diversi contesti sociali e sui social media – messi a disposizione dall’OMS e utilizzabili da tutti coloro che sono interessati a promuovere azioni e progetti nella propria comunità.
Nella giornata mondiale delle persone anziane (1° ottobre 2021), infine, l’OMS ha lanciato una nuova campagna "Ageism through the Ages" che si concluderà il 20 novembre prossimo, giornata internazionale del bambino, allo scopo di richiamare l’attenzione di tutti proprio sull’ageismo e sui suoi diversi modi di manifestarsi. L’invito per tutti è di visitare la pagina (7) e lasciarsi coinvolgere dalle diverse iniziative, notizie ed eventi.
Per parte mia, ho pensato che potesse essere utile proporre sulle pagine di Per Lunga Vita una sintesi del documento principale, dal momento che ancora non esiste una traduzione in italiano. Spero di aver suscitato almeno una scintilla di interesse nei lettori: mi sembrerebbe di aver già fatto molto e mi sentirei già parte del movimento per il cambiamento!
Vorrei infine dedicare queste 3 piccole puntate al dr. Giorgio Avon che con la sua passione ed i suoi modi gentili ha saputo entusiasmare me e tanti altri al mondo degli anziani e della geriatria.
Ciao Giorgio
E per finire, questa volta sul serio, vorrei usare le domande proposte dal Fraboni scale of ageism e proporvi il gioco del QUANTO SIAMO AGEISTI?
The Fraboni Scale of Ageism FSA (1)
(Misurazione dell’Ageismo Fraboni)
A fianco di ogni frase mettere il numero che meglio descrive la propria risposta in base alla seguente ordinamento:
Totale disaccordo = 1 punto
Disaccordo = 2 punti
Condivido = 3 punti
Condivido completamente = 4 punti
* Le affermazioni contrassegnate da asterisco hanno punteggio inverso
1. Il suicidio di un adolescente è un evento più tragico del suicidio di una persona anziana
2. Dovrebbero esistere dei club speciali, separati all’interno degli impianti sportivi, in modo che le persone anziane possano competere al proprio livello
3. Molte persone anziane sono avare e accumulano il proprio denaro e i propri beni
4. Molte persone anziane non sono interessate a fare nuove amicizie preferendo invece il circolo di amici che frequentano da lungo tempo
5. Molte persone anziane semplicemente vivono nel passato
6. A volte mi capita di evitare di incrociare gli sguardi con le persone anziane quando le incontro
7. Non mi piace quando le persone anziane tentano di iniziare una conversazione con me
*8. Le persone anziane meritano gli stessi diritti e le stesse libertà degli altri membri della società
9. Non ci possono aspettare conversazioni articolate e interessate dalla maggior parte delle persone anziane
10. Sentirsi depressi quando intorno ci sono persone anziane è probabilmente un sentimento comune
11. Le persone anziane dovrebbero trovarsi amici della stessa età
*12. Le persone anziane dovrebbero sentirsi accolte durante i ritrovi e raduni sociali di persone giovani
13. Preferire non andare a raduni aperti nei club di persone anziane, anche se invitato/a
*14. Le persone anziane sanno essere molto creative
15. Personalmente non vorrei passare molto tempo con le persone anziane
16. Alla maggior parte delle persone anziane non dovrebbe essere permesso rinnovare la patente
17. Le persone anziane non hanno una reale necessità di usare gli impianti sportivi della comunità
18. Alla maggior parte delle persone anziane non dovrebbero essere affidati i bambini
19. Molte persone anziane sono più felici quando sono circondate da persone della stessa età
20. Sarebbe meglio se le persone anziane vivessero dove non possono disturbare nessuno
Nota: (1) da: Fraboni, M., Saltstone, R., Cooper D., & Hughes, S. (1990). The Fraboni Scale of Ageism. Canadian Journal on Aging 9(1), 56-65
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Note:
(1)The Global Report on Ageism, Geneva, World Health Organization, 2021: Chapter 6, pag. 95 e ss.
(2)The Global Report on Ageism, Geneva, World Health Organization, 2021: Chapter 7, pag. 114 e ss.
(3)The Global Report on Ageism, Geneva, World Health Organization, 2021: Chapter 8, pag. 125 e ss.
(4)The Global Report on Ageism, Geneva, World Health Organization, 2021: Chapter 10, pag. 153 e ss.
(5)UN Decade of Healthy Ageing - The Platform
(6)Demographic Change and Healthy Ageing - Combatting Ageism (who.int)
(7)Ageism Through the Ages (decadeofhealthyageing.org)