Io e il computer di Diana Catellani

Io e il computer di Diana Catellani

il blog di Diana Catellani

diana catellaniUn’amica carissima mi ha regalato un libro che parla della vita di una donna non più giovane accanto al marito affetto da demenza senile.
L’autrice è Edith Bruck, una scrittrice di origine ungherese, che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento, esperienza che ha segnato la sua vita portandole via i genitori. Al momento della sua liberazione dai lager in cui era stata rinchiusa, ha solo 12 anni e inizia per lei un periodo di continui spostamenti da un paese all’altro, forse alla ricerca di un posto in cui sentirsi a casa. In quel periodo fa molti lavori diversi, finché arriva in Italia, dove conosce e sposa Nelo Risi e dove comincia a scrivere con successo della sua infanzia e della vita nei lager.

diana catellaniSono andata al teatro Grassi di Milano, dove ho assistito insieme con alcuni amici dell'Università della Terza Età alla rappresentazione del lavoro teatrale "Mister Green" di Jeff Baron e interpretato da Massimo di Francovich e Maximilian Nisi.
Mister Green è un anziano ebreo rimasto vedovo da poco; la perdita recente della moglie l’ha gettato in uno stato di depressione infinita. Prima era lei, Ester, a occuparsi della casa, della cucina, della pulizia e lo faceva in modo impeccabile. Ester era la migliore delle mogli, sempre affiatatissima col marito, che continua a ripetere che loro non hanno mai avuto un litigio… Mister Green si è chiuso tra le pareti del suo appartamento in un palazzo di New York e ha troncato i rapporti col mondo. Esce solo raramente quando non ne può fare a meno. Ed è proprio durante una di queste sue uscite che un giorno, attraversando la strada, viene buttato a terra da un'automobile alla cui guida è il giovane Ross.

diana catellaniQuest’anno la programmazione dell’Università della Terza Età di Erba ha riservato ampio spazio al tema “DONNA ” analizzato da diversi punti di vista.
E’ così che abbiamo parlato di emancipazione, partendo dai primi anni del Novecento che ha visto le donne, soprattutto in Francia e in Inghilterra, mobilitarsi per rivendicare il diritto al voto. Erano le cosiddette suffragette che trovavano il coraggio di scendere in piazza per ribellarsi allo stato di soggezione nel quale erano tenute da sempre. E nel 1914 stavano per ottenere i primi risultati concreti: infatti, era prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che dovevano svolgersi in Francia nel 1916, ma ecco che scoppia la Grande Guerra e si evidenziano nuove esigenze.

diana catellaniSi avvicina ormai il Natale e noi nonni cominciamo a pensare ai regali di Natale per i nipotini, cosa abbastanza impegnativa visto che ormai i nostri bambini hanno già tante (forse troppe ) cose. Per i maschietti la scelta è più semplice perché sono ancora in quell’età in cui una costruzione può risolvere il problema; per la mia nipotina maggiore , che ha già 14 anni ed è in prima superiore, so che potrà essere gradito un po’ di denaro, ma voglio accompagnarlo con un libro, che ho letto da poco e che mi pare possa esserle utile. Si tratta di: "Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro D’Avenia.

diana catellaniNon ho mai conosciuto i miei nonni (maschi), entrambi portati via dalla spagnola; ho conosciuto però le mie nonne.
Una nonna Carolina, viveva nel paese vicino al mio e me la ricordo solo nel momento in cui, già molto anziana, è venuta per un periodo in casa nostra. Ricordo solo che allora verso sera l’ accompagnavo sulla strada a passeggiare un po’, ma la sua scomparsa non mi ha colpito molto: i nostri rapporti erano stati radi e poco profondi.
L’ altra, la nonna Marcellina, abitava accanto a noi, ma era sempre molto preoccupata per tanti problemi e per quel suo gran mal di testa che spesso le faceva dire: “So che morirò presto….”. Poi quel suo mal di testa sfociò in un ictus, cui sopravvisse in condizioni gravemente menomate e allora di lei ricordo le volte in cui si soffermava davanti allo specchio per salutare quella signora così gentile che vi vedeva riflessa.

diana catellaniE’ un momento piuttosto angosciante quello che stiamo vivendo.
Nella mia vita, che pure non è troppo breve, non credo di avere mai avuto sensazioni di precarietà, d’insicurezza e d’inquietudine tanto forti come in questi giorni.
Forse stiamo solo raccogliendo, noi paesi occidentali, il frutto avvelenato di guerre insensate, combattute con armi tanto intelligenti da produrre più morti tra i civili che tra i soldati del campo avverso, guerre combattute con l’ipocrisia di chi dice di voler difendere democrazia e diritti umani, per nascondere obiettivi economici molto meno nobili.

diana catellaniEra inverno e durante una riunione del gruppo culturale parrocchiale, del quale facevo parte da poco tempo, un’amica propose di preparare una mostra di vecchie fotografie, quelle che si trovano nei vecchi album o in qualche cassetto di ogni famiglia. L’idea era di restringere il campo al territorio della parrocchia, per dare modo ai giovani di conoscere modi di vivere ormai dimenticati e ai nuovi parrocchiani, quelli venuti ad abitare in zona recentemente, di accostarsi alla storia locale, per meglio comprendere l’oggi e favorire l’integrazione nel tessuto civile e sociale in cui si trovano a vivere.
La proposta non fu accolta all’unanimità, ma io e altri due ci schierammo per il sì.

diana catellaniAveva allevato cinque figli e due nipoti, aveva accudito per 16 anni la madre colpita da ictus, poi suo marito aveva cominciato a presentare segni evidenti di morbo di Alzheimer, malattia che lo portò poco dopo a rimanere incapace di camminare e ad aver bisogno di cure 24 ore su 24. Non si era mai persa d’animo e lo aveva accudito fino all’ultimo giorno, nonostante la sua età avanzata.

Rimasta sola a quasi 87 anni, si sentì smarrita: non aveva più nessuno cui dedicarsi. Che senso poteva mai avere ormai la sua vita? Tutto il coraggio e la forza di cui aveva sempre dato prova, svanirono e lei mostrò tutta la sua fragilità sia fisica che psicologica. Avrebbe voluto che uno di noi figli potesse trasferirsi da lei, ma questo non era possibile per nessuno ….Provò a stare un poco in casa dei figli che abitavano lì in paese, ma si sentiva a disagio e le mancava la sua casa. Si pensò allora a una badante.