Anche in Emilia Romagna il servizio sanitario e sociale è di fronte a una sfida complessa: rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini in un quadro di calo complessivo delle risorse.
Da un lato è, infatti, evidente il cambiamento demografico e dei profili di salute della popolazione che invecchia, così come il cambiamento della struttura famigliare e, non da ultimo, gli effetti della crisi socio-economica di cui ancora non si vede la fine.
Dall'altro le politiche di taglio lineare degli ultimi anni, in particolare in questi settori in cui il bisogno aumenta in modo esponenziale, che, chiaramente insostenibili, denotano la mancanza di una visione politica strategica, in grado di coniugare la garanzia e la tutela dei diritti, lo sviluppo e la necessaria innovazione nella rete dei servizi, la capacità di intercettare i nuovi bisogni e di includere ampie fasce della popolazione oggi escluse, la creazione di lavoro di qualità nel sistema integrato.
Come più volte nel passato –art 32 Costituzione, legge 833/78, legge 328/00- anche oggi sarebbe necessaria una visione, all'interno della quale collocare i processi di riorganizzazione della sanità e del sociale; e un pensiero, moderno e articolato, sul lavoro di cura nella sua accezione più larga, con l'obiettivo di costruire una presa in carico effettiva dei bisogni socio-sanitari di tutti i cittadini, facilitandone l'accesso ai servizi e la partecipazione concreta al percorso di cura integrato e personalizzato.
In questo senso, oltre al tema delle risorse da dedicare a questi sistemi che devono essere coerenti con i bisogni ed i principi di universalità del diritto, è necessario innovare la struttura dei servizi - sanitari, socio-sanitari, sociali- orientando il sistema sulla centralità dell'integrazione sociale e sanitaria, che rappresenta lo snodo per lo sviluppo e la qualificazione dei servizi. Integrazione che deve essere realizzata nella programmazione, nella rilevazione dei bisogni, nell'erogazione dei servizi.
Si tratta di costruire modelli e reti in grado di gestire il percorso degli utenti –tipicamente persone anziane, fragili, non-autosufficienti, portatori di malattie croniche- ripartendo il carico assistenziale tra cure primarie, territorio e ospedale; per questo serve un sistema fortemente integrato e coordinato, a partire dal modello di comunicazione fra tutti gli attori del sistema, che sia in grado di intercettare i bisogni prima ancora che si trasformino in domanda.
Per fare questo serve un'organizzazione dei servizi nuova, che faciliti, con strumenti adeguati, l'integrazione organizzativa e professionale.
In primo luogo in Ospedale, dedicato alla cura per acuti e riorganizzato per intensità di cura, cosa che presuppone una revisione consistente dei rapporti tra i medici e i laureati delle professioni sanitarie.
Tra Ospedale e Territorio nel quale va costruita la rete delle cure intermedie, cioè le Case della salute, luoghi riconoscibili per l'accesso ai servizi sociali e sanitari, in cui operano insieme i professionisti del sociale e della sanità, e gli Ospedali di comunità che rappresentano un'innovazione molto importante per la gestione della cronicità e della fragilità, individuata attraverso i profili di cura, dotati di posti letto territoriali a gestione infermieristica, con l'assistenza medica garantita dai Medici di medicina generale e di continuità assistenziale.
Nella domiciliarità, che deve essere più chiaramente connessa e integrata nella rete dei servizi, anche con modelli innovativi di condivisione dell'abitare e di progressiva intensificazione della presa in carico.
Lo snodo dell'innovazione organizzativa è quindi rappresentata dalla presa in carico effettiva del paziente e della sua famiglia, in fase precoce e preventiva, con l'organizzazione di percorsi personalizzati all'interno della filiera dei servizi, che integra cure primarie, cure intermedie e assistenza ospedaliera.
Altrettanto importante per l'efficacia del piano di cura individuale e integrato è lavorare sull'empowerment del paziente e dei suoi famigliari, per costruire una loro progressiva partecipazione, con ruolo attivo, all'organizzazione dei processi di assistenza, con l'obiettivo di mantenere il massimo di autonomia e di prossimità al domicilio (cosa che troviamo nella delibera 1227/2014...).
La nuova organizzazione dei servizi sociali e sanitari è il perno per l'integrazione e il coordinamento dell'assistenza, secondo una visione complessiva e di sistema riferita alle persone in condizione di non-autosufficienza e/o di fragilità (l'atto programmatorio che la delinea è il Piano sociale e sanitario 2013/2014).
Nella nuova organizzazione hanno un grande peso gli strumenti di comunicazione e raccolta dati che consentono la lettura precoce delle situazioni e un approccio proattivo ai problemi, capace di superare la frammentarietà delle informazioni relative ai singoli casi e alle singole situazioni – es. il profilo di cura messo a disposizione dei Medici di medicina generale nelle Case della salute, periodicamente aggiornato anche con azioni di miglioramento.
Ma il fattore più importante per la riuscita della nuova organizzazione dei servizi è rappresentato dai professionisti, che, a vario titolo, interagiscono e dalla loro capacità di lavorare in team, condividendo informazioni e modalità di intervento.
Per riorganizzare i processi produttivi nel senso delineato è quindi fondamentale ridefinire i profili in ottica di ampliamento delle competenze e rinnovare i rapporti tra le diverse professioni sanitarie, sociali e socio-sanitarie.
E' chiaro che ogni professione, dal medico, all'assistente sociale, all'infermiere, all'operatore socio-sanitario, è chiamata a ripensarsi, per essere adeguata ad un sistema profondamente riorganizzato e costruito intorno alla persona e alle sue esigenze; non è più possibile pensare in termini di singole prestazioni o mansioni, né in termini corporativi o gerarchici.
Per fare questo però è necessaria una visione, un progetto culturale di ampia portata, che affronti il tema di tutto il lavoro di cura, nelle sue tante e diverse articolazioni, considerandolo anche, oggi, come una grande opportunità di sviluppo di servizi per i cittadini e di creazione di lavoro qualificato e innovativo.
La capacità di lavorare in team, l'assunzione di responsabilità e di co-decisione in luogo dell'organizzazione gerarchica del lavoro, la condivisione di strumenti informativi avanzati, la necessità di investire di più in ricerca e innovazione, la capacità di supportare l'autonomia dei pazienti e dei caregivers, sono temi fondamentali di questa visione, e devono trovare spazi in nuovi percorsi formativi, da costruire rapidamente, per facilitare la realizzazione della rete integrata dei servizi.
Percorsi formativi da rivedere in sinergia tra Università, Servizio sanitario e Servizio sociale, anche per valutare eventuali accorpamenti di professioni molto simili e/o l'ampliamento di ruoli e funzioni necessari per valorizzare al meglio le competenze con una più forte integrazione.
Sono temi complessi che necessitano di visione strategica, di politiche nazionali e regionali specifiche e innovative, di risorse adeguate, di contratti di lavoro moderni e qualificanti, per rispondere allo straordinario cambiamento in atto e per rendere esigibili i diritti alla tutela sociale e sanitaria.