Tra i vari ambiti nei quali può lavorare l'operatore socio sanitario (OSS di seguito), c'è anche quello definito territoriale o domiciliare. Si tratta di un servizio socio assistenziale che fa capo ai servizi sociali che prendono in carico, previa domanda degli interessati, persone in difficoltà, anziani non del tutto autosufficienti, minori che presentano una condizione famigliare, considerata dai servizi precaria o inadeguata ad un corretto inserimento sociale del minore, disabili fisici e/o psichici e persone che si trovano ai margini della vita sociale per svariati motivi e che hanno comunque condizioni/ requisiti per poter usufruire di questo servizio.
Nel lavoro a domicilio è l'OSS a entrare a casa dell'assistito mentre in altre situazioni si parla di servizio residenziale quando le persone abitano in una struttura.
L' OSS si inserisce nel suo contesto famigliare, amicale, nella realtà locale, promuove il benessere del suo intero del suo interno e del suo intorno ( come da definizione di domiciliarità dell'associazione di promozione sociale "La Bottega del Possibile").
Il lavoro è organizzato dal coordinatore, di solito un assistente sociale, che calendarizza i passaggi, sempre diurni, degli operatori in base alle richieste degli assistiti e alla tipologia di presa in carico. Gli OSS si recano a casa generalmente per un tempo variabile, ma compreso tra l'ora e le due ore in base al programma condiviso con la persona destinataria dell'intervento ed eventualmente della sua famiglia.
La tipologia di lavoro svolto è molto varia e le cose da fare vengono decise al momento dall'assistito e/o dai famigliari in accordo con l'operatore socio sanitario.
Tra queste le più comuni sono: igiene personale, igiene ambientale, accompagnamento in uffici pubblici per disbrigo di pratiche e commissioni varie o a visite mediche, rendere visita ad amici o semplicemente impegnarsi, per una relazione d'aiuto, nell'ascolto e nel dialogo.
Come in tutti i contesti nei quali opera l'OSS, é fondamentale rispettare i tempi delle persone seguite e mantenere e stimolare le loro autonomie.
Nel lavoro a domicilio é anche importante rafforzare le relazioni della vita sociale nel luogo dove la persona vive: valorizzare, quando possibile i contatti con il vicinato, i negozianti ( giornalaio, verduriere,barista, farmacista, parroco ecc.) che conoscono da tempo l'assistito, le associazioni di volontariato, gli amici e i parenti.
La solitudine è la “malattia” più comune tra le persone in difficoltà, poiché si trovano talvolta in una situazione di emarginazione sociale e avere qualcuno che sta ad ascoltare anche solo per un ora è già un modo per far sentire queste persone meno sole, più accolte.
Entrare nella casa di qualcuno mette nella condizione di essere ospiti, viene meno quel ruolo istituzionale tra operatore e assistito che può instaurarsi nelle strutture e questo serve a costruire una relazione in un clima meno formale, aumentando il benessere della persona che non si sente in imbarazzo in un luogo estraneo a quello che é il suo contesto abituale.
Durante il lavoro non si usa una divisa come avviene ad esempio in ospedale o nelle residenze assistenziali e questo agevola quel clima di domiciliaritá che deve garantire l'operato dell'OSS. L'informalità che si viene a creare non deve essere vista come un modo superficiale di affrontare il lavoro.
E importante non dimenticare mai il ruolo professionale, evitando quindi di farsi coinvolgere in modo pressante dalle dinamiche famigliari. L'OSS deve sempre avere la possibilità di vedere in modo distaccato, senza prendere posizioni e riportare eventuali situazioni anomale durante le riunioni di equipe organizzate dai servizi.
Anche se l'OSS a domicilio lavora generalmente da solo, si deve sempre fare riferimento al lavoro di gruppo per poter avere una visione più completa delle situazioni osservate e definire quindi degli obiettivi.
Oltre all'aspetto sociale l'OSS a domicilio può trovarsi a collaborare in una equipe che comprende anche l'infermiera delle cure domiciliari, il medico di famiglia ed anche figure che hanno ruolo diversi come l'educatore professionale, l'assistente famigliare e l'affidatario. Non sono sempre presenti tutte queste figure, ma, a seconda del caso alcune di esse.
Tutti i professionisti e tecnici ( l' operatore socio sanitario è inquadrato come figura tecnica ), anche a domicilio dovrebbero adottare una gestione di tipo circolare, con l'assistito al centro senza la classica organizzazione piramidale più sensibile alle gerarchie che a focalizzare i bisogni e i desideri delle persone in difficoltà.
Fare in modo che le persone rimangano a casa loro anche quando sarebbe più facile istituzionalizzarle perché non più autosufficienti, è un bene per loro, per la società e per i costi del SSN.
Consentire alla persona di restare a casa propria, anche se in uno stato di difficoltà o malattia, se adeguatamente assistito, è senza dubbio un modo per offrire una condizione di vita migliore.